Al cinema dal 5 giugno con Teodora, il film Aragoste a Manhattan ci porta in un ristorante al centro del mondo, “The Grill”, nel cuore di Times Square, capace di servire fino a tremila clienti in un giorno. Si tratta di un microcosmo caotico dove tra piatti impiattati in fretta, turni massacranti e sogni sbriciolati si consuma un dramma umano profondo, vivo, feroce.


Aragoste a Manhattan
, diretto da Alonso Ruizpalacios e tratto liberamente dall’opera teatrale The Kitchen di Arnold Wesker, non è solo un film sulla ristorazione. È un atto d’accusa poetico e doloroso sul capitalismo globale, l’immigrazione invisibile e il prezzo umano dell’efficienza.

Rooney Mara, Raúl Briones
Aragoste a Manhattan (2025) Rooney Mara, Raúl Briones

Il sogno cotto a vapore

Nel film Aragoste a Manhattan, Pedro (Raúl Briones), immigrato messicano senza documenti, lavora da tre anni come cuoco in uno dei locali più affollati di Manhattan. È il tipico sognatore disilluso: innamorato di Julia (Rooney Mara), una cameriera americana che fatica ad abbracciare una relazione stabile, incinta di lui ma imprigionata in una spirale di precarietà. Pedro aspetta da anni le promesse di Rashid (Oded Fehr), il carismatico ma ambiguo proprietario del locale, che ha garantito assistenza per la regolarizzazione dei documenti.


L’arrivo di Estela (Anna Díaz), giovane connazionale appena giunta negli Stati Uniti, aggiunge ulteriore tensione al già precario equilibrio. La ragazza cerca in Pedro una guida, ma trova un uomo sull’orlo del collasso. Quando spariscono 800 dollari dalla cassa, Pedro diventa il principale sospettato. La pressione esplode in una rivelazione shock e in un atto di ribellione che paralizzerà per sempre la macchina del “Grill”.

Oltre il ruolo, l’essere

Nel cuore del film Aragoste a Manhattan pulsa l’umanità contraddittoria e dolente dei suoi protagonisti, a cominciare da Pedro, interpretato con intensa fisicità da Raúl Briones. Pedro è un uomo senza documenti, ma non senza sogni. Da anni lavora come cuoco nella cucina infernale di “The Grill”, un ristorante-macchina dove tutto si consuma, anche le persone. In lui convivono la speranza e la rabbia, il bisogno d’amore e la frustrazione per un’esistenza bloccata. È un ribelle per istinto, ma anche un uomo stanco, sull’orlo di cedere a un sistema che lo macina senza pietà.


Al suo fianco, eppure sempre distante, troviamo Julia, la cameriera americana a cui Rooney Mara dona un’ambiguità fragile e intensa. Julia vive ai margini, pur essendo formalmente “dentro” il sistema: è bianca, ha un lavoro, ma la sua vita è precaria, la sua esistenza segnata da solitudine e ambivalenze. La relazione con Pedro, fatta di sesso rubato tra una consegna e l’altra, risate complici e discussioni aspre, è il riflesso di un legame impossibile. La gravidanza non basta a colmare la distanza sociale, economica e culturale che li separa.


Estela, interpretata con delicatezza da Anna Díaz, è lo sguardo nuovo, ingenuo, che si affaccia per la prima volta sulla dura realtà americana. È una giovane emigrata appena arrivata dal Messico, mandata a cercare Pedro da una conoscente comune con la speranza che lui possa aiutarla a trovare un impiego. In lei si concentra tutta la freschezza di un desiderio ancora intatto, ma anche la vulnerabilità di chi è appena entrato in un mondo destinato a fagocitarla.


Infine, c’è Rashid, il proprietario del locale, interpretato da Oded Fehr, figura magnetica e sinistra. Rashid è il volto ambiguo del potere: seducente, paternalistico a tratti, ma spietato nella sostanza. Promette documenti e stabilità, ma non mantiene nulla. A parole è un mediatore, un salvatore. Nei fatti è un aguzzino elegante, che incarna alla perfezione le contraddizioni del sogno americano: accogliente in superficie, ma profondamente selettivo e crudele nella realtà.

Raúl Briones
Aragoste a Manhattan (2025) Raúl Briones

Una cucina con molto sapore

Contrariamente ad altri “food movie”, Aragoste a Manhattan è un film anti-gastronomico. Niente piatti gourmet, nessuna celebrazione della cucina: solo carne bruciata, zuppe annacquate e salsa conservata con bicarbonato per durare oltre ogni limite. Il cibo è qui l’allegoria della vita lavorativa moderna: svuotata di senso, ripetitiva, tossica.


La regia di Ruizpalacios e la fotografia di Juan Pablo Ramírez elevano la narrazione con un bianco e nero aspro, potente, quasi documentaristico, che restituisce ai lavoratori invisibili una dignità altrimenti negata. Il montaggio serrato di Yibrán Asuad accompagna il ritmo ossessivo della cucina, mentre la colonna sonora è invasa dai suoni metallici, dalle urla, dal gocciolio di un tubo rotto. Tutto contribuisce a immergere lo spettatore in un inferno senza tregua.

Un’umanità senza patria

Ruizpalacios, che ha vissuto sulla propria pelle il lavoro sottopagato nelle cucine londinesi, infonde al film un’autenticità dolorosa. Il tema dell’immigrazione, benché centrale, non è l’unico. Aragoste a Manhattan è un film sul non-appartenenza, sull’alienazione, sulla divisione sociale.


Il ristorante è una perfetta metafora del mondo contemporaneo: la cucina e la sala rappresentano due mondi separati, tra chi serve e chi viene servito, chi comanda e chi subisce. Come in una nave, ci sono gerarchie rigide, rapporti di forza inalterabili, e linee invalicabili: come quella che separa Pedro da Julia, la linea su cui si poggiano i piatti pronti a uscire. È una linea fisica e mentale, una cicatrice sociale.


Il film affronta anche il lavoro come forma di annichilimento. In una delle frasi più potenti, Pedro afferma: “In una cucina non si può sognare.” È una dichiarazione di resa, ma anche un grido di denuncia. È lo stesso concetto espresso da Thoreau: niente è più contrario alla poesia e alla vita stessa del lavoro incessante e disumanizzante.

Un finale aperto, come una ferita

Il gesto finale di Pedro non è vendetta, ma disperazione. Un modo per gridare al mondo che esiste, che soffre, che ama. La cucina si ferma, il caos lascia spazio al silenzio. Il sogno americano evapora come il vapore sopra un fornello dimenticato acceso. E noi, spettatori, restiamo immobili, con l’amaro in bocca e una domanda in testa: quanto vale davvero una vita?


Aragoste a Manhattan
è un film che cuoce a fuoco lento il cuore e la coscienza. Un’opera che si insinua sotto la pelle, che sporca le mani e illumina le ingiustizie con una bellezza spietata. Un film che, paradossalmente, sazia: non lo stomaco, ma lo spirito critico.

Filmografia

locandina Aragoste a Manhattan

Aragoste a Manhattan

Drammatico - Messico, USA 2025 - durata 139’

Titolo originale: La cocina

Regia: Alonso Ruizpalacios

Con Rooney Mara, Oded Fehr, John Pyper-Ferguson, Laura Gómez, James Waterston, Spenser Granese

Al cinema: Uscita in Italia il 05/06/2025