Il film Springsteen – Liberami dal nulla, scritto e diretto da Scott Cooper, si concentra su un momento preciso della vita di Bruce Springsteen: l’inverno 1981-82, nel periodo in cui nasce Nebraska, l’album registrato su un quattro piste nella sua casa in New Jersey. Il lungometraggio si muove lontano dalla narrazione biografica classica e si focalizza su un arco temporale ristretto, legato al processo creativo e alle tensioni personali che lo attraversano.
La storia non ruota attorno alla celebrità dell’artista, ma si sviluppa in uno spazio privato, fatto di silenzio, isolamento e confronto interiore. L’opera esplora ciò che accade quando un autore, all’apice della popolarità, si ritira e si chiude tra le pareti di casa, spinto da una necessità espressiva che sembra non rispondere a logiche di mercato o strategia discografica.
Al cinema dal 23 ottobre con Disney.

Casa, non rifugio
Nel film Springsteen – Liberami dal nulla, il ritorno di Springsteen al New Jersey dopo il tour mondiale di The River viene presentato come un momento di ritiro. La casa di Colts Neck diventa il luogo in cui emergono tensioni irrisolte, ricordi familiari e interrogativi esistenziali. In quel contesto nascono le tracce che compongono Nebraska, un album che si sviluppa in solitudine e con strumenti essenziali.
La casa rappresenta un contesto fisico e simbolico. Non viene ritratta come rifugio, ma come luogo in cui tutto si ferma. La produzione musicale che ne scaturisce appare come un processo di autoesplorazione più che di costruzione artistica in senso commerciale.
Non un’icona, un uomo
Jeremy Allen White interpreta Bruce Springsteen in una fase delicata della sua vita. Il film Springsteen – Liberami dal nulla mostra il personaggio in un contesto lontano dalla ribalta, dove la sua identità pubblica viene messa da parte. L’attenzione è rivolta all’aspetto interiore, al modo in cui Springsteen si relaziona con il proprio passato e con il presente incerto che sta vivendo.
Il rapporto con Jon Landau, interpretato da Jeremy Strong, ha un ruolo centrale. È una relazione che attraversa aspetti professionali e umani, fatta di confronto, supporto, divergenze e sintonie. Il film la racconta come un legame di collaborazione stretta, che affonda le radici nella fiducia reciproca e nell’intesa sul piano creativo.

Le relazioni che tengono a galla
Nel film Springsteen – Liberami dal nulla, Springsteen è circondato da figure che ne definiscono il contesto affettivo e lavorativo.
Mike Batlan, interpretato da Paul Walter Hauser, è il tecnico delle chitarre e un amico di lunga data. La sua presenza appare continua, costante, legata più alla persona che all’artista. Il film lo mostra nei momenti privati, come figura che accompagna e osserva.
Faye, interpretata da Odessa Young, è un personaggio composito, costruito sulla base di diverse relazioni avute da Springsteen in quegli anni. La sua funzione narrativa è quella di evidenziare le difficoltà che l’artista incontra nel relazionarsi, a livello sentimentale, durante un periodo di grande assorbimento creativo.
Il padre, Doug Springsteen (Stephen Graham), e la madre Adele (Gaby Hoffmann), sono rappresentati in due modalità opposte: una figura paterna distante e complessa, e una figura materna più stabile e affettuosa. Entrambi entrano nella narrazione come presenze formative, legate a ricordi e influenze profonde.
La voce del vuoto
Nel film Springsteen – Liberami dal nulla mette in scena un momento in cui il protagonista si trova sospeso tra ciò che è stato e ciò che potrebbe diventare. L’opera non vuole offrire spiegazioni né definizioni, ma lasciare emergere alcune tensioni profonde, attraversando in modo sottile diversi temi centrali.
