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Il castello invisibile

Regia di Keiichi Hara, Takakazu Nagatomo vedi scheda film

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La recensione su Il castello invisibile

di Genga009
4 stelle

Hara Hara Hara

Nel 2022, dopo aver cambiato studio e in seguito alla fine della crisi pandemica del Covid-19, Maruo e Hara tornano a lavorare insieme a un lungometraggio, Il Castello Invisibile, film animato tratto dal romanzo Kagami no Kojo (2017) di Mizuki Tsujimura. Sotto la dirigenza della A-1 Pictures, sussidiaria della Sony-Aniplex, i due autori portano avanti molti dei temi esposti con scarsi risultati in The Wonderland nel 2019, comprimendo la novel fantasy della scrittrice nipponica in un'opera in cui il classico letterario Alice nel Paese delle Meraviglie (1865) di Lewis Carroll si scontra con traumi e con personaggi complessi marchiati da vite più o meno travagliate. Il mondo alternativo e fantastico è anche qui proposto inizialmente come luogo di evasione dalla vera e dura realtà opprimente, tuttavia nel corso del film diviene sempre più chiaro che l'aggregazione e la creazione di legami siano il fulcro di ciò che il racconto vuole significare. In tale senso, per la prima volta Keiichi Hara, soprattutto a livello registico, cerca di tornare alla grazia di Colorful nel saper narrare senza filtri avvenimenti seriamente conturbanti, ovvero atti di violenza umana di varia natura e scalpore. La forza de Il Castello Invisibile, seppur a livello di sceneggiatura incontri in più punti forzature e un senso di smarrimento del proprio focus d'intreccio (basti pensare alla sconclusionata scansione del tempo fuori e dentro il "mondo nello specchio"), risulta l'equilibrio tra le micro-trame dei personaggi comprimari, individui caratterizzati in modo non per forza originale e, anzi, frutto di molti dei cliché comportamentali presenti negli anime odierni, tuttavia sempre messi in scena nella loro sfera caratteriale e del temperamento più precisa e spontanea possibile.

 

scena

Il castello invisibile (2022): scena

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Il castello invisibile (2022): scena

 

In altri termini, i protagonisti adolescenti del lungometraggio, senza avere ovviamente ognuno lo stesso screen-time, vengono resi umani tridimensionali e caratterialmente contrastanti. Non esiste, perciò, la sola macchietta o il personaggio soltanto serioso o estremamente timido. Ogni individuo è reso tale nel momento in cui esso riesce a esprimere uno dei molti lati della propria superficie comportamentale in base alla situazione che deve affrontare. Nonostante, quindi, la trama non sia né particolarmente intricata (anche e soprattutto a livello di colpi di scena), né più ricca e ricercata di alcune buone opere animate giapponesi come La Ragazza che Saltava nel Tempo (2006) o Belle (2021) di Mamoru Hosoda (opere con le quali Il Castello Invisibile condivide alcuni elementi di sceneggiatura come la "torsione temporale" o estetici come il gusto vittoriano di certi costumi e scenografie), l'ultimo - per adesso - film del regista riesce a recuperare l'autorialità persa in The Wonderland, incorporando nelle identità principali del lungometraggio i valori di sacrificio e di magnanimità che dal 2007/2010 rappresentano il fil rouge concettuale del duo Maruo-Hara.

 

scena

Il castello invisibile (2022): scena

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Il castello invisibile (2022): scena

 

In termini artistici, Il Castello Invisibile non appare particolarmente ispirato e le animazioni risultano a volte realizzate in low frame senza un contesto anche soltanto adeguato, portando dunque la qualità complessiva del film ai livelli di una produzione seriale contemporanea di medio livello. Le uniche animazioni visibilmente curate sono sicuramente quelle facciali, motivo per cui i personaggi riescono a risaltare la loro individualità, mentre alcuni modelli ambientali realizzati in 3D cozzano non poco con una realizzazione tecnica creata - con l'ausilio di una buona fotografia digitale - in maniera tradizionale. Anche le musiche di Harumi Fuuki, sebbene risaltino i caratteri folkloristici normanni e celtici che appartengono al castello nello specchio, non riescono a donare una reale atmosfera distaccata e sognante al film durante le scene più concitate, risultando quindi solo una buona colonna sonora di accompagnamento senza una propria forza espressiva. Purtroppo, l'opera diretta da Hara non manifesta infine alcun guizzo artistico particolare, aggrappandosi unicamente ai personaggi del racconto della scrittrice Mizuki Fujimura - reinterpretato da Miho Maruo - per poter rendere il proprio esercizio autoriale riuscito ed emotivamente d'impatto. Il Castello Invisibile, infatti, pur non rappresentando cinematograficamente uno dei suoi migliori film, si presenta sicuramente come uno dei suoi lavori più personali e toccanti, un ritorno alla sensibilità dell'adolescenza, all'insensatezza della cattiveria umana, alla difficoltà di vivere in un mondo pieno sia di avversità che di amore. Il regista per antonomasia dell'intensità emozionale animata in Giappone torna dunque con un film imperfetto ma fortemente efficace, accrescendo la notorietà del romanzo - già decisamente famoso e apprezzato in patria - con uno dei migliori debutti al cinema del 2022 e firmando un'opera animata piuttosto in controtendenza con i prodotti che da almeno dieci anni vengono pubblicati nel "Paese del Sol Levante": tecnicamente non si presenta molto curata ma concettualmente e contenutisticamente è sia valida che, soprattutto, autentica e personale pur non essendo originale.

 

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