Il taccuino del regista, il film diretto da Aleksandr Sokurov, si presenta come un’opera che sfugge alle classificazioni tradizionali. Non segue una trama lineare, non ha personaggi nel senso classico, e non propone un arco narrativo convenzionale. Al suo centro c’è la voce dell’autore, che intreccia immagini d’archivio, meditazioni personali, elementi storici e visioni simboliche in un flusso ininterrotto.
Il film si configura come una riflessione sulla memoria individuale e collettiva, con un focus che parte da Leningrado per poi allargarsi al contesto europeo. Sokurov ha invitato il pubblico a guardarlo “con cuore gentile”, sottolineando che il contenuto riguarda anche la “Patria e il Popolo” di chi osserva.

Leningrado come luogo centrale
La città di Leningrado (oggi San Pietroburgo) è una presenza costante nel film Il taccuino del regista. Per Sokurov, rappresenta una ferita ancora aperta: una città segnata dall’assedio, dal sacrificio, e da un’identità europea mai del tutto acquisita. Sokurov ha dichiarato che Leningrado “non mi ha mai reso felice”, ma resta un punto di riferimento costante nel suo immaginario.
La città è utilizzata come simbolo universale di sofferenza e memoria, un paesaggio emotivo che riflette dinamiche più ampie legate alla Storia europea e alla ciclicità dei traumi collettivi.
Una riflessione privata resa pubblica
Il film Il taccuino del regista non si propone come documentario tradizionale. Secondo le note di produzione, il film si avvicina più a un’opera letteraria visiva: diario, elegia, riflessione privata aperta al pubblico. Non ci sono spiegazioni didascaliche, ma una narrazione poetica e sensoriale, costruita attraverso immagini e suoni.
Sokurov utilizza materiale d’archivio, fotografie, sequenze storiche e interventi visivi in modo soggettivo, per evocare stati d’animo e interrogativi più che fornire risposte. Come ha osservato Mikhail Piotrovsky, direttore del Museo Ermitage, il film è “doloroso, ma purificante”, pensato per testimoniare e sollecitare la memoria.

Un’urgenza interiore
Sokurov ha spiegato che il film Il taccuino del regista è il frutto di una lunga fase di scrittura, studio e riflessione. Non nasce da un’urgenza legata all’attualità immediata, ma da un’esigenza emotiva e personale. Sokurov ha descritto il suo lavoro come “una reazione sentimentale al dolore che provo per ciò che accade intorno”.
L’intenzione dichiarata non è quella di fornire una chiave politica o ideologica, bensì di costruire un dialogo con lo spettatore sul senso della memoria, sulla fragilità della civiltà europea e sulla responsabilità collettiva.
Un percorso mentale
Il film Il taccuino del regista ha una durata di cinque ore. La narrazione è costruita come un percorso mentale, dove il tempo non è solo quantità ma parte integrante del processo emotivo. Sokurov definisce questa struttura come una “trappola del pensiero”, che invita alla partecipazione attiva, più che alla fruizione passiva.
Il montaggio è curato da Aleksandr Zolotukhin, che ha lavorato anche sugli effetti visivi. La colonna sonora, firmata da Andrey Sigle, insieme al sound design di Konstantin Chervyakov, è chiamata a creare un’atmosfera contemplativa e immersiva.
Il peso della memoria
Il taccuino del regista esplora temi come la responsabilità storica, il peso della memoria, la crisi dell’identità europea, la persistenza del dolore nel tempo. Sokurov non propone soluzioni, ma pone domande. L’opera si presenta come una riflessione aperta, non didattica, su ciò che è stato e su cosa potrebbe ancora accadere.
Secondo le intenzioni dell’autore, si tratta di un film che mira a stimolare la coscienza e il senso critico dello spettatore. Non offre una narrazione consolatoria, ma cerca un confronto onesto con il passato e con le sue implicazioni.
Prodotto tra gli altri dagli italiani Paolo Maria Spina (Revolver) e Giuseppe lepore (Bielle Re), arriverà prossimamente nei cinema.
Disclaimer
Questo testo è stato redatto sulla base di informazioni e note di regia condivise dalla produzione, supportate dalla visione di interviste e materiali promozionali, ma senza avere visto il film. In alcun modo, quindi, questa presentazione di Il taccuino del regista può essere intesa come una recensione o una critica cinematografica.

Filmografia
Il taccuino del regista
Documentario - Russia, Italia 2025 - durata 305’
Titolo originale: Zapisnaya knizhka rezhissera
Regia: Aleksandr Sokurov
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