Regia di Roberto Bianchi Montero vedi scheda film
Siamo a un passo dal trash, con un regista non proprio memorabile (Roberto Bianchi Montero, che in quello stesso anno girava altre due pellicole di perfino minore levatura artistica: Le notti di Caligola e La sorprendente eredità del tonto di mammà) e un cast nel quale spiccano Venantino Venantini e Silvano Tranquilli come volti maggiormente rinomati (si immaginino quindi gli altri). Siamo a un passo dal poliziottesco, anche, con una deriva estremista (violenza eccessiva, dialoghi sboccati, erotismo esplicito e gratuito) su un blando canovaccio giallo; e infine siamo - o per lo meno vorremmo essere - nel pieno del 'cinema di denuncia' che in quegli anni costituiva una sorta di 'avanguardia impegnata' della settima arte nostrana. Ma, ben lungi dall'avere implicazioni o dal fornire riflessioni assimilabili a quelle di un'opera di Petri o di Rosi, questo La bravata banalizza in maniera grossolana ogni questione trattata ricalcando piuttosto le orme di un romanzetto dozzinale, sfruttando la superficiale morbosità di certi argomenti invece che indagarli in profondità. La delinquenza per noia di giovani per bene, lo strapotere delle associazioni malavitose, l'impotenza delle forze dell'ordine... è tutto materiale già stravisto nel filone poliziesco all'italiana che da ormai un lustro imperversa sul grande schermo nazionale. Bizzarre le musiche di Nico Fidenco e Nino Tassone, allegrotte sulla scia dei lavori contemporanei degli Oliver Onions. 2/10.
Alcuni insospettabili ragazzi commettono un furto d'auto per un'estemporanea bravata; non sanno però che stanno mettendo i bastoni fra le ruote a una potente organizzazione criminale. Uno dei ragazzi, però, è figlio di un personaggio intoccabile: la situazione si complica ulteriormente.
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