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The Brothers Bloom

Regia di Rian Johnson vedi scheda film

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La recensione su The Brothers Bloom

di supadany
7 stelle

Tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare. Questo proverbio si presta a essere utilizzato in più occasioni e, fondamentalmente, evidenzia una distanza, spesso siderale, comunque sia sempre tangibile, il più delle volte a posteriori, quando ormai è troppo tardi per porre rimedio a quanto accaduto. Dunque, identifica un netto distacco, tra l’apparenza e la realtà, tra intenzioni lodevoli e risultati sconfortanti, tra una promessa dai tratti sinceri e una menzogna che procura una ferita, tra un affare invitante e una scatola vuota, tra una mano tesa per offrire un supporto e una spinta che getta nello sconforto, tra una collaborazione e un colpo sotto la cintola.

Tutti questi casi rientrano in ordine sparso nel variopinto e persuasivo distillato presentato da The brothers Bloom, un film che continua a cambiare pelle, ad aggiungere e togliere pezzi spostando senza sosta l’asse dell’ingranaggio, pescando a piene mani nel ricco bacino offerto dal comprensorio cinematografico.

Fin dalla tenera età, i fratelli Bloom hanno imparato e applicato l’arte della truffa, per raggiungere i loro obiettivi senza considerare i danni inferti agli altri.

Una volta diventati adulti, Stephen (Mark RuffaloTutto può cambiare, Il caso Spotlight), la sua compagna Bang Bang (Rinko KikuchiPacific rim, Babel) e il fratello (Adrien BrodyIl pianista, Detachment - Il distacco) continuano ad attuare i loro piani truffaldini, fino a quando conoscono la ricca e stravagante Penelope (Rachel WeiszThe lobster, The constant gardener).

Mentre Stephen ha la ferma intenzione di ingannarla, estorcendole la cifra più alta possibile, suo fratello se ne innamora perdutamente e vorrebbe chiudere la questione rapidamente, per iniziare una nuova vita con lei.

Prima di arrivare alla soluzione delle loro diatribe, questo quartetto viaggerà per mezzo mondo, affrontando sfide che metteranno a repentaglio la loro futura unità.

 

Rinko Kikuchi, Adrien Brody, Rachel Weisz, Mark Ruffalo

The Brothers Bloom (2008): Rinko Kikuchi, Adrien Brody, Rachel Weisz, Mark Ruffalo

 

The brothers Bloom è il secondo film sceneggiato e diretto da Rian Johnson, dopo il promettente esordio di Brick – Dose mortale. Già con questa produzione, rimasta ancora oggi inopinatamente inedita in Italia, il regista originario del Maryland comincia a fare sul serio, alzando l’asticella delle ambizioni.

Raggruppa un cast d’indubbio valore, funzionale nella sua estrema duttilità, con i quattro protagonisti sottoposti a soventi sollecitazioni che smantellano un tono per promuoverne un altro, contaminando generi senza soffermarsi più di tanto sulla punteggiatura.

Così, da prerogative che in teoria sarebbero standardizzate, germoglia un cocktail funambolico, un mosaico dall’ampia forchetta, dove i sapori si alternano, sovrappongono e mescolano. Se il tema della truffa è direttamente ricollegabile all’heist movie, si registra una naturale propensione per la commedia, con un complessivo spirito avventuroso (la storia è itinerante), alcune declinazioni drammatiche e, per completare l’opera, una svolta romantica che acquista progressivamente campo.

In generale, tra voice over e un timing serrato, già l’introduzione suggella il modus operandi selezionato da Rian Johnson, che sbraccia e flette, allarga il cono per poi ripiegare, adopera l’arte affabulatoria e spiazza, evitando di rintanarsi in una comoda comfort zone che, per inciso, volendo sarebbe a più riprese facilmente conseguibile.

Infine, in coerenza con quanto enunciato, vanta un’attività sostenuta che spalanca praterie operative, tira la corda per poi rilasciarla, scodella impulsi a ripetizione, possiede tempi di reazione fulminanti, talvolta anche troppo, è ricco di condimenti (vedi le tante parentesi che paiono derivare dal cinema di Wes Anderson), perdendo giusto qualche colpo nella seconda parte quando, a forza di impartire finte e contromosse, corre il rischio – tutt’altro che remoto – di estenuare, di sfiancare le aspettative dello spettatore (non solo quello generico che guarda il primo film che capita a tiro).

 

Adrien Brody, Rachel Weisz

The Brothers Bloom (2008): Adrien Brody, Rachel Weisz

 

Alla fine, il referto di The brothers Bloom abbonda – quasi tracima - di note. Ha la tendenza a accedere, viaggia con il vento in poppa, stacca la spina senza preavviso per poi riattaccarla altrove, tra scostamenti e depistaggi (specialità della casa che saranno più mature in Cena con delitto), accostamenti e macchinazioni, espedienti e bersagli, infiltrazioni e torsioni, ruzzoloni e capovolte, una recitazione interna (le strategie adoperate creano una finzione dentro l’altra) e parvenze destinate a essere manipolate.

Propositivo e instabile, spavaldo e composito, un atto palese che dimostra l’amore – spassionato e sconfinato - che Rian Johnson prova per il cinema in (quasi) tutte le sue formule principali.

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