Elisa è il nuovo film di Leonardo Di Costanzo, presentato in Concorso a Venezia 82. Una produzione italo-svizzera che mette al centro la storia di una donna condannata per omicidio, e il percorso che la porta a confrontarsi, anni dopo, con la memoria di quel gesto. L’impianto narrativo si sviluppa attraverso dialoghi, silenzi e frammenti che riemergono, in un contesto dove la ricerca scientifica si intreccia con la dimensione personale.
Il film è ispirato liberamente al saggio Io volevo ucciderla dei criminologi Adolfo Ceretti e Lorenzo Natali. Al cinema dal 5 settembre con 01 Distribution.

Un crimine senza movente
Elisa, la protagonista del film di Leonardo Di Costanzo, ha trentacinque anni. È in carcere da oltre un decennio per aver ucciso la sorella maggiore e averne bruciato il corpo. La vicenda giudiziaria si è conclusa con una condanna, ma il movente resta indefinito. Elisa afferma di non ricordare nulla dell’accaduto. Il racconto inizia quando decide di partecipare alla ricerca di Alaoui, criminologo interessato a casi di violenza estrema in contesti non marginali. A partire da questi incontri, iniziano ad affiorare ricordi, parole e versioni diverse della stessa storia.
Il centro dell’azione si sposta progressivamente dal fatto di sangue alle sue conseguenze interiori. L’attenzione si concentra sul processo della memoria e sulle modalità con cui un individuo può o sceglie di raccontare a sé e agli altri ciò che è successo.
Una figura in frantumi
Elisa è interpretata nel film da Barbara Ronchi. Il personaggio si presenta come chiuso, trattenuto, con una comunicazione che si muove per omissioni e frammenti. Alterna il rifiuto del ricordo alla ricerca di una spiegazione, lasciando aperte più ipotesi su ciò che la muove: protezione, autodifesa, manipolazione, necessità di comprensione.
Alaoui, il criminologo interpretato da Roschdy Zem, entra nella vicenda con l’obiettivo di studiare i meccanismi psicologici dietro alcuni atti violenti. La relazione tra i due personaggi è costruita sul dialogo ma anche sull’attesa, sul non detto. Lo spazio che si crea tra le domande e le risposte diventa un territorio in cui si delineano progressivamente le identità.
Il contesto familiare affiora attraverso altri personaggi: il padre (Diego Ribon), la madre (Monica Codena), e Laura (Valeria Golino), tra i nomi indicati nel cast. La sceneggiatura lascia spazio a diverse letture su come la normalità apparente della famiglia possa convivere con tensioni latenti.

Violenza senza spiegazioni apparenti
Il film Elisa prende ispirazione da studi criminologici su atti violenti compiuti da soggetti non marginalizzati, non affetti da patologie evidenti, e in contesti quotidiani. L’interesse si concentra su quelle forme di violenza che non rientrano nei quadri esplicativi tradizionali. In questa cornice, Elisa esplora il confine tra responsabilità individuale, trauma, negazione e costruzione del ricordo.
Le domande centrali che emergono nel corso della narrazione riguardano il rapporto tra memoria e colpa, tra identità e rimozione, tra ciò che viene detto e ciò che viene taciuto. Il film lavora sulla dimensione psicologica e relazionale, senza fornire risposte definitive.
Redenzione o strategia?
Il percorso di Elisa nel film non si conclude con una rivelazione unica o un punto fermo. Ciò che emerge è una progressiva apertura del racconto, che può essere letta come tentativo di elaborazione o come strategia. Il rapporto con Alaoui diventa lo spazio in cui questi livelli si confondono.
La narrazione non dichiara se il cambiamento del personaggio sia reale o funzionale. Piuttosto, porta lo spettatore a confrontarsi con l’ambiguità, con le zone d’ombra, con la possibilità che la verità non sia univoca. I materiali biografici che emergono possono essere letti in modi diversi, e il film non chiude le interpretazioni.
La superficie e l’abisso
Secondo quanto dichiarato dal regista, il film Elisa nasce come prosecuzione ideale del precedente Ariaferma, spostando l’attenzione dalle dinamiche collettive del carcere alla dimensione individuale della colpa. Il focus, in questo caso, non è l’ambiente carcerario in sé, ma il viaggio interiore del personaggio centrale. La prigione, da luogo fisico, diventa metafora della mente bloccata.
Elisa non si concentra tanto sull’evento delittuoso quanto sulle sue conseguenze interiori. Il personaggio principale resta parzialmente opaco fino alla fine, e questo permette di interrogarsi sul rapporto tra ciò che una persona mostra e ciò che nasconde, anche a se stessa. Il film affronta la complessità di una soggettività che si ricostruisce a partire da un atto estremo.
Il progetto rientra nel solco della filmografia di Di Costanzo, che ha spesso lavorato su dinamiche chiuse, ambienti di confine e relazioni tese. In questo caso, l’attenzione si sposta su una forma di violenza non spettacolare, che prende forma nella parola mancata, nella memoria spezzata, nel tentativo di raccontare ciò che forse non si può dire.
Disclaimer
Questo testo è stato redatto sulla base di informazioni e note di regia condivise dalla produzione, supportate dalla visione di interviste e materiali promozionali, ma senza avere visto il film. In alcun modo, quindi, questa presentazione di Elisa può essere intesa come una recensione o una critica cinematografica.
Filmografia
Elisa
Drammatico - Italia 2025 - durata 105’
Regia: Leonardo Di Costanzo
Con Barbara Ronchi, Roschdy Zem, Diego Ribon, Valeria Golino, Giorgio Montanini, Hippolyte Girardot
Al cinema: Uscita in Italia il 04/09/2025
Ariaferma
Drammatico - Italia/Svizzera/Francia 2021 - durata 117’
Regia: Leonardo Di Costanzo
Con Toni Servillo, Silvio Orlando, Fabrizio Ferracane, Salvatore Striano, Roberto De Francesco
Al cinema: Uscita in Italia il 14/10/2021
in streaming: su Netflix Netflix Basic Ads Apple TV Google Play Movies Amazon Video Timvision Rakuten TV Rai Play Now TV Sky Go
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