Dal 7 novembre, il film Frankenstein arriva su Netflix (con un passaggio in cinema selezionati dal 22 ottobre). Non si tratta di una semplice trasposizione gotica, ma del progetto che del Toro coltiva da oltre venticinque anni. Secondo quanto dichiarato, è stato costruito pezzo per pezzo, come un esperimento, ma spinto da un’urgenza espressiva molto personale.

Il mito riletto
La storia di Frankenstein, così come riportata nei materiali ufficiali del film Netflix, segue il noto percorso tracciato da Mary Shelley: Victor Frankenstein, scienziato giovane e ambizioso, sfida la natura ricreando la vita a partire da resti umani. Ne nasce una Creatura viva, senziente, tragica e l’incontro tra creatore e creatura scatena una spirale irreversibile di dolore, abbandono e vendetta.
Del Toro, stando alle interviste rilasciate, mantiene la struttura del romanzo, ma la attraversa con il suo sguardo visivo, psicologico ed emotivo. Al centro non solo il “mostro”, ma anche la relazione complessa tra chi dà la vita e chi desidera solo essere amato.
Creazioni imperfette
Del Toro ha definito Victor Frankenstein (interpretato da Oscar Isaac) un anti-eroe: geniale e carismatico ma consumato da un’ossessione. Il regista lo paragona a figure contemporanee legate all’innovazione tecnologica, che ignorano il costo umano delle loro creazioni. Secondo le dichiarazioni, il personaggio è rappresentato come una sorta di celebrità nel mondo medico e la sua traiettoria oscilla tra hybris scientifica e disastro esistenziale.
La Creatura, interpretata nel film Netflix Frankenstein da Jacob Elordi (inizialmente il ruolo era pensato per Andrew Garfield), viene descritta come profondamente emotiva oltre che fisica. Non un mostro, ma un essere sensibile e rifiutato. Il trucco prostetico, curato da Mike Hill, evolve nel corso della narrazione e riflette il cambiamento interiore del personaggio. Il design iniziale, che include una maschera odontoiatrica ottocentesca, dá il via a una trasformazione progressiva, ispirata anche alle illustrazioni di Bernie Wrightson.
Elizabeth Lavenza, interpretata da Mia Goth (X - A Sexy Horror Story, Pearl, MaXXXine), è la promessa sposa di Victor. Da quanto emerge dalle anticipazioni, non è una semplice figura romantica ma un personaggio speculare al protagonista: empatica, umana, testimone della sua deriva. Goth, nota per ruoli intensi, si confronta con un ruolo centrale nell’equilibrio emotivo della vicenda.

Umanità, mostruosità, responsabilità
Del Toro, con il film Netflix Frankenstein, sembra voler esplorare le stesse domande centrali poste da Mary Shelley: cosa rende un uomo davvero umano? Da quanto ha dichiarato, per lui la Creatura non è il mostro. Il vero orrore è l’assenza di responsabilità, l’arroganza di chi crea senza comprendere le conseguenze.
Questa visione si inserisce nel percorso autoriale del regista, che ha spesso usato i “mostri” come metafore di vulnerabilità, desiderio e solitudine – da Hellboy a La forma dell’acqua, passando per Pinocchio. Anche in questo caso, la dinamica tra creatore e creatura richiama un rapporto padre-figlio segnato da abbandono, rifiuto e identità negate.
Il film affronta anche temi legati all’etica della scienza, al maschile tossico, al progresso come rischio, alla necessità di connessione emotiva.
Un’opera personale
Girato tra Regno Unito e Canada, con interni ricreati nei teatri di posa di Toronto, il film Netflix Frankenstein è stato descritto da Del Toro come un lungometraggio visivamente curatissimo. Nulla è preso in prestito da iconografie precedenti: non ci sono bulloni, pelle verde o fulmini teatrali. La resurrezione, secondo il regista, è concepita come un concerto: una sinfonia visiva ed emotiva, non un effetto da horror classico.
Il tavolo a Y su cui prende vita la Creatura è stato progettato come oggetto scultoreo. Del Toro lo ha definito “una delle cose più belle mai viste”, a indicare quanto anche gli elementi scenografici siano frutto di una visione precisa e personale.
“I mostri sono diventati il mio modo personale di vedere e interpretare il mondo,” ha affermato il regista. Frankenstein rappresenta per lui un ritorno alla fonte, un progetto inseguito per decenni, evocato in molti dei suoi film precedenti. Ora, con un’urgenza contemporanea, sembra pronto a riattivarlo.
Il film promette di essere una riflessione incarnata sull’identità, sull’abbandono e sul bisogno di connessione. E riecheggiano, già nei materiali promozionali, le parole della Creatura: “Ho tanto amore in me, più di quanto immagini. Ma se non posso suscitarlo, allora susciterò paura.” Una dichiarazione che, forse, parla anche del suo autore.
Disclaimer
Questo testo è stato redatto sulla base di informazioni e note di regia condivise dalla produzione, supportate dalla visione di interviste e materiali promozionali, ma senza avere visto il film. In alcun modo, quindi, questa presentazione di Frankenstein può essere intesa come una recensione o una critica cinematografica.
Filmografia
Frankenstein
Horror - Regno Unito, Messico, USA 2025 - durata 149’
Titolo originale: Frankenstein
Regia: Guillermo Del Toro
Con Oscar Isaac, Jacob Elordi, Mia Goth, Christoph Waltz, Charles Dance, David Bradley
Al cinema: Uscita in Italia il 22/10/2025
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