Ogni tanto Only Murders in the Building si ricorda di essere nata - anche - come satira dell’ossessione contemporanea per i podcast di true crime; in questa stagione, per esempio, si assiste al (presunto) salto di qualità del trio di investigatori dell’Arconia, il cui podcast è acquisito da un grande marchio (il fantomatico Wondify) messo in scena con irriverente cinismo (il titolo di punta sono le Sgualdrine ubriache).

Ma per la maggior parte del tempo, da quattro anni a questa parte, la serie co-creata da Steve Martin è diventata soprattutto l’appuntamento fisso con quel trio di amici caotici con cui non si vede l’ora di trascorrere altri dieci episodi; come detective non fanno grandi passi avanti, ma in compenso sono diventati esseri umani migliori (si veda il divertente episodio con sessione di terapia collettiva) e il legame intergenerazionale che un attore in declino, un regista teatrale egocentrico e una ragazza in crisi hanno coltivato teneramente è diventato l’asse narrativo principale della serie.

Che in questa annata riparte dalla misteriosa morte del portinaio Lester: c’entrano la mafia di New York, una bisca clandestina, tre miliardari avidi (le guest star Renée Zellweger, Christoph Waltz e Logan Lerman, sacrificati in caricature innocue), un robot servile (con la voce originale di Paul Rudd), una popstar narcisista (Beanie Feldstein, la migliore in campo) e un paio di vedove più o meno allegre (Téa Leoni e Dianne Wiest). L’affiatamento tra Martin-Short-Gomez (e Meryl Streep) è sempre stellare, ma un po’ di stanca si sente, tra i corridoi dell’Arconia: che l’annunciata trasferta londinese della prossima annata sia un modo per prepararci a evacuare il building?
La serie tv
Only Murders in the Building
Giallo - USA 2021 - durata 36’
Titolo originale: Only Murders in the Building
Creato da: John Hoffman, Steve Martin
Con Scott Bakula, John McEnroe, Adam Enright, Veanne Cox, Griffin Dunne, Desmin Borges
in streaming: su Disney Plus


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