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Agnes Varda, storia di una lunga giovinezza
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Agnés Varda

Varda by Agnès (2018): Agnés Varda

Il cinema di Agnès Varda ha coperto più di mezzo secolo senza perdere mai di attualità, novità, attrattiva.

Un cinema che, partendo dal 1955 e chiudendo la partita nel 2019, della giovinezza ha sempre conservato i codici misteriosi che solo pochi fortunati possiedono.

Come lei, caschetto bicolore di capelli, lunghe palandrane colorate a coprire chili di troppo e via per il mondo vicino ai novanta, ancora cose da scoprire, esperienze da fare.

Essere donna così ha un senso.

Guardare Uncle Yanko, 1967,è un po’ ritornare ai suoi esordi, molto già aveva creato nel decennio precedente, ma questo cameo di diciannove minuti parla di lei in modo diretto, è l’incontro con un pezzo della sua famiglia fino ad allora sconosciuto in cui ritrova sé stessa.

Un uomo di settanta anni, una vita intera trascorsa in qualche punto del globo ignorandosi, ed ora s’incontrano ed è come essersi conosciuti da sempre, nella loro somiglianza il tempo e la distanza si annullano e la storia dell'uomo prosegue nella giovane nipote.

Giovanissima cineasta con poca esperienza ma tanto cervello, Varda si rifiuta ai luoghi comuni, prende da subito le distanze da tutti, soprattutto da chi voleva inquadrarla in un genere, o, peggio, in una scuola.

Spirito tenace nella pretesa di autonomia, ha sempre rifiutato etichette e affiliazioni, pur avendo precorso, nel 1962, il film in forma libera della New Wave francese con Cléo dalle 5 alle 7.

Nel suo cinema, in ogni fascia temporale della sua esistenza, fino al delizioso Visage Villages girato nel 2018 alla bella età di 90 anni, un anno prima della morte, scorre una vena di giovanile entusiasmo che nasce da curiosità, fertile inventiva, gusto nel trarre dalla routine della vita quotidiana quella sezione, quel dramma che spicca il volo liberandosi dei cascami inutili e diventa arte.

Cinema di esplorazione personale, Varda ha compiuto studi su persone, politica e paesaggi, nulla che fosse possibile trasformare in immagine è stato trascurato, testimone di un’epoca, di un costume, di un modo di essere umani, ha riempito tanti vuoti colmi di indifferenza con sguardo partecipe, spesso complice, comunque incantato.

Intorno ai quaranta anni, età molto fertile per sentirsi ancora giovani senza le immature stranezze dei giovani, dal 1967 al 1969 vive in California al seguito del marito Jacques Demy, reduce dal successo internazionale di Les parapluies de Cherbourg, incaricato di dirigere un film per la Columbia Pictures.

Anni bollenti negli States, dai movimenti studenteschi a quelli di piazza per i diritti civili interrazziali, all'affermazione del femminismo e delle droghe come fenomeno sociale, tempo di uomini e vicende che hanno fatto di quegli anni un punto di frattura netto fra le due metà del ‘900, sono tutti nei suoi documentari, un genere molto amato per la carica eversiva che contengono in tempi in cui era forte il bisogno di rompere steccati e mettere a nudo i tumori persistenti del corpo sociale.

Anni che non potevano mancare nello sterminato archivio memoriale di una cineasta che ha attraversato quasi un secolo lasciando impronte e cogliendo angolazioni spesso insolite, comunque forti nell’identificare il nuovo mondo che stava nascendo.

Uncle Yancoè del 1967, un corto di diciannove minuti in cui la regista incontra un cugino di suo padre che non ha mai visto, nato in Grecia ma partito nel 1913, prima per Parigi e infine per stabilirsi nella città della Bay Area di Sausalito nel 1939.

E’ un breve ritratto, schizzato velocemente, eppure pieno di vibrazioni emotive che dal personale agganciano il sociale senza soluzione di continuità.

"Pensavo che avrei trovato un ricco zio americano", afferma Varda nella voce fuori campo. Ha trovato, invece, un pittoresco Jean Varda, settantenne, che vive in una casa galleggiante nel cosiddetto "sobborgo acquatico" della città,

Vivere “contro il sistema” è stato il progetto dell’uomo, pittore e artista di collage, i colori illuminano il suo mondo, giovani della controcultura che lo hanno soprannominato Yanco sono i suoi amici e affollano la sua casa.

