Sirat, film scritto e diretto da Oliver Laxe ambientato tra le montagne e i deserti del sud del Marocco, segue un uomo, Luis, accompagnato dal figlio Estéban, alla ricerca della figlia maggiore scomparsa. Il viaggio si intreccia con quello di un gruppo di giovani diretti a una festa rave nel deserto, configurando un percorso che si svolge su più livelli: geografico, relazionale, esistenziale.


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Sergi López, Stefania Gadda, Joshua Liam Herderson
Sirat (2025) Sergi López, Stefania Gadda, Joshua Liam Herderson

La linea sottile tra ricerca e smarrimento

Luis (interpretato nel film Sirat da Sergi López) intraprende una traversata insieme al figlio adolescente Estéban (Bruno Núñez) per ritrovare la figlia maggiore. L’unica traccia conduce a un gruppo di ravers che si muovono verso una festa nel deserto. Padre e figlio si uniscono a loro, addentrandosi in uno spazio sempre più isolato e privo di riferimenti. L’ambientazione si trasforma in un dispositivo narrativo che accompagna l’erosione progressiva delle certezze del protagonista.


Il racconto non si costruisce su colpi di scena o rivelazioni drammatiche, ma sull’attraversamento fisico e psicologico di uno spazio ostile, in cui i personaggi si confrontano con i propri limiti e con la dissoluzione delle proprie abitudini percettive.

Sguardi che cambiano

Il personaggio centrale è Luis, un uomo adulto, segnato da un passato non esplicitato. La relazione con Estéban, interpretato da Bruno Núñez, è caratterizzata da silenzi e distanze che si modificano nel corso del viaggio. Il contesto inedito in cui si trovano agisce come catalizzatore.


Attorno a loro nel film Sirat si muove un gruppo di giovani ravers: Stef (Stefania Gadda), Josh (Joshua Liam Henderson), Tonin (Tonin Janvier), Jade (Jade Oukid) e Bigui (Richard Bellamy). I loro ruoli non sono definiti da funzioni narrative rigide, ma dalla loro presenza e interazione. Non vengono forniti background espliciti, e questo approccio lascia spazio a una dinamica osservativa tra i personaggi. Le loro fragilità emergono senza sovrastrutture, attraverso gesti e comportamenti.

Tonin Javier, Jade Ouki
Sirat (2025) Tonin Javier, Jade Ouki

Un ponte tra due mondi

Il titolo Sirat, che in arabo significa “cammino” o “ponte”, introduce un riferimento concettuale che il film esplora su più livelli. Il Sirāt è, nella tradizione islamica, il ponte che separa inferno e paradiso: una linea sottile da attraversare, un passaggio. Laxe adotta questa immagine per costruire una riflessione sul cambiamento, sull’attraversamento di soglie, anche interiori.


Il deserto, in questo senso, non è solo un ambiente geografico, ma un luogo di transizione. Lo spazio aperto e uniforme innesca una perdita progressiva di coordinate: le gerarchie si sfaldano, le intenzioni si confondono, i ruoli si ridistribuiscono. In questo contesto, le distinzioni tra adulti e giovani, tra ricerca e fuga, si fanno meno nette.

Paesaggio sonoro e percezione

L’aspetto sensoriale del film Sirat emerge dal dialogo tra immagine e suono. La fotografia, curata da Mauro Herce, è realizzata in 16mm. Il suono, composto da David Letellier (alias Kangding Ray), parte da sonorità techno ruvide e si evolve in tessiture ambient più rarefatte. Questo sviluppo accompagna la progressione narrativa e agisce come dispositivo percettivo.


Il regista e il musicista dichiarano di aver cercato una fusione tra immagine e suono in grado di creare un paesaggio percettivo immersivo. L’intenzione dichiarata è quella di produrre una vibrazione tra i corpi, le immagini e le frequenze, in modo che ciò che viene visto e ciò che viene ascoltato siano parte di un’unica esperienza.

Uno spazio di transizione

Sirat si inserisce nella filmografia di Oliver Laxe come ulteriore esplorazione del rapporto tra individuo, paesaggio e trasformazione. Il viaggio di Luis e degli altri personaggi si colloca in un’area indefinita tra l’esterno e l’interiorità, tra la ricerca di una persona scomparsa e l’esposizione a una soglia di cambiamento.


Non ci sono risposte definitive, né una struttura narrativa consolatoria. Il film costruisce uno spazio in cui il disorientamento diventa condizione per una possibile ridefinizione di sé. L’attraversamento del deserto funziona come metafora non esplicitata ma ricorrente: una linea da percorrere, una sospensione tra ciò che si era e ciò che potrebbe venire.


Disclaimer

Questo testo è stato redatto sulla base di informazioni e note di regia condivise dalla produzione, supportate dalla visione di interviste e materiali promozionali, ma senza avere visto il film. In alcun modo, quindi, questa presentazione di Sirat può essere intesa come una recensione o una critica cinematografica.

Autore

Redazione

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Filmografia

locandina Sirat

Sirat

Drammatico - Spagna 2025 - durata 115’

Titolo originale: Sirat

Regia: Oliver Laxe

Con Sergi López, Bruno Núñez, Stefania Gadda, Joshua Liam Herderson, Tonin Javier, Jade Ouki

Al cinema: Uscita in Italia il 08/01/2026