È qualche secolo che gli inglesi ce la menano con quanto sono superiori rispetto al resto del mondo, peraltro con quei loro modi piuttosto passivo-aggressivi e condiscendenti. Certe volte hanno ragione – la tv, per esempio, la fanno meglio di tutti e questa miniserie in quattro episodi The Confessions of Frannie Langton è solo l’ultimo esempio – molte altre non ce l’hanno (GNAM il cibo degli inglesi). Ma il massimo del loro autocompiacimento lo raggiungono quando strusciano il naso degli americani su una delle più grosse macchie di pipì della storia umana, vantandosi di essere stato il primo paese occidentale (il Canada non conta e lo sappiamo tutti) ad abolire la tratta degli schiavi e la schiavitù, senza contare che a loro non è mica servita una cosa barbara come una guerra civile per capire che probabilmente stavano esagerando – a loro è bastato il moralismo dei quaccheri. Quello che gli inglesi tendono a non menzionare è quanto si siano arricchite le loro compagnie di trasporto lucrando sulla tratta degli esseri umani, nonché quanto abbia influito la rivoluzione industriale partita dal Regno Unito sulla trasformazione del Sud degli Stati Uniti in una mono-economia basata esclusivamente sul cotone da spedire oltreoceano, un modello latifondista totalmente dipendente dal sistema schiavistico. In pratica gli inglesi hanno fatto la pipì sul tappeto e poi hanno cercato di levare la macchia gettandoci della benzina sopra, consegnando i fiammiferi in mano agli americani e andandosene fischiettando.

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The Confessions of Frannie Langton

Non capita troppo spesso, dunque, che gli inglesi riflettano sul loro passato schiavista. La miniserie ITV The Confessions of Frannie Langton, ambientata verso la fine dell’età georgiana (nel 1826, pochi anni dopo l’abolizione del commercio degli schiavi), è una di quelle rare eccezioni, probabilmente sdoganata dalla sua origine letteraria. La serie è la trasposizione tv dell’omonimo romanzo di successo pubblicato dalla caymaniana-giamaicana-inglese Sara Collins nel 2019 (in Italia edito da Einaudi come Le confessioni di Frannie Langton), adattato per il piccolo schermo dalla stessa scrittrice con l’arduo compito di tenere insieme le diverse anime di un racconto che vuole essere romanzo storico, thriller a svelamento graduale, melodramma queer e testo di denuncia.

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The Confessions of Frannie Langton

Il pilota si apre con la cattivissima governante di una ricca casa londinese che accompagna degli agguerriti poliziotti nella camera padronale, dove una delle serve sta dormendo insieme alla padrona. Solo che la padrona è morta, così come il marito al piano di sotto. La camicia da notte della serva è ricoperta di sangue, mentre il comodino accanto al letto è invaso di bottigliette di laudano vuote. La donna viene immediatamente tradotta in carcere, dove viene quasi subito contattata da un avvocato che, in rappresentanza di una Società di bella gente impegnata a cercare di fare abolire definitivamente la schiavitù nel Regno, vuole difenderla dalle accuse. La sua strategia sarebbe quella di insistere sul trauma della donna, arrivata in Inghilterra dalla Giamaica contro la sua volontà, ma l’accusata non ci sta. Lei si chiama Frannie Langton, era innamorata (ricambiata) della padrona di casa e non è disposta ad ammettere un doppio omicidio che non ha compiuto.

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The Confessions of Frannie Langton

Stacco. Interviene la voce narrante di Frannie, che comincia a raccontare la lunga storia che l’ha portata a dormire abbracciata a un cadavere insanguinato. È una storia di ipocrisia, ovvero di come i ricchi possidenti inglesi siano riusciti ad aggirare le recenti leggi (promulgate nel 1807) che hanno vietato il commercio degli schiavi. È una storia di misteri e complotti, di orrendi (e verosimili) esperimenti portati avanti da bianchi ricchi, invasati e potenti su cavie umane nere, per tentare di dimostrare scientificamente l’inferiorità biologica degli africani e dei loro discendenti. Ma è soprattutto una storia d’amore fra due donne che, da una parte e dall’altra di una barricata apparentemente insormontabile, cercano di smarcarsi dal giogo sotto cui sono state costrette dagli uomini.

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The Confessions of Frannie Langton

Frannie è una donna libera, che viene ingannata e passata di mano da un bianco all’altro, ma che non smette di ribellarsi né di trattare con disgusto i suoi carcerieri. La sua padrona di casa, Madame Marguerite Benham, è una sposa trofeo negletta e costretta a scendere a patti con le convenzioni sociali, senza però accettare di annullare la propria personalità. L’incontro tra due spiriti liberi, ingabbiati dallo stesso prepotente padrone, provoca scintille sin dal primo istante. Ora resta solo da capire cosa sia successo a Marguerite e perché sia morta in concomitanza con il subdolamente malvagio e razzista marito. Giusto per ammirare ancora una volta quanto quei maledetti degli inglesi ci sappiano fare con le serie tv.

Autore

Nicola Cupperi

Scrive per FilmTv perché gliel'ha consigliato il dottore. Nel tempo libero fa la scenografia mobile. Il suo spirito guida è un orso grigio con le fattezze di Takeshi Kitano.