Strike – Figli di un’era sbagliata è un film diretto da Gabriele Berti, Giovanni Nasta e Diego Tricarico, anche interpreti dei tre protagonisti. Nato come spettacolo teatrale nel 2018, il progetto si è evoluto in forma cinematografica attraverso cinque anni di lavoro, con l’obiettivo di raccontare un’esperienza condivisa e ambientata in un luogo poco noto: il Ser.D., il Servizio per le Dipendenze patologiche.


Il film è ambientato durante un’estate romana e segue le vicende di tre ragazzi ventenni che si ritrovano, per motivi diversi, all’interno di una struttura sanitaria pubblica. In questo spazio si incontrano persone provenienti da contesti differenti, accomunate dalla necessità di affrontare una forma di dipendenza. È qui che prende forma il racconto: non tanto dentro gli spazi istituzionali, quanto all’ombra del cortile, dove relazioni inattese iniziano a emergere.


Presentato in anteprima al Torino Film Festival, sarà al cinema grazie a FilmClub Distribuzione.

Diego Tricarico, Gabriele Berti, Giovanni Nasta
Strike - Figli di un'era sbagliata (2025) Diego Tricarico, Gabriele Berti, Giovanni Nasta

Tre percorsi, una stessa panchina

I protagonisti del film Strike – Figli di un’era sbagliata sono Dante (interpretato da Gabriele Berti), Pietro (Giovanni Nasta) e Tiziano (Diego Tricarico). Dante è un laureando in psicologia, timido e insicuro, che sceglie di frequentare il centro per ragioni formative, ma porta con sé un rapporto difficile con la figura paterna e un senso costante di inadeguatezza. Pietro, neodiplomato, è sottoposto a un percorso riabilitativo dopo essere stato più volte trovato in possesso di marijuana. Tiziano arriva da un quartiere periferico e dichiara una dipendenza da crack; affronta il percorso con un atteggiamento distaccato, ma rivela progressivamente una forte capacità empatica.


Le interazioni tra i tre si sviluppano nel tempo e si strutturano attraverso scambi, scontri e momenti di confidenza. Il loro rapporto si costruisce su dinamiche che mettono in discussione l’immagine iniziale che ciascuno ha dell’altro. La panchina al centro del cortile diventa il punto d’incontro da cui parte il confronto, trasformando la coabitazione forzata in una possibilità di riconoscimento reciproco.

Il linguaggio del centro

Intorno ai tre protagonisti, nel film Strike – Figli di un’era sbagliata, si muove un gruppo di personaggi che contribuisce a delineare il contesto del Ser.D. Tra questi, Tante Volte (interpretato da Max Mazzotta), soprannominato così per l’abitudine di iniziare ogni frase con “non è che tante volte…”, o Forrest (Diego Tricarico in un doppio ruolo), chiamato così per la sua tendenza a fuggire dalle sedute di terapia.

Compaiono anche il Principe (Teodoro De Cristofaro), Mamma Chioccia (Caterina Guzzanti), la dottoressa Marzioni (Matilde Gioli), il professor Zannetti (Massimo Ceccherini), e altri ancora.


Questi personaggi compongono un mosaico variegato di voci e atteggiamenti rispetto alla dipendenza e alla cura. Ognuno porta una diversa attitudine: chi cerca di rispettare il percorso, chi lo vive come un obbligo, chi lo aggira. Le loro presenze contribuiscono a definire l’ambiente del centro come un luogo di contraddizioni, adattamenti e resistenze quotidiane.

Massimo Ceccherini, Matilde Gioli
Strike - Figli di un'era sbagliata (2025) Massimo Ceccherini, Matilde Gioli

Una generazione senza riflettori

Secondo le note di regia, l’obiettivo del film Strike – Figli di un’era sbagliata è quello di raccontare una generazione che vive spesso in silenzio le proprie fragilità. Le dipendenze, in questa prospettiva, non vengono rappresentate come semplici atti di trasgressione, ma come risposte possibili a un disagio relazionale. Il film suggerisce che la sostanza, per alcuni, non è uno strumento per “alterarsi”, ma un mezzo per “stare”, per sentirsi parte di qualcosa o con qualcuno.


