La recensione su Attacco alla verità

«Non c’è lotta più importante per la democrazia americana che assicurare un giornalismo vario, indipendente e libero» - Bill Moyers.

Da tempo – oggi, più di ieri - l’informazione è sotto attacco, accusata di essere plagiata, talvolta per partito presso, giacché ogni presa di posizione viene sistematicamente osteggiata da chi risiede sulla sponda opposta. Al di là del singolo pensiero, del mancato rispetto dell’opinione altrui, di quanto possa essere considerato lecito e, complicando ulteriormente le cose, di chi possa dire cosa effettivamente lo sia, esistono delle situazioni particolarmente gravi nelle quali già solo alzare la mano per apporre un appunto è considerato un atto oltraggioso.

Addirittura antipatriottico, come nei fatti esposti in Attacco alla verità, un film che si avvale del senno del poi, ma che comunque sia urla a squarciagola ciò che pensa, senza nascondersi dietro superflui giri di parole.

Dopo il drammatico attacco terroristico dell’11 settembre, il governo americano accusa l’Iraq di possedere armi di distruzione di massa, motivazione che lo legittima a organizzare una campagna militare per destituire Saddam Hussein. Scossa da quanto avvenuto, l’opinione pubblica è favorevole a un intervento di questo tipo, mentre la quasi totalità dei media non approfondisce quanto sta accadendo.

Fanno eccezione i giornalisti indipendenti Jonathan Landay (Woody Harrelson – Assassini nati, Larry Flynt) e Warren Strobel (James Marsden – Come d’incanto, X-men) che, assecondati dal loro responsabile John Walcott (Rob Reiner – The wolf of Wall Street) e con il supporto di Joe Galloway (Tommy Lee Jones – Il fuggitivo, Non è un paese per vecchi), sviluppano un’indagine che ricorre a fonti governative.

Capiscono rapidamente che questa iniziativa si basa su indicazioni pretestuose, così come quanto sia difficile far sentire la loro voce in un paese straordinariamente coeso, indisposto ad accogliere una qualsiasi forma di dissenso.

Attacco alla verità (2017): Rob Reiner, James Marsden, Woody Harrelson

Attacco alla verità riprende in mano il giornalismo d’inchiesta, proponendo una formula impegnata che vede in un film come Tutti gli uomini del Presidente una stella polare, sotto la direzione di Rob Reiner, un regista che negli ultimi trent’anni è stato molto discontinuo (Up: Being Charlie, Non è mai troppo tardi - Down: Mai così vicini, L’agguato), dopo i fasti precedenti (Misery non deve morire, Harry ti presento Sally).

Se nella regia non vi è più la corposa continuità dei tempi migliori, terminata con Codice d’onore, rimane intatto l’ardore, che si riverbera in una presa di posizione netta e inderogabile, che non si fa problemi ad alzare i toni.

Parliamo di un cinema motivato e di maniera, essenziale per come va dritto al punto, rielaborando un insieme complesso in poco meno di novanta minuti netti, spaziando su tre fronti, che equivalgono ad altrettante modalità di pensiero. Quello ritenuto prioritario dei giornalisti d’assalto, quello correlato alle istituzioni, che si affida esclusivamente alle immagini di repertorio, di per loro emblematiche più che a sufficienza, e quello delle vittime innocenti, di chi ha creduto alla chiamata alle armi per poi ritrovarsi menomato e tradito.

Detto questo, l’adesione alla causa è totale, il lavoro sul campo non ammette deroghe e il gioco di squadra vede l’intero cast – variegato e profondo - spalleggiarsi con determinazione, benché i tempi (fin troppo) ristretti penalizzino le relazioni, circoscrivendone il respiro (ad esempio, due attrici del calibro di Jessica Biel e Milla Jovovich hanno ruoli marginali che interpretano in maniera meravigliosa, aspetto che fa rimpiangere il loro ridotto minutaggio).

Attacco alla verità (2017): Woody Harrelson, James Marsden, Tommy Lee Jones

Dunque, Attacco alla verità è un film dall’azione sostenuta e dall’impronta esecutiva, che serra i ranghi. Critico verso quanto avvenuto, con una colonna vertebrale trasparente, che utilizza ogni mezzo a sua disposizione per avvalorare la sua tesi, fitto nella progressione, un modo per sottolineare i pericoli a cui siamo soggetti, in quanto la Storia tenda drammaticamente a ripetersi, sfruttando le ataviche incapacità della politica e lo scollamento che la disconnette dalla base, da quel popolo che ormai non le crede più.

Sferzante e convinto.