Nel panorama del cinema italiano contemporaneo, La gioia, film diretto da Nicolangelo Gelormini e tratto dall’opera teatrale Se non sporca il mio pavimento, presenta un intreccio narrativo costruito intorno alla relazione tra due figure molto distanti per età, ruolo sociale e aspettative: un’insegnante e uno studente. Il film, ispirato al caso di cronaca di Gloria Rosboch, si confronta con temi complessi come il bisogno di legame, la solitudine e la ricerca di identità, collocando i suoi personaggi in un contesto di provincia segnato da tensioni sottili e da relazioni di potere sfocate.
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La linea sottile tra due mondi
La storia del film La gioia si apre con Gioia (Valeria Golino), insegnante di liceo, che conduce un’esistenza ritirata e scandita da abitudini consolidate. Vive ancora con i genitori, non ha mai conosciuto l’amore al di fuori di quello familiare e si muove in uno spazio che sembra isolato dal presente. Alessio (Saul Nanni), uno dei suoi studenti, è invece immerso in una quotidianità di precarietà economica. Aiuta la madre, impiegata come cassiera, utilizzando il proprio corpo come mezzo di sostentamento.
L’incontro tra i due si traduce in una relazione definita nella sinossi come “proibita, fragile e inspiegabilmente necessaria per entrambi”. Il film segue l’evoluzione di questo legame, che si alimenta di assenze, squilibri e tentativi di comprensione reciproca. Il percorso condiviso è segnato dal desiderio di Alessio di emanciparsi socialmente, un obiettivo che entra in conflitto con la tenerezza che riceve da Gioia. Questo contrasto, secondo la sinossi, lo porta ad allontanarsi da lei in modo definitivo.
La tenerezza non basta
Gioia è descritta nelle note di regia del film La gioia come una figura che ha interiorizzato una forma di distanza dal mondo. La sua esistenza è orientata verso la letteratura e la disciplina, ma al tempo stesso contiene elementi come il pudore, la dolcezza, il desiderio e un’individualità non convenzionale. La relazione con Alessio rappresenta per lei un’esperienza nuova, un’apertura verso qualcosa che non ha mai avuto occasione di vivere.
Il legame tra i due si costruisce nella difficoltà: Gioia cerca in Alessio non una trasgressione ma una possibilità, anche parziale, di costruzione affettiva. Intorno a lei, tuttavia, il contesto familiare e scolastico rimane impermeabile a questa trasformazione. La relazione si colloca in un territorio ambiguo, in cui le convenzioni cedono il passo a un bisogno più profondo di contatto umano. La dimensione affettiva viene affrontata come zona inesplorata, più che come spazio da regolare o da violare.

Corpo e mercato
Il personaggio di Alessio si muove in un contesto definito dalla necessità. Secondo quanto spiegato dal regista, ha imparato a manipolare e sedurre come forme di interazione dominanti. La relazione con Gioia non modifica questa dinamica in modo stabile. Il desiderio di riscatto personale ed economico è un elemento che condiziona il suo comportamento e che incide sulla sua capacità di costruire relazioni durature.
La narrazione del film La gioia mira a evidenziare come Alessio si trovi in una fase di definizione identitaria, in cui il corpo diventa strumento, il sentimento un linguaggio appreso solo superficialmente. Il suo atteggiamento non è inquadrato come malizia ma come esito di un contesto in cui i modelli affettivi sono assenti o distorti. L’educazione sentimentale evocata dalla regia è qui presentata come un’assenza che accomuna i due protagonisti.
Il vuoto che resta
Attorno ai due personaggi principali del film La gioia si muove una serie di figure secondarie: genitori, colleghi, conoscenti. Il contesto sociale rappresentato è quello di una provincia definita, nelle parole del regista, come “cinica e feroce”. I personaggi che vi abitano appaiono bloccati in ruoli codificati e incapaci di gestire la complessità delle emozioni che emergono dalla relazione tra Gioia e Alessio. La solitudine e l’incomprensione sono elementi ricorrenti.
Questi elementi compongono un quadro narrativo dove il legame tra i due protagonisti appare scollegato dalle aspettative esterne. La difficoltà nel comunicare, l’inadeguatezza degli adulti nel comprendere le tensioni emotive, la distanza tra generazioni e classi sociali costruiscono una rete di forze che ostacola ogni tentativo di relazione autentica.
Oltre la redenzione
Il finale suggerito dalle note di regia non prevede forme di conciliazione. Il personaggio di Gioia, pur nella sua coerenza affettiva, non riesce a modificare il contesto in cui si muove. Il suo è un “sacrificio laico” che diventa simbolo dell’impossibilità di redenzione per chi ha scelto di non adeguarsi. La vicenda, più che articolarsi in una dinamica di colpa e punizione, si inscrive in una riflessione sull’abbandono e sulla difficoltà di costruire legami autentici in un mondo che non li contempla.
Il film La gioia, nella sua struttura narrativa, non sembra puntare su una risoluzione ma sulla rappresentazione di un vuoto: affettivo, sociale, esistenziale. I personaggi sono definiti più dalle loro mancanze che dalle loro scelte, più dalla difficoltà di ricevere amore che dalla capacità di offrirlo.
Disclaimer
Questo testo è stato redatto sulla base di informazioni e note di regia condivise dalla produzione, supportate dalla visione di interviste e materiali promozionali, ma senza avere visto il film. In alcun modo, quindi, questa presentazione di La gioia può essere intesa come una recensione o una critica cinematografica.
Filmografia
La gioia
Drammatico - Italia 2025 - durata 108’
Regia: Nicolangelo Gelormini
Con Valeria Golino, Saul Nanni, Jasmine Trinca, Francesco Colella, Betti Pedrazzi, Giorgio De Paoli
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