Il film Shelby Oaks segna il debutto alla regia di Chris Stuckmann, noto youtuber e critico cinematografico con oltre due milioni di iscritti al suo canale. Il progetto ha attirato l’attenzione ancor prima delle riprese, diventando il progetto horror più finanziato nella storia di Kickstarter, con oltre 1,4 milioni di dollari raccolti grazie al sostegno dei fan. Prodotto con il supporto di Mike Flanagan e distribuito da Neon, il film ha debuttato al Fantasia Film Festival prima di arrivare nelle sale italiane il 19 novembre grazie a Midnight Factory.


Il percorso produttivo di Shelby Oaks è parte integrante della sua identità: nasce da un’esperienza personale e da un’idea sviluppata da Stuckmann e sua moglie durante la realizzazione di un video amatoriale nel 2016. Ciò che doveva essere un semplice racconto su un gruppo di youtuber scomparsi è diventato una riflessione più ampia sulla perdita, sul legame familiare e sull’impossibilità di separare definitivamente il mondo reale da quello delle immagini.

Camille Sullivan
Shelby Oaks – Il covo del male (2025) Camille Sullivan

L’indagine che attraversa lo schermo

La storia del film Shelby Oaks prende avvio come un falso documentario, costruito con interviste, filmati d’archivio e video caricati online. La protagonista di questo segmento è Riley Brennan (Sarah Durn), giovane youtuber a capo del canale Paranormal Paranoids, dove insieme ai suoi amici documenta presunti fenomeni paranormali in Ohio. Il loro lavoro, seguito da una piccola comunità di appassionati, viene inizialmente considerato un prodotto di fantasia. Tuttavia, nel 2008, i quattro ragazzi scompaiono durante un’indagine nella cittadina abbandonata di Shelby Oaks.


I corpi dei tre compagni di Riley vengono ritrovati in seguito, mentre di lei non resta traccia. Dodici anni dopo, sua sorella maggiore Mia (Camille Sullivan) continua a cercare risposte. Un evento inatteso riaccende la sua indagine: un ex detenuto del penitenziario di Shelby Oaks si presenta a casa sua, si toglie la vita e lascia dietro di sé una videocassetta che sembra collegata alla sparizione di Riley.


Da quel momento, il film abbandona il linguaggio documentaristico e si sposta su una narrazione più tradizionale, seguendo Mia mentre ripercorre i luoghi che hanno segnato la scomparsa della sorella: un vecchio parco giochi, il carcere ormai chiuso e una casa isolata nel bosco. Nel corso di questa ricerca, realtà e suggestione si intrecciano, e il confine tra ciò che è umano e ciò che non lo è diventa sempre più incerto.

Ritratti in dissolvenza

Al centro del film Shelby Oaks si muove il legame tra le due sorelle, un rapporto costruito su un’assenza che continua a esercitare la propria influenza nel presente. Mia è una figura dominata dal bisogno di comprendere e di ricostruire ciò che è andato perduto; Riley rappresenta invece l’enigma dell’immagine, un volto che sopravvive nei video, nei racconti, nei ricordi condivisi.


Questo rapporto familiare si lega direttamente alla biografia del regista, che ha dichiarato di essersi ispirato a un episodio personale: la separazione forzata dalla propria sorella a causa di una rigida educazione religiosa. In questa prospettiva, la ricerca di Mia assume anche un significato simbolico, come tentativo di recuperare un legame interrotto, di riannodare i fili di una storia spezzata.


Attorno a lei si muovono personaggi che contribuiscono ad ampliare l’universo del racconto: il marito, testimone silenzioso della sua ossessione; il direttore del carcere (interpretato da Keith David), custode di una memoria sepolta; e la misteriosa donna che abita una casa nel bosco (Robin Bartlett), figura sospesa tra superstizione e conoscenza.

