Nel panorama iper-saturo del cinema di genere, il film Queens of the Dead si presenta come un’ibridazione spregiudicata di horror, musical, commedia queer e satira sociale. Diretto da Tina Romero, figlia del regista George A. Romero, questo esordio fonde vari codici espressivi in un unico spazio narrativo: un club di drag queen mentre fuori esplode l’apocalisse.
Con un cuore pulsante di glitter, sangue finto e dolore autentico, Queens of the Dead utilizza lo zombie classico filtrandolo attraverso una lente queer, postmoderna e giocosa. Le intenzioni sono dichiarate sin da subito: questo non è un film di George Romero. Eppure, alcuni elementi rimandano chiaramente a quella scuola. Le torri e i centri commerciali lasciano spazio a discoteche e parrucche.
Presentato alla Festa del Cinema di Roma.

Una notte al Club Yum
Tutto nel film Queens of the Dead accade in una singola notte, al Club Yum di Brooklyn, durante l’apertura di uno show drag. Al centro c’è Dre (Katy O’Brian), DJ e manager, che deve gestire l’assenza della star Yasmine, un cast disorganico e un impianto audio problematico. Intorno a lei si muovono Ginsey (Nina West), veterana in cerca di attenzioni; Scrumptious (Tomás Matos), giovane regina entusiasta; Sam (Jaquel Spivey), ex drag queen ora infermiere, che viene coinvolto per rispolverare il suo alter ego Samoncé.
La zombificazione arriva gradualmente, insinuandosi nei dettagli. Quando esplode, il club diventa rifugio, il palco si trasforma in zona difensiva, e la performance diventa un mezzo di resistenza. Intorno a loro, una New York popolata da “walker” con pelle argentata e smartphone ancora accesi in mano.
Corpi che resistono (e brillano)
Il film Queens of the Dead presenta un ensemble costruito su dinamiche interne precise. Ogni personaggio è caratterizzato da un passato, un desiderio, un conflitto. Sam rappresenta una traiettoria di ripresa dell’identità performativa. Dre affronta sia la minaccia esterna che le proprie tensioni personali, mentre la presenza di Lizzy, sua moglie incinta, introduce ulteriori dinamiche relazionali.
Tra le figure che si distinguono c’è Pops (Margaret Cho), che entra in scena con uno scooter elettrico e un atteggiamento da leader. Altri personaggi come Jane (Eve Lindley), donna trans, portano in scena vissuti legati all’esclusione e alla cura.
Le interazioni tra i personaggi sono spesso filtrate da linguaggi interni alla cultura queer, con dialoghi che alternano ironia e solidarietà.

Glitter, sangue e narrazione queer
Il film Queens of the Dead si sviluppa come un racconto visivamente saturo e narrativamente stratificato. L’umorismo convive con la tensione narrativa, e le scelte dei personaggi spesso si discostano dai codici più classici dell’horror. In alcune situazioni, chi viene morso non viene eliminato, ma accolto e protetto.
Questa dinamica si inserisce in una lettura che sottolinea la funzione della comunità queer come spazio di accoglienza e cura. Il film tocca anche temi legati alla dipendenza da farmaci, all’isolamento mediatico e alla spiritualità.
Se i morti ballano, qualcosa ancora pulsa
Tra le sequenze presenti c’è l’attacco iniziale in una chiesa, dove un prete-zombie morde una drag queen. La scena è seguita da una performance in stile Madonna-cattolica. Un’altra componente simbolica è rappresentata dalla presenza continua di smartphone tra le mani degli zombie, elemento che richiama tematiche legate alla dipendenza tecnologica.
Queste metafore restano come elementi visivi e tematici, talvolta non portati a compimento, ma inseriti nel tessuto narrativo come segnali di lettura.

Una figlia, un nome, un mondo nuovo
Tina Romero lavora sul cognome che porta cercando una propria voce. Riprende l’idea del morto vivente come specchio sociale, ma lo fa in un contesto completamente diverso. Le comunità queer, le dinamiche tra performer, i legami affettivi e l’autoironia diventano i nuovi centri del racconto.
Il cameo di Tom Savini, che pronuncia la battuta: “Questo non è un film di George Romero”, introduce una consapevolezza metacinematografica. Il film Queens of the Dead dialoga con una tradizione, ma si posiziona autonomamente rispetto a essa.
Una scena, molte letture
Il film Queens of the Dead si inserisce nel panorama contemporaneo del genere horror-comedy con una proposta stilistica e narrativa che si distingue per approccio tematico e ambientazione. Combina riferimenti espliciti al cinema zombie con elementi di cultura queer, performance drag e satira sociale.
Nel momento in cui Sam ritorna sulla scena nei panni di Samoncé, il racconto introduce una traiettoria di riappropriazione dell’identità. Il costume costruito con lattine usate diventa un simbolo visivo di trasformazione e resilienza.
Il lungometraggio lavora su diversi livelli: spettacolo, critica sociale, memoria comunitaria. In questa stratificazione risiede la sua proposta narrativa. Non si presenta come un’eredità, ma come un’esplorazione autonoma dentro e fuori il genere.
Disclaimer
Questo testo è stato redatto sulla base di informazioni e note di regia condivise dalla produzione, supportate dalla visione di interviste e materiali promozionali, ma senza avere visto il film. In alcun modo, quindi, questa presentazione di Queens of the Dead può essere intesa come una recensione o una critica cinematografica.
Filmografia
Queens of the Dead
Horror - USA 2025 - durata 99’
Titolo originale: Queens of the Dead
Regia: Tina Romero
Con Katy O'Brian, Riki Lindhome, Jack Haven, Shaunette Renée Wilson, Margaret Cho, Cheyenne Jackson
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