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I Am Dina

Regia di Ole Bornedal vedi scheda film

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alan smithee

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La recensione su I Am Dina

di alan smithee
6 stelle

Ole Bornedal e' il talentuoso regista danese che nel '94 stupi' il mondo (o almeno il giovane me stesso) con l'esordio esplosivo de "Il guardiano di notte", un avvincente thriller da obitorio che gli americani vollero dopo poco replicare con un bel cast anglo/americano (Ewan Mcgregor, Nick Nolte, Patricia Arquette, Josh Brolin) ingaggiando lo stesso regista e con un budget decuplicato; il risultato non fu all'altezza della freschezza del primo e ancor oggi questa seconda sfortunata avventura viene spesso utilizzata come esempio eclatante per dimostrare come la Hollywood dei grandi numeri e del budget stellare finisce per uccidere talvolta, se non spesso, la spontaneita' ed il sentimento.
Cinque anni dopo Bordenal viene ingaggiato per una coproduzione che raggruppa ben cinque paesi nord europei (tra cui la sua Danimarca) e che racconta, con una cast ed una produzione sontuosi, le vicende drammatiche di Dina, una donna nordica di fine Ottocento, forte e segnata dalla uccisione involontaria della madre quando da bambina provoco' incidentalmente il rovesciamento di una gigantesca otre di soda caustica utilizzata dalle donne per lavare i panni.
Il senso di colpa segnera' per sempre la vita della giovane, che crescera' ribelle, amante della musica, selvaggia e vendicativa, giustiziera e attaccata alla morte piu' ancora che alla vita.
Una splendida e appassionante Maria Bonnevie disegna una Dina tutta furori animaleschi e sentimenti schietti e devastanti che la vedono contesa tra diversi uomini, ma mai succube di loro ne' del rigido padre che non puo' fare a meno che far pesare alla giovane quel terribile incidente d'infanzia che lo rese prematuramente vedovo.
Film di forti emozioni ben rappresentate, melodramma di costume che avvince e sa delinearci un'eroina imperfetta (eccezion fatta per l'aspetto esteriore) che finisce inesorabilmente con l'uccidere chi ama veramente; una donna a suo modo inquietante, diffidente e sinistra, ma anche irrestibilmente attraente che decide per prima chi vuole amare e che sa usare queste le sue doti seduttive per sopravvivere e misurarsi con uno strapotere maschile fatto di soprusi e prevaricazioni.
La vitalita' e la sensualita' degli istinti quasi animaleschi della prorompente protagonista sono il pezzo forte e il segno distintivo dell'opera, che le impedisce di risolversi in una mera rappresentazione di costume da prima serata televisiva.

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