Camille Sullivan
Shelby Oaks – Il covo del male (2025) Camille Sullivan

I fantasmi dell’immagine

Uno dei nuclei tematici del film Shelby Oaks riguarda il potere dell’immagine e la sua ambiguità. Il film riflette sul modo in cui il digitale trasforma la percezione del reale: ciò che viene registrato, condiviso o manipolato diventa esso stesso una forma di presenza, capace di sopravvivere al corpo che l’ha generata. L’orrore si manifesta quindi come conseguenza della visibilità, come effetto di una realtà che non può più essere distinta dalle sue rappresentazioni.


La narrazione affronta anche la dimensione del trauma e della memoria. Shelby Oaks, la cittadina fantasma che dà il titolo al film, diventa una metafora del rimosso: un luogo in cui il tempo si è fermato e in cui riaffiorano le colpe, le paure e i segreti di chi vi ha vissuto. L’indagine di Mia si configura così come un viaggio dentro l’ignoto, ma anche dentro se stessa, in un percorso che alterna scoperta e smarrimento.


Infine, il film si interroga sul bisogno di credere: credere nei fantasmi, nelle storie, nella possibilità di ritrovare ciò che è perduto. La dimensione soprannaturale si intreccia a quella emotiva, trasformando la ricerca di Riley in una riflessione più ampia sulla fede e sulla persistenza del legame umano anche oltre la morte.

Dal web al cinema: una transizione di linguaggio

Dal punto di vista formale, il film Shelby Oaks alterna stili e registri. Il segmento iniziale in formato documentaristico introduce un tono realistico e immediato, mentre la parte successiva adotta una messa in scena più tradizionale. Questa transizione accompagna lo spostamento del racconto dall’indagine collettiva alla dimensione più intima e psicologica di Mia.


Le influenze dichiarate da Stuckmann includono opere come Lake Mungo di Joel Anderson e il cinema di M. Night Shyamalan, in particolare per la costruzione della tensione e la riflessione sul soprannaturale come specchio dell’interiorità. All’interno del film, il linguaggio visivo e sonoro viene utilizzato per creare continuità tra i due mondi, quello registrato e quello vissuto, suggerendo che entrambi possono diventare terreno fertile per l’incertezza e la paura.

L’eco di una perdita

Shelby Oaks nasce come progetto indipendente e collettivo, ma si sviluppa come racconto personale sul legame familiare, sulla fede e sull’eredità del trauma. Attraverso la figura di Mia, Chris Stuckmann costruisce una storia che intreccia dimensione privata e immaginario horror, interrogandosi sul ruolo delle immagini nel conservare e deformare la memoria.


Il lungometraggio si inserisce nel panorama del nuovo horror americano come esempio di come la cultura digitale, il linguaggio dei social e la tradizione del genere possano convivere in una stessa narrazione. Shelby Oaks è un film che esplora i limiti della rappresentazione e del ricordo, suggerendo che talvolta i veri fantasmi non appartengono al soprannaturale, ma al bisogno umano di continuare a cercare ciò che è scomparso.


Disclaimer

Questo testo è stato redatto sulla base di informazioni e note di regia condivise dalla produzione, supportate dalla visione di interviste e materiali promozionali, ma senza avere visto il film. In alcun modo, quindi, questa presentazione di Shelby Oaks può essere intesa come una recensione o una critica cinematografica.

Autore

Redazione

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Filmografia

locandina Shelby Oaks – Il covo del male

Shelby Oaks – Il covo del male

Horror - USA 2025 - durata 91’

Titolo originale: Shelby Oaks

Regia: Chris Stuckmann

Con Keith David, Michael Beach, Camille Sullivan, Brendan Sexton III, Robin Bartlett, Phuong Kubacki

Al cinema: Uscita in Italia il 19/11/2025

locandina Lake Mungo

Lake Mungo

Horror - Australia 2008 - durata 87’

Titolo originale: Lake Mungo

Regia: Joel Anderson

Con Rosie Traynor, David Pledger, Martin Sharpe, Talia Zucker, Tania Lentini, Cameron Strachan