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Stony Island

Regia di Andrew Davis vedi scheda film

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La recensione su Stony Island

di millertropico
8 stelle

Musica e città: tra questi due poli, l'allora giovane e ambizioso Davis (la sua successiva carriera cinematografica non sarà magari un disastro assoluto,ma rispetto agli esordi è deludentissima, di quelle che non fanno storiapurtroppo) ha costruito il suo primo lungometraggio (non a caso una produzione indipendente) transitato anche in Italia nel 1979 (credo al Florence Film Festival ora defunto) che faceva sperari in ben altri successivi sviluppi.
La musica - che Davis utilizza in maniera davvero straordinaria - è  l'elemento strutturale  dominante per capire (e far comprendere anche allo spettatore) la cultura interraziale della Chicago di quegli anni, lo squallore e la speranza dei suoi ghetti (ed anche il veicolo trainante dell'intera narrazione).
"E' un film su un gruppo di ragazzi che vogliono formare un complesso rock e trovano un vecchio sassofonista che li consiglia su cosa è necessario che facciano per portare a compimento il loro progetto, ma sono poi così tanto presi dalla musica, che non vanno davvero molto per il sottile dimenticano i consigli ricevuti e non stanno a vedere chi è bianco e chi è nero, privilegiando il talento e il sound che esprimono". (Andrew Davis)
Nell'East Side, intorno alla stazione " Stony Island" della sopraelevata, Richie e i suoi amici cercano così uno sbocco alla loro voglia di musica, e attraverso questa, un riscatto alla loro esistenza emarginata. Come si può già evincere dalle dichiarazioni del regista, li anima e li sostiene il vecchio Percy, antico suonatore di sassofonoe adesso custode alle pompe funebri, un uomo tanto innamorato della musica, da essere disposto anche a prestare i poco allegri locali dove svolge il suo lavoro, per le prove del gruppo in formazione.
Quando il vecchio muore incollato al suo sax (sua mai dimenticata passione giovanile), i ragazzi lo salutano nel modo migliore con un funerale clandestino che diventa anche la scena del loro primo concerto.
Rifiutato dalla Fox perchè "film di colore" (e il "nero" non era certamente di moda in quegli anni) Stony Island  è stato di conseguenza frutto di una produzione indipendente a cui accennavo sopra che ha permesso a Davis piena liberta espressiva senza condizionamenti economici, ed ha aperto poi alla pellicola, molti circuiti paralleli magari meno remunerativi di quelli ufficiali, madi sicuro prestigio, facendole fare davvero il giro del mondo (in quegli ci si costruiva anche così una fama di autore), e riscuotere un pò da tutte le parti, attenstati di stima soprattutto per la freschezza e la sensibilità con cui il neo-regista era riuscito a cogliere e ad affrontare i problemi di una generazione,  fotografata negli ambienti reali e "raccontata" coi vivaci contrasti offerti da una città come Chicago, dove la tradizione musicale era in quei tempi (non so adesso) una delle espressioni musicali più importanti.

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