Gli anni Ottanta si erano aperti, in casa Disney, all’insegna del passaggio di consegne: la prima leggendaria generazione di animatori che aveva contribuito a rendere lo studio di Burbank fondato da Walt (deceduto nel 1966) uno dei più importanti al mondo era ormai in procinto di ritirarsi e sulle nuove leve gravava l’onore e l’onere di reggere il peso di una nobile tradizione.

Dopo aver lavorato fianco a fianco a quel che restava dei cosiddetti nine old men in Red & Toby nemiciamici (1981), era giunto il momento per i vari Andreas Deja, John Lasseter, Tim Burton, Glen Keane, John Musker, Ron Clements di vedersela da soli e la realizzazione del successivo classico, Taron e la pentola magica, rappresentava il primo importante banco di prova.

Travagli produttivi, inesperienza, voglia di strafare (si pensi all’enfatica recitazione dei personaggi, alle atmosfere inusitatamente tetre per un classico Disney, alle venature horror) aprirono le porte del baratro: il film uscì nel 1985, fu un flop colossale al botteghino e venne rigettato anche dalla critica.

Per la dirigenza il messaggio del mercato era chiaro: un altro fallimento e il cinema animato Disney avrebbe chiuso i battenti per sempre. Fu in questo contesto di tensione ed apprensione che venne partorito Basil l’investigatopo. E la storia del cinema prese un’altra direzione…