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La locanda dell'allegra mutanda

Regia di Franz Marischka vedi scheda film

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La recensione su La locanda dell'allegra mutanda

di undying
3 stelle

Titolo diventato di culto per quanto memorabile nella sua definizione italiana. Un bel pò meno apprezzabile il film, almeno nella sua versione originale (differente da quella tricolore, circolata anche con inserti hard). Classica commedia d'ambientazione bavarese, scritta e diretta maldestramente dal titolare del goliardico filone, Franz Marischka


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Rosemarie (Deborah Mooney) e Uli (Nathalie Neumann), due "cameriere", dopo avere perso il lavoro perché lo strip-club in cui erano impiegate ha chiuso, si appropriano dell'auto di Tonio Borsalino (Rinaldo Talamonti), il fidanzato italiano di Uli. Siccome sull'auto rubata è presente una busta contenente una sostanza stimolante, Borsalino si mette alla ricerca delle ragazze, onde evitare le terribili conseguenze preannunciate da Calafati (Herbert Fux), suo capo, gangster e spacciatore. Tra le Alpi, nel piccolo paese di Mutzenbach, Vroni (Margot Mahler) serve bevande per conto di Sepp Eber (Fred Stillkrauth), proprietario del "Wild Boar". Nel locale sono presenti: un pastore (Franz Muxeneder), il sindaco (Günther Fersch) e un poliziotto (Peter Steiner) che ha appena arrestato un francese (Wilfried Schmidt), coinvolto nel traffico di materiale pornografico. Spacciandosi per danesi (?), giugono anche Uli e Rosemarie. Un anziano bracciante, intanto, ha recuperato la "polvere bianca" dall'auto e, pensando che sia sale, la distribuisce nella locanda, provocando una serie di stravaganti effetti sugli avventori. Su richiesta di Sepp e del francese, a pagamento Uli e Rosemarie indossano lingerie sexy, facendo uno striptease in privato che si conclude in un letto matrimoniale. Nel villaggio arriva anche l'imprenditore Schöberl (Dolfi Kauer), in compagnia della figlia Evi (Sylvia Engelmann), spinto da alcuni suoi soci in affari che intendono investire in una inesistente sorgente curativa, che sarebbe situata proprio a Mutzenbach: in realtà una truffa, escogitata per evitare di pagare le tasse. Evi si reca alla locanda, per mangiare delle salsicce, che le vengono rubate dal francese, con il quale finisce per fare all'amore in macchina. Nel mentre Borsalino, anche lui a Mutzenbach, sempre alla disperata ricerca della "droga", finisce in ogni sorta di situazione problematica, venendo comunque raggiunto da Calafati.

 

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La locanda dell'allegra mutanda: (da sinistra) Nathalie Neumann e Deborah Mooney

 

Commedia piuttosto incasinata nella trama, diretta dal titolare dei film "sexy" scollacciati con ambientazione bavarese: Franz Marischka (1918 - 2009). Un regista molto prolifico, pur se non autore di opere memorabili, apprezzabile se non altro per essersi sposato con Alexandra Paszkowska (attrice presente nel film L'uomo dal pennello d'oro e protagonista in uno dei tre episodi del notevole horror dal titolo Sensoria). Questo suo lavoro, ad esempio, è diventato celebre solo per il titolo italiano - al pari de L'albergo degli stalloni -, tra l'altro in una versione (almeno quella in home video) distribuita con inserti hard, del tutto estranei al materiale di base. All'origine, come Zwei Däninnen in Lederhosen - "Due donne danesi in Lederhosen" (i Lederhosen sono pantaloncini in cuoio con bretelle, tipici del costume bavarese) -, la pellicola sembra essere stata girata senza una vera sceneggiatura, per accumulo di gag surreali. Scritto dallo stesso regista, con un finale troncato, irrisolto, il film procede lentamente, presentando qualche simpatica trovata (Sylvia Engelmann rimasta nuda in mezzo alla strada, causa di incidenti vari) che è però destinata a cedere spazio all'improvvisazione generale. Lo spunto iniziale si perde quasi subito, a vantaggio di un caos surreale (le inguardabili sequenze di inseguimenti moto/auto, in versione accelerata), nel quale si agitano attori poco convincenti a cominciare dal sempre presente Talamonti, che propone, per l'ennesima volta, la solita parodia dell'italiano (compresa l'immancabile esclamazione: "Mamma mia") grottesca e imbarazzante, pensata a uso e consumo di un'ironia puramente teutonica, forse anche prevenuta. Colonna sonora fastidiosamente kitsch, a base di motivetti finto allegri suonati, per lo più con strumenti a fiato e fisarmonica, da una banda piuttosto chiassosa. 

 

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La locanda dell'allegra mutanda: Sylvia Engelmann

 

Visto censura [1]

 

Poco chiara è la vicenda del nulla osta cui è andato incontro La locanda dell'allegra mutanda. In data 19 marzo 1980, il film viene respinto dalla Commissione di Revisione Cinematografica con le seguenti dichiarazioni, messe a verbale: 

"Visionato il film e sentito la distribuzione, che si dichiara disposta ad effettuare tagli, si esprime parere contrario per la proiezione in pubblico in quanto l'esile trama narrativa del film, anche se in chiave comica, è un pretesto per numerose sequenze decisamente pornografiche e, quindi, contrarie al buon costume. Pertanto dato il numero di tali scene, non è possibile procedere a tagli."

 

Il 24 aprile però, con visto censura n. 74820, "la commissione (...) a maggioranza ritiene, in riforma del parere di primo grado, di esprimere parere favorevole alla concessione del n.o. di proiezione in pubblico, con divieto per i minori di anni 18, per alcune scene erotiche."

 

Sembra, cioè, che siano state sottoposte due diverse versioni della pellicola, visto che in conclusione non sono stati imposti tagli.

 

Metri di pellicola accertati: 2400 (87'40" in proiezione cinematografica).

 

 

NOTA

 

[1] Dal sito "Italia Taglia".

 

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La locanda dell'allegra mutanda: Wilfried Schmidt e Sylvia Engelmann 

 

"Sapete come sono i bavaresi. Hanno bisogno di sfogarsi, hanno bisogno di potere dire dopo, a propria tranquillità: 'Gliele ho cantate'."

(Gustav Stresemann).

 

Zwei Däninnen in Lederhosen (Franz Marischka, 1979) - Titoli di testa 

 

F.P. 07/01/2023 - Versione visionata in lingua tedesca (durata: 88'46")

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