La struttura del Ser.D. viene rappresentata come un luogo in cui le differenze sociali tendono ad annullarsi. È qui che i personaggi si trovano di fronte non solo alla dipendenza, ma anche a se stessi e agli altri. Le relazioni che nascono in questo contesto vengono trattate come strumenti attraverso cui i personaggi tentano di affrontare il proprio percorso personale.

Scelte di messa in scena e riferimenti visivi

La regia, secondo quanto dichiarato dai tre autori, adotta un approccio che cerca di valorizzare le interpretazioni e i momenti di improvvisazione, mantenendo una presenza “invisibile”. L’uso della camera a mano e dei primi piani, in particolare nei momenti a forte impatto emotivo, è pensato per restituire l’instabilità e la confusione che caratterizzano l’esperienza interiore dei personaggi.


Il centro stesso – il Ser.D. – viene trattato come un vero e proprio palcoscenico, uno spazio che osserva e registra i mutamenti emotivi. Alcune inquadrature ricorrenti, mantenute uguali nella forma ma modificate nei contenuti, servono a marcare visivamente l’evoluzione dei personaggi e delle dinamiche che li coinvolgono.


Tra i riferimenti evocati dagli autori si citano film come Trainspotting, Brutti, sporchi e cattivi e Smetto quando voglio. Non tanto per imitazione stilistica, quanto per l’ispirazione data da temi, atmosfere e approcci narrativi capaci di coniugare ironia e complessità.

scena
Strike - Figli di un'era sbagliata (2025) scena

Una narrazione che interroga più generazioni

Il film Strike – Figli di un’era sbagliata si rivolge in prima battuta ai giovani, ma ambisce anche a stabilire un dialogo con il pubblico adulto. Il racconto delle dinamiche interne a un gruppo di ventenni inseriti in un percorso terapeutico si apre a una riflessione intergenerazionale. L’invito, per chi guarda da fuori, è quello di provare a osservare il presente attraverso lo sguardo delle nuove generazioni.


Nelle parole degli autori, la storia nasce anche come risposta a esperienze personali, legate a persone reali che hanno vissuto in prima persona situazioni simili a quelle raccontate. Tra queste, viene citato anche il cantautore Cranio Randagio, scomparso nel 2016, a cui il film rende omaggio includendo alcune sue canzoni.

Oltre la cornice terapeutica

Strike – Figli di un’era sbagliata si concentra su un momento di sospensione nella vita dei suoi protagonisti. Il tempo dell’attesa, dell’osservazione, dell’incontro. La dipendenza viene affrontata come parte di un’esperienza più ampia, fatta di ricerca di senso, bisogno di ascolto e tentativi di ricostruzione identitaria.


Senza proporre una diagnosi né offrire risposte risolutive, la narrazione si muove all’interno di un contesto preciso, il Ser.D., per osservare ciò che accade quando, per un’estate intera, tre ragazzi si trovano costretti a rallentare e a confrontarsi. Non tanto con la cura, quanto con la possibilità di stare in relazione, senza difese.


Disclaimer

Questo testo è stato redatto sulla base di informazioni e note di regia condivise dalla produzione, supportate dalla visione di interviste e materiali promozionali, ma senza avere visto il film. In alcun modo, quindi, questa presentazione di Strike – Figli di un’era sbagliata può essere intesa come una recensione o una critica cinematografica.

Lorenzo Zurzolo
Strike - Figli di un'era sbagliata (2025) Lorenzo Zurzolo

Autore

Redazione

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Filmografia

Strike - Figli di un'era sbagliata

Commedia - Italia 2025 - durata 107’

Regia: Gabriele Berti, Giovanni Nasta, Diego Tricarico

Con Massimiliano Bruno, Massimo Ceccherini, Pilar Fogliati, Matilde Gioli, Max Mazzotta, Alfonso Postiglione