Trama
Un film-fiume, un’opera-monumento, un diario dell’anima. In Il taccuino del regista, Aleksandr Sokurov torna alla sua città, San Pietroburgo, per aprire pagine intime e universali della storia del Novecento.
Attraverso ore di materiali d’archivio, citazioni letterarie, memorie personali e riflessioni filosofiche, Sokurov compone una sinfonia visiva sul destino della Russia e dell’Europa. È un libro di immagini, ma anche una preghiera, una cronaca emotiva che sfida i generi e il tempo. Leningrado è il cuore pulsante del racconto — la città amata e ferita, osservata con dolore e gratitudine, mai mitizzata. La voce del regista, insieme a quelle della storia, guida lo spettatore in un viaggio che non cerca risposte ma consapevolezza. Un film che non si guarda: si attraversa.
«Non sono mai stato felice a Leningrado, ma la osservo da sempre con le lacrime dentro l’anima. In questa città c’è tutto: la mia ansia, la mia memoria, la mia ferita. Questo film nasce dal bisogno di reagire alla realtà con l’unico strumento che conosco: la contemplazione».
Note
Continua qui: IL TACCUINO DEL REGISTA, IL FILM DI SOKUROV
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