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Questi dannati quattrini

Regia di Irving Cummings vedi scheda film

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La recensione su Questi dannati quattrini

di mm40
5 stelle

Johnny, impiegato di banca, salva un uomo da un aggressione e scopre che si trattava di un mafioso, che lo ricompensa con una grossa somma di denaro. Accettati con riluttanza, quei soldi serviranno comunque all’uomo per sposare la bella collega Mib. Nello stesso giorno però vengono a mancare 75mila dollari nella sua banca: Johnny deve fare in modo di non sembrare improvvisamente ricco, o rischia il carcere.

La bella (Jane Russell, ancora giovane e non molto nota), l’affascinante (Frank Sinatra, naturalmente impegnato anche in un paio di sequenze canore) e lo scemo (Groucho Marx nei panni dello strambo cameriere Emil J. Keck, un’irresistibile macchietta delle sue): con tre pilastri simili non dev’essere stato affatto complicato per l’esperto Irving Cummings – una carriera cominciata in piena epoca del muto, una nomination all’Oscar (1928) – mettere in scena una commediola esile, ma agile come questa. Certo, il titolo italiano vuol dire poco e ha nettamente meno appeal dell’originale Double dynamite, che però significa ancora meno rispetto alla trama della pellicola; in sceneggiatura compare il solo nome di Melville Shavelson, che ha preso spunto da un soggetto di Leo Rosten, ma non v’è dubbio alcuno sulla presenza della mano di Groucho per lo meno nei dialoghi del suo personaggio, all’altezza di quelli di un film dei fratelli Marx. Non essendoci molta sostanza, Cummings spinge ragionevolmente sul ritmo, ottenendo un lavoro compatto – ottanta minuti circa di durata – e con i sentimenti giusti al posto giusto: la giustizia trionfa, la sottotrama rosa va a compiersi e il cerchio della vicenda si chiude con la smaccata ironia della scen(ett)a conclusiva. Non un capolavoro, ma una visione spensierata e una bella lezione di fondamenti di Cinema, per questo che è l’ultimo titolo licenziato dal regista. 5/10.

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