Si discute di arte, musica e amore, Yanco è una stravagante figura di filosofo come se ne vedevano in quegli anni, figure carismatiche e attrattive, il filtro delle loro parole insegnava ai giovani ad essere diversi dai padri pur continuando ad amarli.

Ma questo non fu sempre capito e demonizzarli fu molto facile, le anime belle spuntano ovunque.

Fra zio e nipote si stabilisce subito un feedback che non è solo legame di sangue, è uno sguardo sul mondo, un’identità vocale, anche se lui parla uno strano inglese misto al greco.

Le sue parole su arte e bellezza saranno il viatico per la giovane Agnés in tutti gli anni successivi:

"L'uomo si nutre del meraviglioso, il meraviglioso è il nutrimento della sua anima, come la clorofilla sostiene l'albero".

Tornata in Europa negli anni ’70, Varda continua sulla strada aperta dallo zio Yanco fino al suo ritorno a Los Angeles, dieci anni dopo, dove gira Mur Murs (1980) e Documenteur (1981), un documentario e un'opera di finzione connessi dalla inesausta curiosità intellettuale della donna. Topografia del panorama razziale e sociologico della città (Mur Murs è un percorso sui murales colorati che fanno della città tentacolare e angosciante un luogo interetnico e gioioso) budget ridotto al minimo sindacale, le temporanee frustrazioni (Black Panthers,1968, un cortometraggio di mezz'ora finanziato e originariamente destinato a una rete televisiva francese, fu cancellato all'ultimo minuto dal palinsesto) non la fermano, coerente con sé stessa e sempre autonoma nel giudizio, ha fortemente voluto affermare la sua visione del mondo in un mondo dominato dagli uomini (non dimentichiamo che il suo segmento di Lontano dal Vietnam, documentario che registra nomi celebri come Jean-Luc Godard, William Klein, Alain Resnais, Joris Ivens, fu tagliato prima dell’uscita).

Era il 1967, il mondo stava cambiando, certo anche con il suo contributo.

La vita è un raccolto, intitola un film del 2000, il suo raccolto è stato copioso se, quasi al capolinea, può permettersi di giocare raccontando la sua ultima favola di giovane fra i giovani:

…Vorrei fare una annotazione, JR ha trentatré anni e io ottantotto, ormai ottantanove e lui trentaquattro, la differenza non è cambiata. Ma questa distanza esistente tra noi non ha mai giocato a sfavore, anzi, la gente è stata anche divertita nel vederci. Siamo un po’ come Stanlio e Ollio, lui è alto e magro, io sono un po’ più bassa e robusta. Eravamo un po’ come Doublepatte et Patachon (duo comico danese del periodo del cinema muto, uno dei primi ad acquisire una certa rilevanza a livello internazionale, poco prima di Lorel e Hardy ndr), per dare l’idea della coppia. Lui ha piedi lunghi e io più piccoli, queste sono le differenze di base. Non abbiamo litigato molto, se non su piccoli dettagli. Ad entrambi piace mangiare la “chouquette”,  non è un croissant, né un biscotto, ma ci sono diversi fornai nella mia via che preparano questo pasticcino e in alcune panetterie sono migliori. Per me le migliori sono quelle su un lato della strada, per JR quelle del lato opposto, è questo il nostro disaccordo di base. Per il resto, il caso ci ha concesso di fare incontri con la gente, incontri che ho sempre considerato come tanti regali, e lo stesso vale per il rapporto che abbiamo avuto con loro…”

Dal pressbook di Visages Villages

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Non manca nulla nella sua lunga vita di donna, madre, casalinga e artista: amore, politica, femminismo e rivoluzione, cinema e video art, scrittura. Eppure la sua fama è recente. Soprattutto dopo Visages Villages, quando di quella anziana signora grassottella con un caschetto di capelli bicolore, sempre sorridente, ironica e piena di energia, il grande pubblico capì che grande autrice fosse.

Ma è normale, è stata la sorte di molti e lei ci ride sopra.

