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Rouge

Regia di Stanley Kwan vedi scheda film

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AndreaVenuti

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La recensione su Rouge

di AndreaVenuti
9 stelle

Rogue è un film hongkonghese del 1987, diretto da Stanley Kwan e prodotto da Jackie Chan.

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Per prima cosa dopo aver letto la prima riga di questa recensione spicca subito il produttore, nientepopodimeno che Jackie Chan celebre in tutto il mondo per le sue acrobazie marziali unite ad uno stile comico che ricorda molto il cinema muto americano ed almeno sulla carta il film in esame potrebbe essere inserito in un filone simile; dopo tutto Rogue si prsenta come un film di fantasmi, genere amatissimo ad Hong Kong in quel periodo (pensiamo ad esempio alla saga di Mr. Vampire oppure A chinese Ghost Story prodotto da Tsui Hark) ma ovviamente siamo lontani anni luce dallo stile Chan e quindi soprende il suo lavoro in veste di produttore.

 

Sinossi: Anni 30  Hong Kong, la prostituta Fleur s'innamora si Chan Chen,noto rampollo locale,  i due si amano follemente ma la famiglia del giovane è contraria alla relazione,  la coppia disperata tenta opta per il suicidio; all'ultimo momento il ragazzo per codardia si tira indietro, la ragazza ritornerà sulla terra come spirito per cercare l'amato non trovato nell'aldilà.

 

Jackie Chan dopo aver letto il soggetto iniziale è davvero entusiasta (già si immagina un bel guadagno al box office) inoltre conosce bene il giovane Kwan, il quale aveva già lavorato con lui in veste di assistente alla regia in Project A; tutto sembra procedere bene però  ultimato il film Chan rimpiange, inizialmente, di aver dato assoluta libertà al regista (il film si rivelerà comunque campioni di incassi e Chan vincerà il L'Hong Kong Award al miglior film).

 

Kwan prende la cornice di un film di genere per smontarla pezzo per pezzo, facendo interagire il fantasma di una prostituta cinese suicida degli anni 30 (Anita Mui) con una coppia di giovani nell'Hong Kong degli anni Ottanta.

Il regista esplora il tema dei prototipi sessuali attraverso i suoi protagonisti: il personaggio di Leslie Cheung (il giovane borghese) interpreta il maschio passivo mentre Anita Mui alterna forza fisica alla debolezza fisica.

I loro generi sembrano confusi, anzi rappresentano due aspetti di un unico personaggio presumibilmente gay, il regista -come dirà in seguito- sta affrontando la sua stessa omosessualità e sensibilità gay.

 

Kwan ragiona molto anche sulla moderna Hong Kong, definendola un non-luogo che ha dimenticato le testimonianze del suo passato senza sostituirlo con qualcosa di stabile.

Ottima anche la regia dove spiccano morbidi carrelli e piani sequenza usati per la rappresentazione della Hong Kong del passato che viene contrapposta ad un stile molto più asettico e freddo quando invece ci troviamo nel presente.

 

Pietra miliare del cinema di Hong Kong che fa conoscere Kwan a livello internazionale e da quel momento in poi viene considerato un regista di spicco della seconda New Wave insieme ad altri illustri colleghi come Johnnie To, Wong Kar Wai, Fruit Chan o Peter Chan.

 

 

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