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Surveillance

Regia di Jennifer Chambers Lynch vedi scheda film

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La recensione su Surveillance

di alan smithee
8 stelle

Alla notizia che nel 2008 Jennifer Lynch sarebbe tornata alla regia dopo quindici anni di assenza (rimpianta da pochi immagino) dal quel filmaccio che fu Boxing Helena, famoso piu' per le baruffe legali che coinvolsero la mancata protagonista (pentita della scelta) Kim Basinger, piu' che per il valore (quale?) del film, fece provare a molti (me compreso) un sentimento da "terrore corre sullo schermo". Tanto infatti era il pregiudizio nei confronti della "ragazza", accentuato per di piu' dal fatto che Jennifer fosse figlia di cotanto padre David, dal quale pareva avesse assimilato poco o niente, ma grazie al quale aveva potuto esordire con un suo lungometraggio strombazzato ovunque, ai danni di chissa' quanti nuovi e veri talenti impossibilitati ad emergere per mancanza di sponsor cosi' altisonanti. Tuttavia il secondo film della Lynch ricordo suscito' un certo interesse e commenti piuttosto positivi nell'occasione ufficiale (non ricordo piu' quale festival fosse) in cui fu presentato.
Ed ora, che finalmente riesco a vederlo, ammetto senza vergogna che il film, thriller d'interni sorprendente, solcato da improvvise ambientazioni in meravigliosi spazi aperti con cieli americani da rimanere senza parole - quasi a sottolineare e a rendere ancor piu' soffocante la malsana atmosfera che si viene creando nel distretto di polizia in cui si svolge gran parte della vicenda - mi e' piaciuto davvero tanto.
A raccontare la trama della vicenda si rischia di far del male a chi riuscira' a vedere il film, perche' tutto e' incentrato su un effetto sorpresa che e' un peccato mortale farsi scappare (gia' forse rivelare che ci sara' una sorpresa e' forse un piccolo crimine; dunque dimenticatevene!).
Il film, che inizia subito coinvolgendo lo spettatore in una situazione altamente drammatica da horror con massacro, si concentra molto sui volti di alcuni protagonisti, tra cui i lynchani Bill Pullman e Julia Ormond (bellissima, sensualissima, un gran piacere rivederla!) che non possono, con le loro smorfiette ironiche, i loro sguardi beffardi, non ricordarci alcune atmosfere malate da Strade perdute (dove Pullman furoreggiava prima di  reincarnarsi poco plausibilmente ma magnificamente in Balthazar Getty), mentre certe spiate dai monitor della centrale di polizia, con sguardi bizzarri che fissano i monitor, sembra alludano a certe buffe scene che mi ricordano il bizzarro breve ruolo di David Bowie nell'irraggiungibile Fuoco cammina con me.
Insomma ben vengano queste riuscite citazioni paterne, tanto piu' se considerate corollario efficace di una storia potente, che, se abbinata ad una donna, ci fa venire in mente la carica adrenalinica tostissima della Kathrin Bigelow degli anni 80, se proprio fossimo costretti a fare un  paragone con un'altra donna dietro la macchina da presa.
Film di genere, horror che spiazza e seduce nella sua antitetica alternanza di spazi chiusi soffocanti, mortiferi e cieli immensi che comunicano grandezza e via di scampo, anche se poi alla fine anche qui, come purtroppo accade troppo spesso nella realta', non esistono affatto buoni e cattivi, ma solo mele guaste e altre completamente marce, e fuggire rappresenta una possibilita' che viene riservata a pochissimi, in virtu' di una teoria bizzarra perversamente personale ma non completamente illogica di un individuo che riesce ad inquietare pure noi, spettatori avvezzi ormai ad ogni genere di barbarie.

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