Le sue ultime parole in un’intervista , a mò di testamento:

“In un certo senso ho fatto pochi film. Non ho mai fatto film d’azione. Non ho mai fatto film di fantascienza. Non ho mai usato ambientazioni molto complicate perché le mie ambizioni erano modeste. Sapevo che non mi avrebbero mai affidato un budget per fare qualcosa di diverso, così mi sono concentrata sulle cose che conosco. Ci sono sempre state avventure mentali che ho desiderato sperimentare e condividere. La sezione cinefila dell’Oscar mi ha scelta quando hanno voluto omaggiare persone che hanno lavorato nel cinema a prescindere dal successo e dai soldi, e sono fiera che abbiano scelto me. È un premio per chi ha lavorato nel cinema non solo senza soldi, ma anche senza ambire ai soldi. E penso di essermi sentita felice e fiera proprio perché hanno capito che tipo di lavoro ho fatto per oltre sessant’anni. Sono rimasta fedele all’ideale di condividere emozioni, impressioni, soprattutto perché la mia forte empatia verso gli altri mi permette di avvicinarmi a persone delle quali normalmente non si parla.Ho sessantacinque anni di lavoro alle spalle, e cosa ne traggo? Il desiderio di trovare legami e rapporti con diversi tipi di persone. Non ho mai fatto un film sulla borghesia, sui ricchi, sulla nobiltà. Ho sempre scelto di mostrare persone che sono in un certo senso come tutti e scoprire che ciascuna di loro ha qualcosa di speciale, di interessante, raro e bello. È il mio modo naturale di guardare alle persone. Non ho combattuto i miei istinti. E forse questo è stato apprezzato nella famosa cerchia di Hollywood. Oltre all’Oscar ha anche ricevuto una Palma d’Oro alla carriera e un altro recente riconoscimento a Marrakech… Penso che mi daranno qualcosa anche a Berlino. Ora che sono vecchia vogliono tutti darmi qualcosa! È come dire, sei vecchia e ti diamo qualcosa. Così ho due armadi pieni. Dico grazie, naturalmente, come quando si riceve un regalo, ma lo considero ingiusto. Dovrebbero premiare un’altra donna, un’altra regista. Ci sono molte registe, in Francia, molte di loro sono brave e io sono la più vecchia, mi dico che ormai sono una statuina, è facile mettermi su un pie-distallo. Ma ho davvero molto rispetto per tante registe che non vengono premiate. Quindi penso sia un po’ un alibi, come dire “Noi rispettiamo le donne”, ma per me è troppo. Altre donne sono proprio brave, vorrei fossero un po’ più visibili. Potrei citare per esempio Céline Sciamma, Naomi Kawase, Ulla Stöckl, Maren Ade, Pascale Ferran, Claire Denis, Emmanuelle Bercot, Noémie Lvovsky, Ruth Beckermann, Sally Potter, Jane Campion e potrei nominarne molte altre.”

 (da un’intervista di Rhonda Richford, “The Hollywood Reporter”, 31 gennaio 2019)

 

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Qualche film fra i più belli:

 

Cléo dalle 5 alle 7 1962

 Come comunichi la tua consapevolezza della mortalità?

E’ la domanda che qualunque artista si porrebbe se decidesse che è il soggetto della sua opera. Agnès Varda risponde con il suo primo lungometraggio, nel 1962, e lo fa con leggerezza di tocco e profondità di visione

Ci sono film che invecchiano e altri no.

Cleo è sempre contemporaneo.

 

Il verde prato dell’amore 1965

Era il 1965, vigilia di tutte le rivoluzioni, il genio e l’ironia di Agnès Varda erano ormai perfettamente operativi al momento di ritrarre Fontenay-aux-Roses e Vincennes, placidi borghi francesi circondati da prati, boschi e corsi d’acqua, fiori di campo e girasoli a non finire, anche sul vestito della protagonista, famigliole alle prese con picnic domenicali e tranquillo lavoro feriale, in casa da sarta, lei, in falegnameria, lui.

Il ritmo della vita è quello della natura, la primavera sorride, l’estate avanza. La felicità, Le bonheur del titolo originale, si legge sui volti, nei gesti e nelle parole. Cosa abbia suggerito di intitolare in Italia  I verdi prati dell’amore non sappiamo né vogliamo saperlo.

Le bonheur vinse l’ Orso d’argento al Festival di Berlino di quell’anno, fu l’inizio di una carriera folgorante che già in questo primo, breve film, mostrava sapienza autoriale nel gioco dei colori, nel balenìo dei sentimenti attraverso il tessuto sottile dei rapporti umani, nell’adesione stretta al reale pur dando la parvenza di sogno o di parabola alle cose del mondo.

Uno sguardo, un sorriso, un caffè al bar, un amore che nasce, un altro che sparisce, il ciclo della natura è sovrano, la vita che nasce in primavera, trionfa in estate, appassisce in autunno.

