Giovanni Pascoli, o meglio Zvanì, come lo chiamavano in famiglia, è al centro di un film di Giuseppe Piccioni che sceglie un approccio narrativo non convenzionale. Al posto del classico biopic, il racconto prende forma da un impianto soggettivo, costruito attorno a un evento preciso: il viaggio del suo feretro da Bologna a Barga, nel 1912. Il treno diventa un dispositivo narrativo che attraversa epoche diverse, mentre la sorella Maria (Mariù) rievoca i momenti cruciali dell’esistenza del fratello. La cornice del lutto pubblico si apre così a una narrazione che combina memoria, visioni e riflessioni.
Al cinema dal 2 ottobre con Academy Two e prossimamente su Rai 1.

Il viaggio che guarda indietro
L’inizio del film Zvanì è ancorato a un dato storico: la morte di Giovanni Pascoli. Su un treno speciale viaggiano autorità, studenti e familiari. Tra questi Mariù, che diventa il punto di accesso alla memoria. È attraverso il suo ricordo che si ricostruiscono i passaggi centrali della biografia del poeta.
Il racconto si sofferma su momenti familiari e personali: l’assassinio del padre, l’infanzia difficile, la perdita del “nido”, il carcere, l’impegno politico, il confronto con Carducci, la laurea, la ricostituzione parziale della famiglia con le sorelle.
Il tempo narrativo non è lineare: la cornice del viaggio in treno si intreccia con episodi del passato, lettere, scene di vita quotidiana, scambi epistolari. Alcuni personaggi si rivolgono direttamente allo spettatore, interrompendo il flusso per offrire riflessioni sulla figura di Pascoli. L’ambientazione onirica e sospesa del treno introduce elementi che si allontanano dal realismo, richiamando suggestioni presenti nell’opera poetica del protagonista.
Dentro il nido infranto
I personaggi familiari che compongono il quadro privato di Pascoli sono centrali nella struttura narrativa del film Zvanì. Giovanni (Federico Cesari) è mostrato in relazione stretta con le due sorelle: Mariù (Benedetta Porcaroli) e Ida (Liliana Bottone). La prima appare come una presenza costante, legata profondamente al fratello. La seconda, invece, segna una rottura: è lei a uscire dalla dinamica familiare, alla ricerca di un’indipendenza che modifica gli equilibri costruiti fino a quel momento.
La relazione tra i tre fratelli viene trattata come un elemento centrale. L’uscita di Ida dalla casa comune interrompe il tentativo di ricostruzione del “nido” perduto. Questo tema si intreccia con la quotidianità del vivere insieme, fatta di vicinanze e tensioni, slanci affettivi e divergenze.
Attorno a loro gravitano altre figure: Raffaele (Luca Maria Vannuccini), anch’egli fratello; zia Rita (Sandra Ceccarelli), memoria adulta del passato; personalità del mondo culturale come Gabriele D’Annunzio (Fausto Paravidino), Cacciaguerra (Riccardo Scamarcio), Carducci e la pittrice Emma Corcos (Margherita Buy). Questi personaggi collocano la storia individuale in un contesto storico e intellettuale più ampio.

Il fantasma della memoria
Tra i temi al centro del film Zvanì, il lutto emerge come motore originario. La morte del padre, avvenuta in circostanze violente, rappresenta un trauma che segna l’intera esistenza del poeta. Intorno a questa perdita si sviluppa la volontà di ricostruire un’unità familiare, un “nido” che però non trova mai una forma definitiva. La famiglia appare così come luogo di rifugio e di tensione, spazio denso di affetti e ambivalenze.
Accanto al tema della famiglia, il film tocca anche la dimensione politica della giovinezza di Pascoli, il suo rapporto con l’ideologia, l’impegno sociale e il carcere. Ma è l’ambito domestico a guidare la narrazione: in particolare il legame con le sorelle, che diventa una chiave interpretativa dell’intera vicenda.
Il treno, come spazio narrativo, introduce una dimensione altra, che si distacca dal tempo lineare.
L’apparizione di figure defunte o immaginarie, la dissolvenza tra presente e passato, il linguaggio della poesia che si sovrappone ai dialoghi, suggeriscono un racconto che assume le caratteristiche del sogno o della memoria alterata. In questa struttura, elementi della poetica pascoliana – come il dialogo tra vivi e morti – provano a trovare una traduzione visiva e narrativa.
Un Pascoli da ricomporre
Il film Zvanì concentra la sua attenzione su un segmento preciso della vita di Pascoli: l’infanzia, la giovinezza, il ricongiungimento con le sorelle e il successivo trasferimento a Castelvecchio con Mariù, dopo la separazione da Ida. Non vengono trattati altri periodi importanti della sua esistenza, come gli anni vissuti a Messina, Livorno, Firenze. Questa scelta narrativa delimita il campo d’azione e permette un’esplorazione più mirata del rapporto tra vita familiare e scrittura poetica.
La regia di Giuseppe Piccioni, come descritto nelle sue note, non intende collocare il racconto all’interno della forma rituale del biopic. L’approccio sembra mirare a una messa in scena soggettiva, in cui gli elementi visivi e testuali sono scelti per evocare la sensibilità e l’immaginario del poeta. L’assenza di una linearità cronologica e l’uso di dispositivi narrativi non realistici, come lo sguardo in macchina o le apparizioni, costruiscono un racconto che non mira alla ricostruzione esaustiva, ma a una rilettura parziale e concentrata su dinamiche private.
Il treno non si ferma
Zvanìsi presenta come un’opera che prende spunto da un fatto biografico – la morte e il funerale di Giovanni Pascoli – per costruire un’indagine sulle connessioni tra vita familiare, memoria e scrittura. La scelta di raccontare il poeta attraverso il filtro della sorella Mariù e di ambientare la cornice in un treno in viaggio consente di alternare ricordi, sogni, lettere, apparizioni. Il tempo del racconto si spezza e si sovrappone, in una narrazione che unisce passato e presente, realtà e immaginazione.
Il film non propone una visione esaustiva della vita e dell’opera di Pascoli. Si concentra invece su un frammento, scelto come emblema di un’intera visione del mondo. A emergere è una figura complessa, attraversata da legami familiari intensi e da interrogativi profondi, spesso tradotti in forma poetica. Il treno che attraversa il paesaggio funebre diventa così un passaggio simbolico: non solo verso una sepoltura, ma verso una rilettura possibile, che rimette in circolo domande irrisolte.
Disclaimer
Questo testo è stato redatto sulla base di informazioni e note di regia condivise dalla produzione, supportate dalla visione di interviste e materiali promozionali, ma senza avere visto il film. In alcun modo, quindi, questa presentazione di Zvanì può essere intesa come una recensione o una critica cinematografica.

Filmografia
Zvanì - Il romanzo famigliare di Giovanni Pascoli
Biografico - Italia 2025 - durata 110’
Regia: Giuseppe Piccioni
Con Federico Cesari, Benedetta Porcaroli, Liliana Bottone, Riccardo Scamarcio, Margherita Buy, Alessandro Cucca
Al cinema: Uscita in Italia il 02/10/2025
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