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Identikit

Regia di Giuseppe Patroni Griffi vedi scheda film

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La recensione su Identikit

di alan smithee
4 stelle

IL CINEMA AI TEMPI DELLA QUARANTENA

Sola, ma determinata e dotata di un piglio in grado di farla apparire sicura di sé, una bella donna di origini tedesche parte per un viaggio in Italia, dichiarando a coloro che intrecciano la sua strada, di stare raggiungendo il proprio fidanzato per poi partire assieme per una vacanza.

In realtà la donna, una quarantenne ancora molto bella e appariscente, propensa ad indossare vestiti molto appariscenti, soffre di un esaurimento nervoso che l'ha isolata da amici e conoscenti, facendola ritrovare sola, in balia della propria follia distruttiva, alla ricerca di qualche fugace storia di passione che costituisca il preambolo di una fine annunciata.

Elizabeth Taylor è Lisa, una "bisbetica tutt'altro che domata" alle prese con un viaggio sacrificale che la vedrà in balia di personaggi bizzarri non meno inquietanti ed esauriti del suo. Tra questi, in una fugace apparizione, pure Andy Warhol, nel ruolo di un nobile inglese di passaggio ad un terminal aeroportuale.

Tratto dal romanzo omonimo di Muriel Spark, Identikit è un dramma bizzarro sull'incomunicabilità che porta alla alienazione e alla voglia di farla finita, inducendo la protagonista ad anelare la fine, più che ad essere realmente vittima di un agguato suicida.

Giuseppe Patroni Griffi ci mette un certo grado di ambizione, non fosse per la straordinaria attrice che riesce a coinvolgere in questo bizzarro ed enigmatico progetto, ma non è certo all'altezza di condurre a termine un progetto che ha l'ardire di guardare - seppur con esiti distanti anni luce - ad un cinema alla Antonioni, senza averne le basi per poter reggerne la già flebile base narrativa.

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Personaggi senza un perché che sguazzano, anzi annaspano, al centro di una vicenda congegnata un pò troppo arditamente con un incipit tradizionale, che lascia spazio ad un epilogo prematuro utile a fungere da moto propulsore per un epilogo della vicenda di fatto ampiamente annunciato.

In mezzo a tutto cio, le isterie da diva di una Taylor color arcobaleno e col capello ribelle e completamente fuori controllo, impegnata a districarsi tra maniaci sessuali, uomini mediamente allupati a suo puro piacimento, attentati bombaroli senza costrutto, e i primi centri commerciali che presero avvio proprio in quegli anni di Marcovaldo e del nascente boom consumistico. 

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