La solitudine, prima di tutto. Quella che non dipende dall’essere fisicamente soli, ma da una distanza interiore rispetto al mondo che ci circonda. Springsteen è circondato da amici, collaboratori, familiari, ma resta spesso in silenzio. Un silenzio che non è vuoto, ma pieno di qualcosa che non riesce a essere detto. Le scene mostrano questa condizione senza mai forzarla in un dramma esplicito: si insinua nei gesti, nei dettagli quotidiani, nel modo in cui Bruce si muove nello spazio.
Accanto alla solitudine, c’è un senso costante di spaesamento. Bruce ha raggiunto un successo imponente, ma sembra non sapere più esattamente da dove viene e dove sta andando. Il film suggerisce che questa crisi d’identità si radica in una frattura originaria, forse mai del tutto sanata: il rapporto con il padre, l’eredità culturale del luogo d’origine, la sensazione di essere diventato “altro” rispetto alla sua gente. È un conflitto silenzioso, ma presente in ogni sguardo rivolto al passato.
Un altro elemento che attraversa il racconto è il bisogno di connessione. Le relazioni non sono raccontate come salvifiche, ma come presenze stabili in un momento instabile. Jon Landau, Mike Batlan, Matt Delia: non sono solo comprimari, ma punti di appoggio. Il film li mostra come presenze che non hanno bisogno di spiegarsi per essere importanti. È nella continuità del loro esserci che si costruisce un fragile equilibrio.
Infine, la musica. Non viene mai rappresentata come mestiere, ma come qualcosa che serve a rimettere ordine dentro. Scrivere, registrare, ascoltare non è tanto un atto creativo quanto una forma di resistenza. Springsteen non cerca un suono perfetto: cerca un modo per non perdersi del tutto. Le canzoni diventano allora strumenti per dare voce a ciò che non ha nome. Non risolvono, ma accompagnano. E questo, in fondo, sembra essere il gesto centrale attorno a cui tutto ruota.
Un’estetica coerente
La regia di Scott Cooper opta per scelte tecniche che sembrano riflettere l’essenzialità dell’album Nebraska. La fotografia evita effetti marcati, preferendo toni sobri e composizioni semplici. Le scene ambientate negli anni ’50 sono in bianco e nero; quelle del presente narrativo adottano lenti d’epoca per rievocare il contesto visivo del tempo.
Le canzoni vengono eseguite dal vivo sul set, senza playback. Questo approccio intende mantenere una coerenza tra la resa visiva e sonora e il tono generale del film, che si concentra su ambienti intimi, privati, spesso spogli. Anche la scenografia e i costumi seguono questa linea: dettagli realistici, oggetti d’epoca, ambientazioni costruite per aderire al periodo storico e alla sobrietà del contesto domestico.
Prima del palco
Il film Springsteen – Liberami dal nulla si concentra su un momento in cui Bruce Springsteen non è ancora “il Boss” per come sarà conosciuto a livello globale. La storia parte da un momento di crisi e lo ritrae nella dimensione quotidiana di chi cerca risposte nel silenzio. Non racconta l’ascesa, ma la pausa. Non il mito, ma la persona.
È una narrazione che si muove tra solitudine, amicizie, famiglia e creazione. Un’indagine narrativa sul confine tra successo esterno e inquietudine interna, dove la musica diventa uno strumento per orientarsi, non per esibirsi.
Disclaimer
Questo testo è stato redatto sulla base di informazioni e note di regia condivise dalla produzione, supportate dalla visione di interviste e materiali promozionali, ma senza avere visto il film. In alcun modo, quindi, questa presentazione di Springsteen – Liberami dal nulla può essere intesa come una recensione o una critica cinematografica.
Filmografia
Springsteen: Liberami dal nulla
Drammatico - USA 2025 - durata 120’
Titolo originale: Springsteen: Deliver Me From Nowhere
Regia: Scott Cooper
Con Jeremy Strong, Stephen Graham, Jeremy Allen White, Paul Walter Hauser, David Krumholtz, Gaby Hoffmann
Al cinema: Uscita in Italia il 23/10/2025
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