Il film Il mago del Cremlino, adattamento cinematografico del romanzo di Giuliano da Empoli, è stato realizzato da Olivier Assayas insieme a Emmanuel Carrère. Al centro della narrazione, la figura di Vadim Baranov, un personaggio di finzione che attraversa tre decenni cruciali della storia recente russa.
Dopo il crollo dell’Unione Sovietica, Baranov si muove all’interno di un sistema in ricostruzione, passando dal mondo dell’arte a quello della televisione, fino ad affermarsi come consigliere informale di un ex agente del KGB destinato alla massima carica dello Stato: Vladimir Putin. Il film segue questo percorso e lo mette in relazione con la trasformazione del potere, della comunicazione e del rapporto tra realtà e rappresentazione.
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Un protagonista in bilico
Vadim Baranov, interpretato da Paul Dano, è il fulcro della narrazione. Il suo cammino si articola tra ambiti diversi (artistico, mediatico, politico) e riflette la fluidità e la discontinuità di un’epoca di cambiamenti radicali. Baranov non è un ideologo né un militante, ma un tecnico della comunicazione e della narrazione pubblica.
Il film Il mago del Cremlino lo colloca in una posizione chiave: non al vertice della piramide, ma nel cuore operativo di un potere che prende forma anche attraverso le immagini, le parole e i silenzi. La sua scelta di raccontare in prima persona la propria traiettoria, a distanza di anni, introduce un elemento di retrospezione che struttura l’intero impianto narrativo.
Ksenia, oltre il perimetro del potere
Ksenia, interpretata da Alicia Vikander, rappresenta un asse narrativo parallelo a quello di Baranov. Il personaggio si muove fuori dal contesto istituzionale e politico, e il suo legame con il protagonista apre uno spazio diverso, nel quale si intrecciano memoria privata, possibilità di distanza e confronto non mediato.
Ksenia viene descritta come una figura indipendente, dotata di una prospettiva autonoma rispetto agli ingranaggi del potere. Il suo ruolo nel film contribuisce a disegnare una tensione tra interiorità e contesto, tra affetti e ideologia, tra appartenenza e rifiuto.
Putin, il centro che attrae
Vladimir Putin, interpretato da Jude Law, è presente nel film Il mago del Cremlino come figura gravitazionale. Il suo percorso non è ricostruito in chiave documentaria, ma emerge attraverso la relazione con Baranov e con il gruppo di personaggi che compongono il quadro del potere russo degli anni Novanta e Duemila.
La regia sceglie di collocare Putin al centro di una dinamica politica in evoluzione, esplorando le modalità con cui il consenso si costruisce e si consolida. La messa in scena del leader – tra discorsi pubblici, apparizioni ufficiali e momenti privati – si sviluppa come parte di una narrazione che ha al suo centro il controllo dell’immagine.
Berezovsky e gli altri: il potere come rete
Attorno ai due protagonisti principali si muove una costellazione di personaggi ispirati a figure realmente esistite o rielaborate in chiave narrativa. Tra questi, Boris Berezovsky (Will Keen), presentato come uno dei promotori dell’ascesa di Putin, incarna il passaggio tra le logiche del potere oligarchico e quelle dello Stato centralizzato. Il film Il mago del Cremlino mostra la sua evoluzione, il suo ruolo iniziale e il successivo allontanamento dal centro decisionale.
Altri personaggi – tra cui Dimitry Sidorov, Igor Sechin, Alexander Zaldostanov e Yevgeny Prigozhin – contribuiscono a delineare un ambiente in cui alleanze e conflitti si sviluppano in relazione diretta con le strategie di comunicazione e controllo.

La costruzione della realtà
Il film Il mago del Cremlino affronta il tema della narrazione come strumento di potere. Il protagonista, nel suo ruolo di comunicatore, agisce nel campo della percezione, non soltanto in quello dei fatti. I meccanismi descritti si basano sulla costruzione di discorsi, sull’uso delle tecnologie digitali e sulla gestione dell’opinione pubblica. L’universo rappresentato suggerisce un’attenzione particolare per la dimensione mediatica della politica, per le sue derive spettacolari e per la capacità di influenzare comportamenti attraverso strumenti non tradizionali.
Cronaca di un sistema
La struttura del film Il mago del Cremlino, secondo quanto dichiarato dal regista, si articola in tre fasi principali: il decennio successivo al crollo dell’URSS, l’ascesa di Putin e la stabilizzazione del nuovo sistema di potere. Ogni fase viene presentata attraverso la traiettoria di Baranov, ma anche tramite scene corali che illustrano le dinamiche interne ed esterne del potere politico. Il racconto non si sviluppa in chiave cronachistica, ma privilegia l’effetto di sistema, l’interconnessione tra eventi e l’intreccio tra personale e collettivo.
Il mago del Cremlino si muove tra finzione e ricostruzione, tra documentazione e libertà narrativa. Il film non si propone come un’indagine sull’attualità politica russa, ma come un racconto centrato sul funzionamento del potere nei suoi aspetti meno visibili: la costruzione dell’immagine pubblica, l’uso strategico della comunicazione, l’ambivalenza dei protagonisti. Alla base c’è un’idea: la realtà può essere oggetto di progettazione, e chi ne controlla il racconto può influenzarne l’esito.
Senza formulare giudizi espliciti, il lungometraggio lascia emergere interrogativi sul rapporto tra rappresentazione e verità, tra azione individuale e struttura collettiva.
Disclaimer
Questo testo è stato redatto sulla base di informazioni e note di regia condivise dalla produzione, supportate dalla visione di interviste e materiali promozionali, ma senza avere visto il film. In alcun modo, quindi, questa presentazione di Il mago del Cremlino può essere intesa come una recensione o una critica cinematografica.

Filmografia
Il mago del Cremlino
Thriller - USA, Regno Unito, Francia 2025 - durata 120’
Titolo originale: The Wizard of the Kremlin
Regia: Olivier Assayas
Con Paul Dano, Jude Law, Alicia Vikander, Jeffrey Wright, Tom Sturridge, Will Keen
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