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L'uomo che non c'era

Regia di Joel Coen vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su L'uomo che non c'era

di electricblue
8 stelle

Gli eclettici fratelli Coen ad ogni film omaggiano un genere diverso reinterpretandolo nel loro personalissimo stile, esasperante e dissacratorio. Questa volta affrontano il noir anni’40 attraverso la storia di Ed Crane, barbiere di una piccola cittadina americana. Come noi spettatori, Ed subisce passivamente tutto ciò che accade attorno a lui. Quando finalmente decide di agire per cercare di salvare il suo matrimonio in crisi, le cose cominciano ad andare male e si ritrova prima ricattatore, poi assassino, dell’amante di sua moglie.
La prima cosa che colpisce de “L’uomo che non c’era” è la splendida qualità delle immagini. I Coen si avvalgono di una fotografia così curata ed affascinante da rendere ogni fotogramma un’opera d’arte. Il grigio -più che bianco e nero- ricopre elegantemente ogni cosa ed ogni persona e le leviga, le plasma, stacca le figure dallo sfondo e le rende statuarie. L’uso delle luci e delle ombre, dei chiaroscuri e dei contrasti, è perfettamente funzionale al senso e al valore simbolico ed estetico di ogni particolare. Nel corso del racconto ci troviamo di fronte ad innumerevoli “quadri”, la cui bellezza rende sublime e poetico ciò che altrimenti sarebbe quotidiano, o perfino squallido. Gli occhi ne risultano talmente compiaciuti ed estasiati che, anche se la storia narrata fosse scadente, non avrebbe importanza: il film piacerebbe ugualmente.
E invece la storia è bella, particolare e dolcissima, e viene raccontata in modo estremamente delicato:
per immagini e per silenzi. Che sono poi gli sguardi e i silenzi del protagonista, un uomo che tutti considerano semplice, in realtà profondamente riflessivo. La dialettica dei pensieri (quelli del protagonista) e la dialettica delle immagini si fondono e attraverso i suoi occhi e le sue parole LEGGIAMO la complessità e la bellezza del mondo che lo circonda, per lui incomprensibile ed irraggiungibile. Il suo carattere introverso e meditativo ci introduce in un noir inconsueto, osservando le cose da lontano in un modo così discreto da farci sentire come se non accadesse nulla, mentre al contrario si susseguono avvenimenti sempre più assurdi. Questo effetto di straniamento ed alcuni particolari episodi arricchiscono il film di una esilarante ma macabra ironia.
Alla fine Ed raggiungerà quello che nessun’altro, pur cercandolo assiduamente, ha potuto ottenere: sarà in grado di capire il senso delle cose, dei fatti, della sua esistenza, e di accettarlo serenamente. Nel finale i simboli, che hanno percorso l’intero film, si moltiplicano e prendono il sopravvento. Nelle sue ultime parole scopriamo una profondità sorprendente, un sentimento così forte che sfida anche la morte. Poesia.

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