Nel cinema contemporaneo, non è comune trovare narrazioni che trattino il tempo come simultanei: il film In the Hand of Dante, diretto da Julian Schnabel e tratto dal romanzo di Nick Tosches, si costruisce su questa premessa e due vite, separate da sette secoli, si riflettono a vicenda in un presente eterno. Il film segue Dante Alighieri nel Trecento e Nick Tosches nel XXI secolo, due uomini impegnati, ciascuno a suo modo, nella ricerca di senso, ispirazione, e trascendenza attraverso l’arte e l’amore.
La trama si sviluppa su due piani temporali intrecciati. Nick Tosches (Oscar Isaac), scrittore e studioso, vive in esilio autoimposto dopo la morte della figlia. Viene richiamato a New York da un boss mafioso (John Malkovich), che gli chiede di autenticare un manoscritto attribuito a Dante: una copia della Divina Commedia scritta di suo pugno. Inizia così una missione condivisa con Louie (Gerard Butler), assassino imprevedibile, tra viaggi, omicidi, manoscritti e incontri ambigui. Nel frattempo, nel XIV secolo, Dante (anch’egli interpretato da Isaac) scrive il poema, mentre cerca il proprio equilibrio tra vita personale, ispirazione e contesto storico.

Specchi nel tempo
Al centro del film In the Hand of Dante si trovano due figure che condividono tratti comuni, pur appartenendo a epoche differenti. Tosches, segnato dal lutto e dall’isolamento, si confronta con la possibilità che la propria identità sia legata, in modi inaspettati, a quella del poeta fiorentino. Lungo il percorso, si avvicina a Giulietta (Gal Gadot), una donna che sembra conoscere una verità che a lui sfugge, e che nel passato è Gemma, la moglie di Dante. Il rapporto tra i due piani temporali assume così caratteristiche di riflessione reciproca.
Nel passato, Dante è rappresentato come uomo alle prese con il proprio tempo, intento a scrivere un’opera che, nella finzione narrativa del film, nasce dalla tensione tra bellezza e perdita, linguaggio e silenzio. Entrambi i protagonisti condividono un legame con l’arte intesa come possibilità di superare la condizione individuale.
Volti, ruoli, reincarnazioni
Accanto ai protagonisti, si muovono figure che complicano e ampliano il tessuto narrativo. Louie, compagno di viaggio di Nick, ha una doppia presenza nel film, ricoprendo anche il ruolo del Papa. Un altro personaggio interpretato da Jason Momoa appare come una figura che introduce uno scarto tonale: un momento in cui la narrazione si apre a suggestioni comiche o surreali. Louis Cancelmi interpreta due personaggi, uno nel presente e uno nel passato, contribuendo all’effetto di continuità e sovrapposizione tra epoche.
Nel film In the Hand of Dante, attori che interpretano più di un personaggio suggeriscono un gioco consapevole tra realtà e finzione, memoria e identità. Il ricorso a questa moltiplicazione di ruoli, dichiarato dal regista, mira a rendere visibile la costruzione artistica dell’opera stessa, esplicitando la natura meta-narrativa del progetto.
Arte come sopravvivenza
Uno dei temi centrali del film In the Hand of Dante riguarda la relazione tra arte e sopravvivenza. Per Dante come per Nick, scrivere non è un’attività accessoria, ma un modo di esistere. Secondo il regista, la ricerca del manoscritto è anche una ricerca di verità: non quella documentaria, ma quella che si manifesta attraverso l’atto creativo. Il gesto di scrivere o di autenticare una scrittura diventa quindi un atto di resistenza all’oblio.
L’opera mostra artisti nel momento in cui cercano di “diventare il poema”, secondo le parole pronunciate da un personaggio chiave del film, Isaiah (interpretato da Martin Scorsese), figura guida che si confronta con Dante in una serie di dialoghi ambientati a Venezia. In questo contesto, la parola poetica assume valore esistenziale, non solo letterario.

Realtà e costruzione
Il film In the Hand of Dante alterna ambientazioni e registri differenti. Il presente è girato in bianco e nero, mentre il passato è rappresentato a colori. Questa scelta visiva, secondo Schnabel, evidenzia un contrasto tra due epoche: una, quella attuale, definita da interessi materiali e un rapporto conflittuale con l’arte; l’altra, quella medievale, orientata alla ricerca di perfezione.
La direzione della fotografia, curata da Roman Vasyanov, accompagna questi passaggi con un linguaggio che alterna consistenze visive e tonalità diverse, coerente con l’intento di tenere in costante tensione il rapporto tra rappresentazione e realtà.
Il montaggio, firmato da Louise Kugelberg e Marco Spoletini, è concepito come accumulazione di segni, voci, tempi e sguardi. Secondo Schnabel, la narrazione non si sviluppa in modo lineare, ma attraverso giustapposizioni e contrasti.
Domande senza risposta
Secondo le parole del regista, il film In the Hand of Dante non si propone di fornire risposte ma di generare domande. L’obiettivo dichiarato non è spiegare, ma coinvolgere. Citazioni da autori come Tarkovsky o Pasolini compaiono come riferimenti indiretti nel pensiero registico, che affida all’immagine e alla suggestione il compito di veicolare senso. L’idea di “arte come libertà” ritorna in più dichiarazioni: la possibilità, per i personaggi come per gli autori, di cambiare identità, prospettiva, genere.
Tale libertà si manifesta anche nella struttura del film, che mescola elementi di noir, biografia, dramma storico e allegoria. Nessun genere prevale in modo esclusivo. Le categorie narrative vengono messe in discussione o mescolate, in coerenza con l’intento di proporre un linguaggio cinematografico che non riproduca schemi già noti.
Il manoscritto e il viaggio
In the Hand of Dante affronta temi come reincarnazione, amore eterno, fallibilità umana e tensione verso il divino. Lo fa attraverso una struttura narrativa che unisce epoche, identità e linguaggi. Il manoscritto al centro della trama non è solo oggetto da recuperare, ma simbolo di un’opera d’arte che sfida il tempo.
Il film rappresenta la scrittura come atto che attraversa epoche e che, per i personaggi, ha il potere di cambiare le traiettorie dell’esistenza. Nel percorso di Dante e Nick, la parola diventa strumento di trasformazione personale e di continuità tra vite apparentemente separate.
Disclaimer
Questo testo è stato redatto sulla base di informazioni e note di regia condivise dalla produzione, supportate dalla visione di interviste e materiali promozionali, ma senza avere visto il film. In alcun modo, quindi, questa presentazione di In the Hand of Dante può essere intesa come una recensione o una critica cinematografica.
Filmografia
In the Hand of Dante
Giallo - USA 2025 - durata 150’
Titolo originale: In the Hand of Dante
Regia: Julian Schnabel
Con Oscar Isaac, Jason Momoa, Gerard Butler, Gal Gadot, Al Pacino, Franco Nero
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