Nel cuore di una Budapest del 1957, segnata dalla repressione dell’insurrezione del ’56, il film Orphan esplora l’inquietudine di un’epoca attraverso il punto di vista di un ragazzo. László Nemes, regista e sceneggiatore insieme a Clara Royer, costruisce il film a partire da un’esperienza personale: l’infanzia di suo padre. L’opera nasce da un nucleo familiare, ma si estende fino a toccare temi condivisi e ricorrenti nella storia europea del Novecento.


Il protagonista, Andor, dodicenne ebreo cresciuto con l’idea di un padre morto da eroe, si ritrova di fronte a una verità imprevista quando un uomo si presenta, sostenendo di essere il suo vero padre. Da qui si sviluppa un’indagine sull’identità, sulla memoria e sul modo in cui le narrazioni familiari si costruiscono e si spezzano nei momenti di passaggio.

Andor e il peso dell’eredità

Andor è il centro emotivo e narrativo del film Orphan. Il suo sguardo attraversa una realtà in trasformazione, in cui l’infanzia si confronta con domande che non possono essere rimandate. Cresciuto dalla madre Klára nel mito di un padre idealizzato, Andor si ritrova a dover ridefinire se stesso quando la figura paterna riemerge sotto una luce del tutto diversa.


Il percorso di Andor è segnato dall’incertezza, dalla frattura tra ciò che gli è stato raccontato e ciò che si manifesta. Questa tensione tra immaginazione e realtà si riflette nel modo in cui si relaziona agli adulti e al mondo circostante, evidenziando come la costruzione dell’identità personale si intrecci con le fratture della storia collettiva.

Due genitori, due verità

Nel rapporto tra Klára e l’uomo che afferma di essere il vero padre di Andor si manifestano dinamiche familiari legate al trauma, alla sopravvivenza e alla necessità di proteggere. Klára ha cresciuto suo figlio in condizioni economiche e sociali difficili, cercando di dargli una stabilità emotiva. L’arrivo del padre biologico mette in discussione questa stabilità, aprendo una serie di domande che non riguardano solo la verità, ma anche il modo in cui una verità viene gestita.


Il film Orphan si muove tra queste due figure genitoriali: da un lato la madre che ha fatto delle scelte per il bene del figlio, dall’altro un uomo che reclama un legame biologico e affettivo. In mezzo, un ragazzo che osserva, ascolta, e deve scegliere come interpretare ciò che sta accadendo.

Grégory Gadebois
Orphan (2025) Grégory Gadebois

Storia privata, storia collettiva

Il contesto storico dell’Ungheria post-rivolta del ’56 è parte integrante della vicenda. Ma il film Orphan non si propone come ricostruzione documentaria: la storia collettiva agisce come sfondo persistente, influenzando decisioni individuali e rapporti familiari.


Molti dei personaggi vivono le conseguenze indirette della guerra e della Shoah. La presenza-assenza di questi eventi si riflette nei silenzi, nei gesti trattenuti, nelle omissioni. La storia non appare in modo didascalico, ma si manifesta attraverso le relazioni tra i personaggi e le fratture che le attraversano.

La traccia della guerra

La guerra e i suoi effetti continuano a emergere anche nel tempo di pace. Le vite dei personaggi sono modellate dalle perdite, dalla separazione e dal ritorno di figure scomparse. Alcuni dei sopravvissuti, come suggerito nelle dichiarazioni del regista, sono rimasti soli, in attesa di parenti che non sono mai tornati. Il senso di attesa, sospensione e vuoto si inserisce nel racconto familiare di Andor, rendendolo rappresentativo di una condizione condivisa da molti in quel periodo.


L’esperienza della guerra si trasmette anche alle generazioni successive, influenzando i legami familiari e le possibilità di comunicazione tra genitori e figli. Non è solo la memoria dei fatti a essere presente, ma anche la difficoltà di elaborarla e condividerla.

Un linguaggio cinematografico coerente

Nemes ha scelto di girare su pellicola, come già nei suoi film precedenti. Questa decisione si collega a una ricerca formale precisa: lavorare con la materialità dell’immagine, con la disciplina della ripresa limitata, e con una gestione attenta del tempo sul set.


La collaborazione con il direttore della fotografia Mátyás Erdély si è sviluppata su basi condivise: l’uso della luce, il ritmo delle inquadrature e la costruzione dello spazio sono stati orientati a seguire da vicino la soggettività del protagonista. Ogni scelta tecnica è stata pensata per restituire la dimensione interiore di Andor, senza interferenze o distrazioni.

Le ombre che ci appartengono

Il film Orphan affronta anche il tema della trasmissione intergenerazionale del trauma. Secondo quanto dichiarato dallo stesso Nemes, esiste un’eredità psicologica e affettiva che passa da chi ha vissuto la guerra ai propri figli. Spesso, queste ferite non vengono elaborate in modo consapevole, ma incidono comunque sul presente.


Orphan
 esplora questo nodo: come si convive con ciò che non si è vissuto direttamente, ma che condiziona comunque il proprio modo di essere e di relazionarsi? Come si distinguono le proprie emozioni da quelle ereditate? Le domande non cercano risposte definitive, ma restano aperte.


Secondo il regista, raccontare queste storie significa confrontarsi con le ombre della nostra civiltà. Orphan si inserisce in questa prospettiva: non per offrire soluzioni, ma per sollevare interrogativi che riguardano identità, verità e memoria. La vicenda di Andor non è isolata, e proprio nella sua particolarità rispecchia dinamiche più ampie.


In un tempo in cui la distanza dagli eventi storici cresce, ma le loro conseguenze rimangono visibili, la narrazione del film Orphan si presenta come un’occasione per riflettere su ciò che resta. Non sul passato in sé, ma su come il passato si inscrive nei legami affettivi, nei silenzi familiari e nelle scelte quotidiane.


Prossimamente nelle sale italiane con Movies Inspired.


Disclaimer

Questo testo è stato redatto sulla base di informazioni e note di regia condivise dalla produzione, supportate dalla visione di interviste e materiali promozionali, ma senza avere visto il film. In alcun modo, quindi, questa presentazione di Orphan può essere intesa come una recensione o una critica cinematografica.

Autore

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Filmografia

locandina Orphan

Orphan

Drammatico - Ungheria, Francia, Germania, Regno Unito 2025 - durata 132’

Titolo originale: Árva

Regia: Laszlo Nemes

Con Bojtorján Barabas, Gyorgy Bojtik, Andrea Waskovics