Oi vita mia è il nuovo film scritto, diretto e interpretato da Pio D’Antini e Amedeo Grieco, al cinema dal 27 novembre con Piper. Il progetto si inserisce in una tradizione narrativa che unisce elementi comici e dinamiche relazionali complesse, con al centro una convivenza forzata tra due comunità marginali: giovani in difficoltà e anziani non autosufficienti. L’incontro nasce da una situazione emergenziale e si sviluppa all’interno di una struttura condivisa, situata nel Gargano, a Vieste.
Nel contesto di una casa di riposo reale e una comunità educativa realmente esistente, il lungometraggio costruisce un ambiente in cui il conflitto generazionale non è tema accessorio ma meccanismo narrativo centrale. Due sistemi valoriali, quello del passato che dimentica e quello del presente che documenta compulsivamente, entrano in collisione quotidiana, dando vita a una serie di interazioni disordinate, segnate da distanza e incomprensione. L’elemento comico si innesta nella dinamica di convivenza, utilizzato come dispositivo interno alla narrazione.

Distanze emotive, vicinanze strutturali
La trama del film Oi vita mia si articola attorno alle figure di Pio (Pio D’Antini), educatore di una comunità per minori, e Amedeo (Amedeo Grieco), responsabile di una casa di riposo. I due protagonisti, legati da un’amicizia di lunga data, sono costretti a condividere uno spazio fisico e decisionale a seguito del crollo dell’edificio in cui viveva la comunità educativa. L’evento diventa il punto di partenza per una sperimentazione relazionale tra soggetti che raramente condividono luoghi e tempi.
Gli spazi del film non fungono da semplice ambientazione ma agiscono come strutture sociali: il piano superiore della casa di riposo, inutilizzato, diventa il luogo di ibridazione tra anziani e adolescenti. Il personaggio di Mario (Lino Banfi), ospite della casa di riposo e affetto da Alzheimer, assume la funzione di osservatore e memoria in transizione. La psicologa Nina, interpretata da Ester Pantano, svolge un ruolo di mediazione tra le due comunità, nel tentativo di preservare equilibri fragili.
Un’alleanza asimmetrica
L’amicizia tra i due protagonisti costituisce l’asse strutturale del racconto del film Oi vita mia. Pio, impulsivo e affettivo, e Amedeo, contenuto e difensivo, rappresentano due modalità divergenti di gestione del legame. La loro interazione è discontinua, spesso conflittuale, e si sviluppa su un registro che oscilla tra la dissimulazione e la dipendenza emotiva. Nel corso del film, il loro rapporto attraversa diverse fasi: dal rifiuto all’accoglienza, dalla rottura alla cura.
La relazione non evolve verso una sintesi pacificatrice, ma piuttosto verso una forma inedita di alleanza, definita da tensioni costanti e forme di supporto implicite. Il lutto condiviso per la morte di Mario, e l’ultimo abbraccio che ne consegue, non risolvono ma ridefiniscono il loro rapporto. L’amicizia maschile viene così trattata non come categoria idealizzata, ma come pratica quotidiana di confronto, scontro e contenimento.

Generazioni in attrito: il tempo come variabile sociale
Il film Oi vita mia articola un confronto tra due generazioni separate da linguaggi, tecnologie e aspettative. I giovani, spesso ripresi nell’atto di filmare e documentare, sembrano vivere il presente in funzione della condivisione. Gli anziani, invece, appaiono progressivamente disancorati dal tempo lineare, presi in un ciclo di ricordi e oblii. Questa dialettica viene incarnata da Mario, che filma per ricordare, mentre i più giovani rischiano di dimenticare vivendo in modalità frammentata.
Il territorio pugliese, e in particolare il Gargano, agisce come sfondo identitario. Vieste non è solo paesaggio, ma configurazione culturale. Il tempo rallentato, il rapporto diretto con gli elementi naturali, la lontananza dai circuiti turistici dominanti definiscono un contesto in cui la narrazione può esplorare dinamiche intergenerazionali non ancora appiattite da logiche metropolitane.
Ruoli maschili in riconfigurazione
Uno dei filoni narrativi del film Oi vita mia riguarda la trasformazione dell’identità maschile. Amedeo, padre single della giovane Rita (Adriana De Meo), si confronta con un modello genitoriale solitario e difensivo. Pio, invece, vive una separazione affettiva che lo costringe a ridefinire la propria centralità relazionale. Entrambi i personaggi attraversano una crisi che non viene superata attraverso il ritorno al modello di coppia eterosessuale, ma mediante una riformulazione dei legami primari: la paternità, l’amicizia, l’autonomia.
Le figure femminili, come Marina (Ester Pantano) e Francesca (Cristina Marino), intervengono nel percorso dei protagonisti in modo laterale ma determinante, fungendo da specchio, da limite o da occasione di ripensamento. Il loro ruolo, pur non centrale, è funzionale alla messa in crisi del protagonismo maschile.

Il corpo che ricorda: Mario e l’Alzheimer
Il personaggio di Mario, interpretato nel film Oi vita mia da Lino Banfi, è al centro di una riflessione sul tempo, la malattia e la trasmissione del sapere. Professore in pensione, affetto da Alzheimer, Mario filma ossessivamente ciò che lo circonda nel tentativo di conservare la memoria. Il suo gesto si carica di significato soprattutto quando cerca di ricordare la canzone che cantava alla moglie Angela (Marina Lupo): Oi vita mia, versione italiana della celebre ’O surdato ’nnammurato.
La perdita di memoria viene trattata non come semplice condizione clinica, ma come questione esistenziale e relazionale. Mario rappresenta la soglia tra due epoche: quella del sapere tramandato e quella del dato istantaneo. Il suo ultimo gesto, lasciare un progetto che unisca le due comunità, assume il valore di eredità collettiva.
Un richiamo alla vita imperfetta
Il titolo del film, Oi vita mia, funge da sintesi tematica e da richiamo linguistico. “Oi”, nel dialetto del Sud, è un vocativo affettivo, spesso usato per esprimere stupore, disperazione o amore. Nel film, questa esclamazione attraversa i personaggi, indipendentemente dall’età, e diventa una forma di resistenza: contro il tempo, contro la dimenticanza, contro l’isolamento.
Oi vita mia non propone una risoluzione definitiva ai conflitti che mette in scena. La sua struttura si fonda sull’instabilità: delle relazioni, delle memorie, delle identità. Al centro resta la domanda implicita: in che modo possiamo abitare insieme spazi che non sono fatti per noi? La risposta non è data, ma suggerita in un gesto: l’abbraccio finale tra due uomini che hanno imparato a riconoscersi. Non come amici ideali, ma come soggetti vulnerabili, inseriti in un mondo che cambia e che non aspetta.
Disclaimer
Questo testo è stato redatto sulla base di informazioni e note di regia condivise dalla produzione, supportate dalla visione di interviste e materiali promozionali, ma senza avere visto il film. In alcun modo, quindi, questa presentazione di Oi vita mia può essere intesa come una recensione o una critica cinematografica.
Filmografia
Oi vita mia
Commedia - Italia 2025 - durata 113’
Regia: Pio D'Antini, Amedeo Grieco
Con Pio D'Antini, Amedeo Grieco, Lino Banfi, Ester Pantano, Cristina Marino, Marina Lupo
Al cinema: Uscita in Italia il 27/11/2025


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