Nel panorama spesso avaro di film italiani destinati all’infanzia, Incanto arriva come un colpo di scena: una fiaba moderna, sospesa tra incubo e speranza, che non si limita a intrattenere ma osa raccontare la fragilità con coraggio. Diretto da Pier Paolo Paganelli, alla sua prova più ambiziosa dietro la macchina da presa, si colloca tra le rare eccezioni del cinema italiano capaci di rivolgersi ai più giovani senza trattarli da spettatori ingenui. Incanto, in uscita il 3 luglio distribuito da Adler Entertainment, è un’opera per ragazzi ma con una profondità che parla a tutti.

Un’evasione dalla gabbia dell’indifferenza
Margot (Mia McGovern Zaini), la piccola protagonista del film Incanto, ha dieci anni e da sette vive chiusa nella sua stanza, reclusa da Felicia, la governante che ha tradito le volontà del padre Ludovico (Andrea Bosca), morto abbandonato dalla stessa donna che avrebbe dovuto prendersi cura di lui e della figlia. La villa che Ludovico voleva trasformare in un orfanotrofio gioioso si è invece tramutata in un luogo di sfruttamento e abbandono, sotto il controllo di Felicia e del suo complice Max. Margot non parla più: il suo silenzio è un muro contro la crudeltà adulta.
Un giorno, la bambina riesce a fuggire. Attraversa il bosco, simbolico passaggio iniziatico, e approda al Circo Balloon. Qui la accoglie Charlie, un clown bianco dal cuore grande e dal passato misterioso, che le apre le porte di un mondo incantato: sotto quel tendone, la magia è reale. In questo rifugio fatto di freaks e poesia, Margot riscopre la parola, l’identità e la speranza. Ma Felicia è sulle sue tracce: senza Margot e la sua firma, non può vendere la villa.
Archetipi e rivoluzioni
Il cuore del film Incanto è il suo dualismo morale, tra oppressione e rinascita, incarnato da personaggi netti ma non banali. Vittoria Puccini è sorprendente nel ruolo di Felicia: un volto angelico per una villain spietata, sempre fredda, calcolatrice, mai grottesca. È la crudeltà che non urla, che non ha bisogno di alzare la voce per distruggere. Un tipo di cattiva che ricorda la matrigna di Cenerentola ma con un tocco contemporaneo: più borghese, più reale, dunque più inquietante.
Dall’altra parte c’è Charlie, il clown interpretato da Giorgio Panariello in una prova attoriale lontana dai riflettori della commedia. Il suo personaggio non fa ridere: accoglie, cura, protegge. È un adulto che non tradisce, figura paterna alternativa che non vuole insegnare ma ascoltare.
Accanto a lui si muove una piccola comunità di emarginati e artisti: Stella, la funambola materna (Mia Benedetta), l’uomo cannone Cosmo (Stefano Pesce), il giovane Spoletta (Zackari Delmas), che entra in rivalità con Daniel (Massimo Pio Giunto), unico legame affettivo di Margot nel suo passato di reclusione.
Daniel è il personaggio più complesso: affezionato a Felicia in un rapporto disturbante, quasi edipico, è figura tragica che cerca affetto dove c’è solo possesso. La rivalità tra lui e Spoletta per l’attenzione di Margot è sottile e disturbante, ma mai esplicita: un nodo emotivo che il film lascia allo spettatore da sciogliere.

Una fiaba non edulcorata
Incanto è un film favola, ma non ha zucchero. È semmai una favola dark che sceglie il dolore come punto di partenza per riscoprire la luce. Il trauma dell’abbandono, la violenza emotiva, la solitudine infantile sono trattati senza filtri né patetismi. Paganelli, assieme agli sceneggiatori Jacopo Del Giudice e Davide Rossetti, costruisce una narrazione che abbraccia la malinconia senza mai perderla di vista.
Il vero antagonista del film non è solo Felicia, ma ciò che rappresenta: l’adulto che spegne l’immaginazione, che tradisce la fiducia, che trasforma la responsabilità in abuso. In questo senso Incanto è una riflessione sul ruolo dell’adulto nella vita dei più piccoli: ogni personaggio adulto diventa uno specchio. Felicia o Charlie? Distruzione o cura?
E poi c’è il circo. Un luogo fra realtà e fantasia, splendidamente reso attraverso scenografie evocative e VFX di livello internazionale (Giuseppe Squillaci alla produzione degli effetti, Miguel Guerrero alla supervisione). Un circo che vola, un flauto che soffia bolle di sapone, una bambola meccanica (Adriana Papana) che ha un’anima. Non è la magia dei superpoteri: è quella del riscatto.
Qualità senza compromessi
La forza di Incanto è anche tecnica. La regia di Paganelli non cerca la spettacolarità facile, ma lavora per sottrazione: il mistero resta mistero, la commozione arriva senza retorica. La fotografia di Martina Cocco disegna spazi sospesi, quasi pittorici. Il montaggio di Manuel Grieco regge con equilibrio i due mondi, l’orfanotrofio e il circo, come fossero due facce della stessa realtà. I costumi di Nicoletta Taranta e le scenografie di Federico Costantini completano un comparto artistico curato in ogni dettaglio.
Il casting è un altro punto di forza. La giovane Mia McGovern Zaini incarna Margot con una presenza autentica, mai manierata. Panariello, come già detto, è una rivelazione. Il resto del cast, da Claudio “Greg” Gregori a Giorgio Colangeli, sostiene con professionalità una macchina narrativa che non barcolla mai.
Incanto non è solo un film per ragazzi. È un film sull’infanzia come luogo fragile da proteggere, sulla fantasia come atto di resistenza, sulla tenerezza come risposta al dolore. È un’opera che guarda in alto, che cita Burton, Mainetti, Lemony Snicket, ma senza copiare: con l’ambizione di offrire qualcosa di nuovo al cinema italiano, troppo spesso timido nei confronti del fantasy.
Paganelli, con coraggio e onestà, ci ricorda che anche i più piccoli meritano storie grandi. Storie che non semplificano, ma ascoltano. Storie che parlano con rispetto, senza paura di toccare il buio. Perché solo attraversandolo si può davvero ritrovare la luce.
Filmografia
Incanto
Fantasy - Italia 2025 - durata 96’
Regia: Pier Paolo Paganelli
Con Vittoria Puccini, Mia McGovern Zaini, Claudio Gregori, Giorgio Panariello, Zackari Delmas, Giorgio Colangeli
Al cinema: Uscita in Italia il 03/07/2025
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