The Elephant Man
Dopo "Eraserhead", Lynch realizza un altro Film in bianco/nero, prodotto da Mel Brooks (come il Cronenberghiano "The Fly").
Rispetto alle Opere precedenti (Corti inclusi), però, questo "The Elephant Man" si rivela 'spiazzante' per la sua trama lineare e per l'attenzione rivolta alla Commozione piuttosto che all'Assurdo.
Eppure, sotto l'apparente 'normalità', oserei dire 'banalità' della linearità e del sentimentalismo possiamo gustare la Profondità Visionaria della Poetica Lynchana.
Già dall'apertura, infatti, con la Sequenza Onirica dell'origine (leggendariamente costruita) del Protagonista Lynch sembra voler dichiarare al pubblico più superficiale la sua piena Paternità dell'Opera, chiarisce cioè subito che non si è limitato a firmare la regia di un progetto non suo ma bensì ha messo Anima e Corpo in un Film che ha sentito completamente suo.
Inoltre, Merrick, the Elephant Man, con la sua stessa Presenza e la sua natura di Protagonista dell'Opera costituisce un Elemento di Continua e Ininterrotta (anche quando non è fisicamente in scena) Destabilizzazione all'interno di un Film che non può e, soprattutto, non vuole essere il normale, banale strappalacrime per le masse di rincoglioniti.
Nemmeno la Storicità della vicenda narrata riesce ad ostacolare la Vena Sperimentalista e Anarchicamente Onirica di David Lynch, il quale costruisce un Classico Unico e Irripetibile, prestando una notevole Attenzione alla Resa Visiva e all'Accostamento Sonoro (Elemento Fondamentale nello Studio Artistico del Regista del Montana).
Lynch mette in scena un 'Anti-Horror' dove, come accadeva in "Freaks" di Tod Browning (Capolavoro massacrato dall'europa fascista, inghilterra inclusa), l'Orrore non scaturisce tanto dal diverso 'eletto mostro' dalla gente 'normale', ieri come oggi sempre superficiale e imbecille, perché 'colpevole' di suscitare Sgomento, oppure cullato ipocritamente dalla pietà tipica del perbenismo borghese (si sa, la massa è perennemente divisa internamente tra l'imbecillità razzista e l'autocompiacimento pietoso, in realtà due facce della stessa medaglia che a me piace chiamare ottusità qualunquista).
Però gli Orrori veri sono quelli che il 'Diverso' subisce dalla gente 'dabbene', che siano i soprusi di un popolo 'programmato' dal capitalismo o le visite 'di cortesia' dei ricconi: entrambe le 'fazioni' che costituiscono la 'normalità' infatti portano avanti il meccanismo di sfruttamento nei confronti di Merrick, replica del più ampio meccanismo di sfruttamento tipico della società capitalista, che dall'800 a oggi avrà cambiato faccia ma mai la sua (contro)natura mostruosa e depravata.
Anche il co-protagonista, il dr. Treves, non è estraneo a questo sistema schiavizzante, ma a differenza degli altri personaggi sembra essere l'Unico che, presa consapevolezza, prova sensi di colpa per l'Amicizia genuina ricambiata da Merrick.
Dunque Lynch non solo non rinuncia alla sua Natura 'Anarchica' nei confronti dei dogmi narrativi Cinematografici, ma anzi espone una vena Anti-autoritaria anche sul piano concettuale, contenutistico.
Il Sentimentalismo è, forse, l'unico elemento che potrebbe abbassare il Livello Qualitativo della Pellicola, ma anche qui, oltre a non trattarsi di un tema di per sé negativo né tanto meno estraneo alla Poetica di Lynch (si pensi al Romanticismo presente in "Wild at Heart", "Twin Peaks" o "Mulholland Drive", ma anche al Sentimento Fraterno che nutre "The Straight Story"...), viene portato avanti dall'Autore superando la facilità stucchevole dei tipici strappa-lacrime hollywoodiani (e non solo) spostando l'asse della Commozione.
E' Merrick stesso, con la sua Presenza Corporea e Comunicativa, che, oltre a destabilizzare, colpisce lo Spettatore/la Spettatrice nel Profondo del Proprio Animo.
Il Risultato è una Commozione decisamente più Intelligente e ricca di Significato rispetto alle cavolate da telenovelas (immancabili in prodotti odiosi come "Patch Adams" e "The Man Without a Face").
Inoltre, proprio per la sua maggiore Profondità Emotiva e Artistica, il Film riesce ad essere molto più commovente dei tipici film sentimentali che tanto piacciono alla gggente: per commuoversi di fronte a roba come "Miracle on the 34th Street" o le smith-mucciniate infatti bisogna avere una Cultura Cinematografica invero ridotta oppure essere già tristi per conto proprio, mentre "The Elephant Man" riesce a smuovere le lacrime qualsiasi sia l'Umore di partenza e pure guardando una sola sequenza (insomma, Commozione di Alto Livello Artistico, che stenderà sicuramente il pubblico più smielato).
Insomma, "TEM" non è solo un Film commovente, ma è IL Film Commovente, forse il Più Commovente mai portato sul Grande Schermo.
Musica, Cast e Trucco fanno il Resto, in particolare la Coppia Dottore (Hopkins rende assai bene la divisione interna del Personaggio tra genuino desiderio di Aiutare l'Amico e Senso di Colpa per averlo sfruttato) e Merrick (Hurt commuove parlando con la voce e, soprattutto, con gli Occhi e i Movimenti). Degna di nota anche la Bancroft, moglie del produttore Brooks.
Per concludere, un'altra Tappa Fondamentale per Ogni Amante di Lynch, dell'Horror 'più Aperto' (e non chiuso nei limiti stretti del Genere e basta) e del Cinema in Generale.
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