Regia di Lucio Fulci vedi scheda film
Prendete un noir e cospargetelo di sangue. Aggiungete una Napoli uggiosa e rannuvolata, un valzer di proiettili degno del miglior western italiano di seconda generazione, uno svolgimento che non lascia posto alla pietà e avrete Luca il contrabbandiere, da molti definito "il poliziottesco di Fulci", anche se del genere ha poco o nulla. Più che un poliziesco alla Lenzi, sembra un riadattamento metropolitano dei due western fulciani: una guerra continua tra bande rivali con dei picchi di splatter, gore e violenza memorabili, che dilianiano l'atmosfera familiare e gioiosa della prima parte.
Tra torture e omicidi avviene l'ascesa nella malavita napoletana di un gangster senza scrupoli chiamato il Marsigliese, che elimina tutti i contrabbandieri di sigarette per prendere possesso delle loro organizzazioni e diffondere la droga in città. Luca non ci sta.
Sebbene i ritmi non siano gestiti al meglio, il film è ben girato, ben fotografato (Salvati è una garanzia) e di deciso impatto visivo. Fulci dipinge una Napoli che campa in parte su attività criminali "minori", una specie di criminalità di sussistenza gestita da individui sì spietati, ma con un che di umano. Un'umanità che non fa parte dell'anima del nuovo arrivato, che verrà punito dalla vecchia guardia al completo, riunita per un'ultima azione punitiva in difesa di una città che deve restare nelle mani giuste.
Luca il contrabbandiere è un buon film d'azione, che vive di scene indelebili, crudeli e terrificanti, sparse in diverse zone di una Napoli cupa e brutale. Tutti aspetti che nobilitano la pellicola e la rendono un prodotto di livello della produzione del regista romano, distinguendola da tante altre opere simili ma mediocri.
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