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Surveillance

Regia di Jennifer Chambers Lynch vedi scheda film

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cazzeggiatore del millennio

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La recensione su Surveillance

di cazzeggiatore del millennio
6 stelle

Una vicenda che poi diventa un’altra vicenda, personalità perfettamente descritte per essere smentite in un serrato thriller che diventa puro sadico orrore.

In una piccola cittadina di provincia si consuma un brutale ed apparentemente insensato duplice omicidio, tre testimoni sono la chiave di tutto e due agenti dell’’FBI sembrano essere gli unici in grado di risolvere il caso.

Film feroce e senza pietà nei contenuti almeno tanto quanto lo è nella sostanza, una specie di martellata sul piede all’improvviso, non ce la si aspetta veramente. Un incipit forte al servizio di una trama che al passare dei minuti si sgretola sotto ai nostri occhi rivelando ciò che veramente sta al centro del significato, del messaggio.

Duelli di sguardi e silenzi nel bel mezzo dei dialoghi serrati ed attenti, spesso calanti nel turpiloquio per quanto ben misurati a seconda delle personalità e della situazione, un ampio confronto attentamente descritto condisce l’indagine dove forse più che la verità è importante decidere chi ha ragione tra i rudi ranger ed i sofisticati agenti. E? sorprendente come dall’indagine invece di spiegare confonda, cioè la spiegazione in realtà è un amplificarsi delle cose con strade che si aggiungono una dopo l’altra.

Poi il colpo di scena con chi dovrebbe aiutare che si rivela essere l’ultimo degli alleati, ci può stare, ma Jennifer Lynch fa un affresco troppo perfetto di una certa situazione per non restarci di sasso al capire di come realmente si svolgono gli eventi, eventi di personaggi perfettamente caratterizzati per poi essere spogliati di sé stessi. Ad un certo punto non è più un thriller bensì un sadico horror crudele, un orrore dell’anima  in una discesa nello schifo che c’è dentro le persone nell’insopportabile fondo della storia. Tutto alla fine esplode, domina la violenza in una crescere progressivo e sempre più concreto di scena in scena.

Un film che parla per retrospezioni paradossalmente all’aria di tensione che si respira, ciò che dicono o che si vede è già successo, un passo avanti spiega tre passi indietro ed il presente tornerà utile solo nel finale. Film che sembra avere il dovere, nel decomporre la propria trama, di fare a pezzi un intero modo di vedere le cose.

Un po’ qua ed un po’ là ciò che sorreggeva la vicenda stessa viene tolto per rivelare una realtà che sotto sotto ha il proprio fulcro nell’insensatezza totale.

Il finale poi con quella spruzzata di melenso buonismo ha nell’inquadratura di chiusura tutta la propria assenza di speranza, pazzi decidono per gli indifesi e chi è buono produce solo deliberato dolore.

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