Cosa succede quando il sogno di diventare virale si trasforma in un incubo architettato con precisione chirurgica è al centro di Dedalus, in uscita al cinema il 10 luglio con Eagle Pictures. Il secondo film di Gianluca Manzetti risponde alla domanda con immagini claustrofobiche, personaggi deformati dalla fame di consenso, e una spirale di violenza che è insieme spettacolo e confessione.


Girato tra Castello Brancaccio e i sotterranei della Caffarella, Dedalus si muove tra horror psicologico, revenge movie e satira sociale, fondendo generi per raccontare qualcosa di familiare ma disturbante: un mondo in cui la vita vale quanto un engagement rate.

Matilde Gioli
Dedalus (2025) Matilde Gioli

Sei creator, un’arena, un inferno digitale

Michele, Tiziana, Leo, Antonella, Filippo e Belinda sono sei content creator scelti per partecipare a Dedalus, un nuovo social game ospitato in un antico palazzo che dà il titolo al film. L’obiettivo è chiaro: resistere, vincere, diventare ricchi e famosi. Ma i giochi a cui partecipano diventano presto prove estreme, psicologiche, talvolta mortali. Il confine tra realtà e finzione evapora, lasciando spazio a un’esperienza in cui ognuno diventa carnefice e vittima, giudice e condannato.


L’apparato del gioco, guidato da un game master ambiguo interpretato da Gianmarco Tognazzi, mette a nudo le identità digitali dei partecipanti, trasformandole in strumenti di tortura. Il pubblico assiste, complice, come in uno stream infinito di emozioni, sangue e follower.

Archetipi della degenerazione social

Tra le mura del palazzo isolato del film Dedalus, i sei protagonisti emergono non come figure stereotipate, ma come volti incarnati della nostra epoca digitale. Belinda, interpretata da Matilde Gioli, è quel personaggio che ha deciso di mettere tutto in vetrina: giovane, sensuale, trasparente. Le sue scelte, che richiamano apertamente il mondo di OnlyFans, parlano di un’esibizione continua, di una trasparenza quasi ossessiva. Il suo racconto ci costringe a riflettere su quanto siamo disposti a esporci per ottenere visibilità.


Michele, vissuto sullo schermo dal volto autentico di Luka Zunic, è invece un ex calciatore. Il suo passato era costruito sul talento, l’adrenalina, il consenso del pubblico sugli spalti. Ma l’infortunio lo ha riportato sulla terra. Insegue ancora quei follower, quelle interazioni, non tanto per tornare a giocare, ma per sentirsi vivo. La sua interpretazione scava nel contrasto tra la superficialità delle metriche social e la nostalgia struggente di chi, da quando è diventato “presente” solo dietro a uno schermo, si sente svuotato.


Gli altri content creator, seppur meno al centro (ma è quasi impossibile non notar Giulio Beranek, qui prima del suo exploit in Gerri, e la sorpresa Stella Pecollo), offrono un microcosmo di tipologie social: chi cerca conferme attraverso i like, chi costruisce narrazioni finte per apparire migliore, chi trova nello streaming un modo per sentirsi importante. Ognuno, nella sua ossessione, finisce per diventare carnefice e vittima al tempo stesso. Nessuno è innocente. Nessuno può sottrarsi alla pressione dei follower, delle opinioni e dello sguardo incessante degli altri.


Manzetti Manzetti e gli sceneggiatori Vincenzo Alfieri, Nicola Barnaba, Roberto Cipullo e Francesco Maria Dominedò, mettono queste figure una contro l’altra in un gioco crudele, mostrando come il desiderio di esistere online le trasformi. Le trasformano in personaggi grotteschi, a tratti spaventosi, eppure tremendamente reali. Come se il film fosse uno specchio e i social il nostro carnefice più feroce. La tensione nasce proprio da quel fluido confine tra identità autentica e personaggio costruito: finché sei esposto, non puoi più nasconderti.

Luka Zunic, Francesco Russo, Matilde Gioli, Giulio Beranek
Dedalus (2025) Luka Zunic, Francesco Russo, Matilde Gioli, Giulio Beranek

Il “minotauro” sei tu

Il film Dedalus prende il nome dal celebre Dedalo del mito, ma qui il labirinto non serve a rinchiudere un mostro. Il mostro è dentro i protagonisti, e prende la forma del desiderio di apparire, della necessità di essere visti per esistere.


La riflessione su etica, privacy, visibilità e identità è spietata ma mai predicatoria. Dedalus non punta il dito: mostra. Mostra cosa accade quando la soglia tra vero e finto si rompe e ci si ritrova disposti a tutto, davvero tutto, per una manciata di attenzione.


Il film affonda le mani nella contemporaneità senza filtro: revenge porn, cyberbullismo, odio gratuito, spettacolarizzazione del dolore. Non è distopia: è cronaca quotidiana, raccontata con l’urgenza di chi ha passato un anno a scrollare, studiando il linguaggio dei reel e dei TikTok, come confessa Manzetti stesso.

Esisti solo se condividi?

Il film Dedalus ha un’estetica nervosa, costruita su un montaggio che alterna accelerazioni da feed a momenti di silenzio opprimente. La tensione cresce in spazi sempre più chiusi, con la regia che evita ogni estetica “americana” per valorizzare le atmosfere cupe e vissute del patrimonio italiano. Il castello di San Gregorio da Sassola, caro persino a Tarkovskij, diventa teatro di una tragedia moderna, ma con radici classiche.


In questo equilibrio tra nuovo e antico si riconosce l’identità visiva del regista, cinefilo dichiarato ma anche osservatore lucido della mutazione sociale. Se in Roma Blues Manzetti omaggiava il noir e i codici del cinema del passato, con Dedalus si sporca le mani con il presente. Lo fa con consapevolezza e rischio. E vince.


“L’unico modo per realizzare un sogno è condividerlo”. Questo è il mantra velenoso che guida i protagonisti. Ma a quale prezzo? Al centro del film pulsa un’ambivalenza inquietante: la rete è insieme salvezza e condanna, possibilità e condizionamento. Se “il male genera male”, come ha evidenziato Manzetti, Dedalus mostra che anche il bene può esistere ma richiede coraggio, empatia, umanità. Tre qualità sempre più rare, online come offline.


Dedalus
non è solo un film. È uno specchio. E come ogni specchio sincero, può fare male. Che tu sia spettatore o creator, Dedalus ti riguarda. E non puoi voltarti dall’altra parte.

Filmografia

locandina Dedalus

Dedalus

Thriller - Italia 2025 - durata 92’

Regia: Gianluca Manzetti

Con Luka Zunic, Matilde Gioli, Francesco Russo, Giulio Beranek, Giulia Elettra Gorietti, Gianmarco Tognazzi

Al cinema: Uscita in Italia il 10/07/2025

locandina Roma Blues

Roma Blues

Giallo - Italia 2023 - durata 86’

Regia: Gianluca Manzetti

Con Lidia Vitale, Francesco Gheghi, Alessandro Bernardini, Gianmaria Martini, Gabriele Falsetta, Mino Caprio