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L'ultima sequenza

Regia di Mario Sesti vedi scheda film

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La recensione su L'ultima sequenza

di EightAndHalf
7 stelle

Il finale di 8 1/2 fu per Fellini un bivio, un macerante dubbio su dove indirizzare l'esistenza dell'uomo. Quel finale, che - Fellini forse sapeva? - aveva quel rilievo magistrale a livello cinematografico, filosofico, esistenziale, era un oggetto di grandiosa responsabilità, se sottoposto a quell'epoca a una lettura più lungimirante, e il fatto che Fellini virò verso un ottimismo problematico e per nulla illusorio dimostra la grandezza e la maturità di un regista del suo calibro. Un finale, quello di 8 1/2, che segnò per sempre la sua carriera, e la trasformò fin alle radici; un finale che ha segnato il destino dell'arte cinematografica e dell'uomo in genere.

La sequenza perduta, che pure è tutt'ora oggetto di ricerche e di studi, è testimoniata da alcune foto che Gideon Bachmann, importante fotoreporter americano intervenuto sui set di 8 1/2 e di Fellini-Satyricon (dove realizzò i preziosissimi Fellinikon e Ciao, Federico!), scattò proprio mentre gli attori furono fatti sedere sui sedili di un gigantesco vagone ristorante ricostruito, tutti vestiti di bianco, angeli apparsi subito dopo il celebre suicidio sotto la tavole delle interviste di Guido Anselmi in 8 1/2.

 

 

Questa sequenza, che dev'essere stata sicuramente di straordinario impatto, era comunque intrisa di un sapore claustrofobico e fortemente mortuario, tanto che lo splendore e l'importanza della scelta di Fellini vengono sottolineate, alla fine di questo prezioso documentario di Mario Sesti, da Lina Wertmuller, che riconosce a Fellini il titolo di maestro solo per questa scelta coraggiosissima e originalissima: Fellini scelse la vita, e tutto ciò che questa comportava. Nonostante i problemi, nonostante le sconfitte: 8 1/2, si sa, è un film che "banalmente" permette di continuare a guardare avanti, a prescindere da discorsi teorici e filosofici da cui, Fellini, esplicitamente, a colloquio con Gideon Bachmann, si distacca. Fellini tiene a sottolineare, nelle parole che Bachmann registrò, di non aver mai letto Joyce, Proust, né di essere mai stato un vero esperto di Picasso, ma di sapere che ormai nascere nel presente vuol dire assorbire in maniera naturale e genetica quelle opere e ciò che esse significarono. Per chi, dice lui, "ha i sensi sani".

 

 

E in questo senso Fellini, in 8 1/2, è saputo arrivare alla conclusione più importante, dal punto di vista esistenziale, per sé come per il suo personaggio come per il suo cinema, senza presupposti culturali (e viene in mente il suo apparire laconico di fronte alle grandi citazioni che André Delvaux gli propone, nella lunghissima intervista raccontata in Fellini del 1960). La vita è già di per sé fonte di cultura, e se la si vive e si cerca di trasmetterne i paradigmi (almeno della propria vita privata) in maniera sincera, a quel punto si può davvero dire di aver fatto Arte. L'unico modo, per Fellini, di sfogarsi e dare spazio ai propri desideri: 8 1/2 è universale, ma è anche - come non mai - un film che lui fece per se stesso.

 

 

Mario Sesti, per L'ultima sequenza, sceglie di raccontare tutto tramite le foto di Bachmann, spesso mettendole in movimento, spesso sottoponendole alle colonne sonore di Nino Rota, il tutto intervallato da curiosissime interviste a certi tecnici dei suoni o dei costumi, fino alle tre grandi protagoniste femminili, da Ainouk Aimée a Claudia Cardinale fino a Sandra Milo, tutte interrogate sull'enigmatica scelta, da parte di Fellini, di scartare la mitica sequenza del treno. Non meno interessanti gli interventi di Tullio Kezich e di Tatti Sanguineti, che pure ha realizzato un interessantissimo lavoro di montaggio nel suo La tivù di Fellini, alle prese con sequenze che Fellini girò, che rimasero stavolta intatte, e che mettevano in scena le pubblicità finte che il regista riminese aveva in programma di inserire sarcasticamente fra una scena e l'altra del suo incredibile capolavoro Ginger & Fred.

 

Ancora oggi si pone bruciante il problema filologico riguardo il cinema di Fellini: straordinariamente attuale, incredibilmente coinvolgente. In fondo è come indagare sul senso della vita.

 

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