Dell’inverno si tace, una sola battuta in bocca ad uno dei protagonisti, l’inverno si teme, va esorcizzato.

Le bonheur è la felicità infelice del genere umano, un po’ così e un po’ colà, come un fiore, stupendo oggi, senza più petali domani.

 

Senza tetto nè legge 1985

Dramma di immagini, di silenzi o brevi dialoghi frettolosi, musiche graffianti e canzoni new wave, case luminose guardate dall’esterno, passando, e interni bui, degradati dove abitare qualche notte, Monà è una presenza inquietante, lascia il segno e subito scompare.

Mi spaventa perché mi respinge ” dice qualcuno di lei, lo definirono femminismo questo sguardo tenero e severo della Varda, e molti non glielo perdonarono.

Eppure Monà è un essere innocuo, non chiede nulla, è il reagente che porta a galla tutte le contraddizioni, quelle degli altri.

 

 

La vita è un raccolto  2000

Il glaneur, lo “spigolatore”, conosce l’arte di “vivere degli avanzi degli altri”, e spigolatori sono i protagonisti di questo documentario che, circa 20 anni fa, percorreva e precorreva strade diventate poi affollate per moda, perché se ne parla, perché è politicamente corretto, perché … tante cose.

Ma nulla è cambiato in meglio, e allora guardiamo cosa s’inventava la mitica Agnés nel 2000 e cos’aveva da dirci.

 

 

Le spiagge di Agnés 2008

“Si on ouvrait les gens, on trouverait des paysages.
Moi, si on m'ouvrait, on trouverait des plages.”
 Agnés Varda

 

... Auprès de mes amis d'enfance, les dauphins,
Le long de cette grève où le sable est si fin, sur la plage de la Corniche ...
**

La voce di Brassens e una performance in una spiaggia del Belgio, normalmente solitaria, eccezionalmente assolata (le plat pays avec le ciel si bas qu'un canal s'est perdu … cantava Jacques Brel) tanti giovani che l’aiutano a sistemare cornici e specchi sulla sabbia, e lei, Agnés, una "piccola anziana, piacevolmente paffuta", con uno dei suoi abiti larghi e lunghi, il caschetto di capelli compatto, sempre lo stesso, cambiava colore, a volte.

E 80 anni.

Doveva essere il suo ultimo film, e ne ha tutta l’aria, un gran ricordo globale di una vita intera.

E poi di anni ne sono passati altri dieci e altri due film.

Ma questo è il suo "mentre vivo ricordo", quando la mente è giovane e il corpo tiene, e come in un gioco Agnés ci fa girare nelle stanze della sua memoria, e con lei visitiamo i suoi anni, gli amori, le città e le campagne, i fiumi e le case, e i visi, noti o comuni, familiari o estranei.

Spigolatrici nei campi della Francia o nei cassonetti di Parigi, donne belle e famose e casalinghe ai fornelli, uomini che fanno la Storia e quelli che la vivono soltanto, bambini che giocano, bambini che crescono, vecchi cortili profumati e spiagge, soprattutto, e tanto mare:

"Se dovessi osservare la mia vita, sarebbe una serie di spiagge".

Un bricolage di ricordi in un vortice coloratissimo e pittoresco, dall’infanzia alla vecchiaia c’è tutto quello che la memoria seleziona nel tempo e lascia in deposito.

E se la chiave del deposito ce l’ha un’artista immaginifica, irresistibile, inarrestabile come Agnés Varda, questo è il risultato, Les plages d'Agnés.

 

Visages Villages 2017

A quasi novant’anni la vita può essere ancora un’avventura, la mente ordina al fisico di reggere, c’è tanto da scoprire e se uno lo ha fatto a venti continua anche a novanta. Se poi si fanno gli incontri giusti, se si è capaci di ridere e se si lascia al caso di fare il suo mestiere è fatta, si gira un film e si butta un palloncino nell’acqua. Non un sasso, un palloncino. I cerchi concentrici girano attorno al mondo e stampano un sorriso di gioiosa sorpresa in chi li guarda.

 

Varda by Agnès 2018

 Aveva 90 anni quel giorno a Berlino quando ricevette l’ultimo premio. Qualche mese dopo, quasi un anno, se ne andò, come previde in questo racconto della sua vita, nell’ultima inquadratura, scomparendo in dissolvenza nella foschia del mattino sul mare.

 

 

 

www.paoladigiuseppe.it

 

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