Nel film Eternity, in un aldilà che somiglia a un centro congressi caotico, i nuovi arrivati hanno sette giorni per decidere dove trascorrere l’eternità. È qui che Joan, dopo la morte, si ritrova tra due uomini: Larry, il marito con cui ha vissuto una lunga vita, e Luke, il primo amore perduto troppo presto.
Diretto da David Freyne, scritto da Pat Cunnane e presentato al TIFF 2025, Eternity parte da questa premessa per costruire una storia che si muove tra le pieghe della memoria, dell’amore e delle scelte irreversibili.
La vicenda si svolge nella Junction, uno snodo surreale dove si mescolano spiritualità, burocrazia e marketing. Qui, ogni anima può scegliere la propria destinazione eterna tra mondi tematici: dalla “Capitalist World” a “Surf World”, passando per “Mountain World” e “Infantilization World”. Ma il prezzo della libertà è l’indecisione: chi non sceglie, resta lì, a lavorare come “coordinatore dell’aldilà”, finché non sarà pronto a decidere. È in questo contesto che Joan deve affrontare una scelta senza appello.

Il peso delle vite vissute e non vissute
Joan, nel film Eternity, appare nel momento della sua età più felice. La sua morte l’ha riportata a quel punto, ma le sue emozioni restano quelle di chi ha vissuto a lungo. Con Larry ha condiviso un’intera esistenza: figli, compromessi, silenzi, abitudini. Con Luke, invece, è rimasto solo il ricordo di ciò che avrebbe potuto essere. Luke è morto giovane, in guerra, e ha trascorso 67 anni ad aspettare Joan nella Junction, fermo in un tempo che per lui non è mai andato avanti.
La dinamica tra i tre non si gioca sul contrasto classico tra presente e passato, ma su due forme di legame: quella fondata sulla realtà e quella fondata sulla proiezione. Larry è l’uomo concreto, con le sue manie, le sue battute, il suo affetto radicato. Luke è l’idea sospesa, la possibilità rimasta in attesa, una memoria d’amore che non ha mai conosciuto la prova del quotidiano. Joan è al centro, non come oggetto conteso, ma come individuo chiamato a riconoscere quale parte di sé stessa è più autentica, e quale più fragile.
Dove si vende il paradiso
L’aldilà immaginato nel film Eternity non è etereo, ma visivamente e concettualmente vicino al nostro mondo. Il cuore di questo universo è un luogo chiamato Junction, metà stazione ferroviaria, metà centro commerciale esistenziale. Qui si promuove la felicità eterna come un prodotto, tra venditori loquaci, billboard animati e offerte per “destinazioni finali” con slogan accattivanti. Ogni mondo disponibile è costruito attorno a un’idea precisa di felicità, ma senza garanzie: una volta scelto, non si torna indietro.
Il set della Junction è artificiale per design, popolato da personaggi in cerca di identità postuma e da operatori che sembrano voler aiutare ma spesso riflettono le proprie esitazioni. Ogni elemento del luogo – dagli abiti dei defunti agli uffici dei coordinatori dell’aldilà – racconta un’umanità che non ha ancora smesso di volersi convincere che qualcosa di meglio sia sempre possibile.

Umani anche nell’eternità
Il cuore del film Eternity non è l’aldilà come ambiente, ma le emozioni umane che lo attraversano. Larry, Joan e Luke sono personaggi costruiti per essere fallibili, affettuosi, spaesati. Larry porta con sé la stanchezza e la dedizione di un lungo matrimonio. Non è un eroe romantico, ma una presenza costante, che trova in questa nuova occasione post-mortem la possibilità di riconquistare la moglie. Luke, invece, ha fatto dell’attesa la sua forma d’amore, congelando nel tempo un sentimento che rischia di restare ideale.
Joan non sceglie tra due uomini: sceglie tra due immagini di sé. Quella costruita nel tempo con Larry, e quella rimasta sospesa con Luke. Il dilemma è costruito senza antagonismi morali. Non c’è un “giusto” o uno “sbagliato”. Solo la consapevolezza che ogni scelta elimina infinite possibilità alternative.
L’eternità ha un’estetica
Visivamente, il film Eternity alterna due mondi: uno terreno, più sobrio e consumato, e uno ultraterreno, saturo e stilizzato. L’uso di lenti anamorfiche per l’aldilà e sferiche per la terra sottolinea la discontinuità tra i piani. La Junction è volutamente kitsch, fatta di materiali riciclati, insegne luminose, estetica retrò e un’architettura brutalista che incornicia il paradosso: un mondo artificiale che promette autenticità.
Ogni eternità disponibile è costruita con identità visiva propria, dalle scenografie ai costumi. C’è chi sogna “Mountain World” con i suoi paesaggi mozzafiato e chi rimpiange che “Space World” sia sovraffollato. Dietro l’ironia dei nomi, si nasconde la domanda più seria: cosa vuol dire essere felici per sempre?
Decidere quando tutto è finito
Alla fine, Eternity ruota attorno a un’unica questione: cosa pesa di più quando il tempo non è più un fattore? La giovinezza idealizzata o la complicità costruita? Il desiderio o la memoria? I personaggi non sono alla ricerca di un lieto fine, ma di un luogo in cui potersi riconoscere, anche dopo tutto. L’eternità, nel mondo del film, non è un premio o una condanna: è una scelta da fare quando non c’è più nulla da aspettare.
Disclaimer
Questo testo è stato redatto sulla base di informazioni e note di regia condivise dalla produzione, supportate dalla visione di interviste e materiali promozionali, ma senza avere visto il film. In alcun modo, quindi, questa presentazione di Eternity può essere intesa come una recensione o una critica cinematografica.
Filmografia
Eternity
Fantasy - USA 2025 - durata 112’
Titolo originale: Eternity
Regia: David Freyne
Con Miles Teller, Elizabeth Olsen, Callum Turner, Da'Vine Joy Randolph, Betty Buckley, Jeff Sanca
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