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Lovers in Woomukbaemi

Regia di Jang Sun-Woo vedi scheda film

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La recensione su Lovers in Woomukbaemi

di supadany
8 stelle

Far East Film Festival 21 - Udine. Retrospettiva cinema sudcoreano "I choose evil".

Tutti ambiscono al conseguimento della felicità. Per la maggior parte delle persone rimane un miraggio, molti si accontentano, mentre in pochi la raggiungono, di cui una buona fetta se la vede sfilare tra le dita. In fondo, gran parte della questione risiede nella tipologia degli obiettivi e dai rischi che si è disposti a correre.

Nel caso di un’avventura passionale in ambito extraconiugale, il fatto che questa avvenga in un luogo e periodo in cui l’adulterio può essere punito con il carcere, dovrebbe porre un freno. Il condizionale è d’obbligo, poiché quando il tizzone della passione arde a pieno regime, ogni forma di calcolo preventivo finisce in disparte, rimandato a un ipotetico poi, localizzato oltre il limite consentito per appianare la situazione. 

Bae Il-do (Park Joong-hoon), insieme a sua moglie e al loro primogenito nato da poco, si è appena trasferito per lavoro a Woomukbaemi quando s’innamora perdutamente della sua collega Gong-ryae (Choi Myung-gil).

Dopo alcuni spavaldi approcci andati a vuoto, tra i due scoppia la passione, ostacolata a suon di botte dai rispettivi coniugi.

Soprattutto la moglie di Bae non ha alcuna intenzione di fargliela passare liscia.

scena

Lovers in Woomukbaemi (1990): scena

Lovers in Woomukbaemi è un film vulcanico. Certo, è una storia di tradimenti, amori inarrestabili e matrimoni che non funzionano, con tutte quelle fasi facilmente ipotizzabili, ma il condimento circostanziato la impreziosisce con delle variazioni di registro di notevole caratura, rendendola anche esportabile - nella sua ragion d’essere - al di fuori dei confini sudcoreani.

Lo sfondo dal quale ogni mossa prende il via è dominato dall’insoddisfazione, frutto di vite colme di nulla, con lo squallore insediato ovunque e le difficoltà che spingono alla ricerca di un’oasi, un luogo in cui la spensieratezza prenda il sopravvento su ogni pensiero negativo.

Da questi presupposti, s’incendia un amore clandestino, raccontato dal regista Jung Sun-woo con stuzzicante partecipazione, senza alcun pudore nel mostrare la radiosità degli adulteri e nemmeno i lividi accompagnati alle reprimende.    

Tuttavia, il vero tocco di genio, quell’aggiunta che crea una distanza con quei prodotti semplicemente ben fatti, scatta con l’irruzione della moglie tradita, una figura violenta che non la manda a dire. I siparietti tra i coniugi sono iperbolici, degli intermezzi esilaranti ed eversivi, accostabili per intensità, pulsioni indomabili e caratteri burrascosi a quel che combinavano Mariangela Melato e Giancarlo Giannini in Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare di agosto.

Un’energia straripante, simile a quella generata dal desiderio quando è ancora trattenuto e corrode le viscere, elemento debordante che punteggia un dispositivo vivificato da chi conduce e chi si fa trascinare, sprovvisto di posizioni immutabili e vittime sacrificali, attraversato da rabbia e ardore, rimpianti e sogni, disperazione e perdizione.

Altamente infiammabile.

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