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Lan yu

Regia di Stanley Kwan vedi scheda film

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La recensione su Lan yu

di joseba
6 stelle

Pechino 1988: Chen Handong, intraprendente uomo d'affari sulla trentina, aggancia in un locale il giovane Lan Yu, studente di architettura alla prima esperienza di prostituzione. Quattro mesi dopo il primo incontro, durante le feste di capodanno, i due si ritrovano e iniziano una relazione ufficiale, ma ben presto Chen mostra interesse per Lin, una donna conosciuta sul lavoro, con la quale finisce per sposarsi (e divorziare). Tempo dopo Chen e Lan si incontrano casualmente in un parcheggio e la loro travagliatissima storia ricomincia... Nono lungometraggio di finzione di Stanley Kwan, "Lan Yu" è l'adattamento di un importantissimo romanzo comparso su internet nel 1996, "Beijing Gushi" ("Storie di Pechino") di un fantomatico "Beijing Tongzhi" ("Il compagno di Pechino"), pionieristica rappresentazione di un amore gay nella Cina della fine degli anni '80. Intenzione dichiarata del regista hongkonghese era semplificare al massimo la materia di partenza, riducendo all'essenziale le dinamiche dell'intreccio e la flagranza dell'eros. Stando al risultato finale, l'intento è fin troppo riuscito: il film è eccessivamente scarnificato e indefinito. A forza di sfrondare e sottrarre, a Kwan resta in mano un canovaccio tutto sommato convenzionale, dove gli ostacoli che intralciano la storia d'amore tra i due uomini sono ora di natura sociale ora di natura professionale. Ne risulta un mélo invero piuttosto esangue nello sviluppo, solo in parte riscattato dalle apprezzabili prove di Liu Ye (Lan Yu) e soprattutto Hu Jun (Chen Handong). Al cineasta hongkonghese, autore di uno dei mélo più maestosamente incrinanti che abbia mai visto ("Red Rose White Rose", 1994), riesce benissimo squadernare il soverchio delle emozioni e anche in questa occasione si concede qualche fendente mozzafiato: un abbraccio fuori fuoco che toglie letteralmente il respiro e una manciata di inquadrature schermate che filtrano l'opaca piena dei sentimenti. Ma al di là di questi lampi isolati, "Lan Yu" non ribolle mai, scontando forse un realismo un tantino pedestre. Delusione.

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