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Identikit

Regia di Giuseppe Patroni Griffi vedi scheda film

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Ted_Bundy1979

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La recensione su Identikit

di Ted_Bundy1979
6 stelle

Notevole film sulla solitudine, la nevrosi, l'alienazione che esse comporta e provoca se poi sopportata per troppi anni, diretto da un Patroni Griffi che cerca(va) qui di fare qualcosa di quasi completamente diverso da ciò che aveva fatto prima. Riuscendovi su ottimi livelli generali grazie pure a collaboratori di prim'ordine come Franco"Kim" Arcalli al montaggio, fotografia di Vittorio Storaro, scenografia di Mario Ceroli, musica di Franco ManninoRaffaele La Capria alla co-sceneggiatura assieme a Muriel Stark del bel romanzo,  addirittura Andy Warhol e Luigi Squarzina in apparizioni attoriali.

Tratto da un fatto di cronaca nera all'epoca molto noto nella Roma di inizio anni settanta(l'omicidio di Marlene Puntschuh, trentenne turista tedesca, una notte di giugno del 1969, a Villa Borghese), è uno studio ambientale e stilistico(non c'è una sequenza, dalla Germania a Roma, che non sia ricercata e di effetto in ogni comparto, basti solo il lavoro di Storaro sui riflessi dei pini nelle finestre dell'albergo romano, la scenografia della stanza di piastrelle finestrate e luminose della stanza degli interrogatori della polizia, di Ceroli) senza grandi sbavature e cedimenti stilistici, di una donna di mezza età turista in cerca di emozioni sessuali-sentimentali o forse non si sa nemmeno bene cosa, ma probabilmente improntato ad una (in)consapevole ricerca autodistruttiva.

La incarna in uno dei suoi ultimissimi ruoli tagliati a pennello per lei, una magnetica quantomai Elizabeth Taylor, appena appannata, e vestita con degli abiti sgargianti da Gabriella Pescucci per il suo viaggio di vacanze in Italia, verso il sud, dalla stupenda Amburgo dell'inizio film, che è davvero molto brava nel ruolo di nevrotica, enigmatica, imprevedibile e insondabile nei suoi eccessi di insofferenza e irrequietudine, probabile schizofrenia.

Il finale fotografato da luci di fari nella notte di Villa Borghese, lo apparenta per suggestioni visive nei giochi di ombre e controluce dei quali Storaro è sempre stato grande maestro, a certi thriller italiani dell'epoca; ed è preceduto da una sequenza al tramonto nella tenuta dei Borghese della Taylor e del suo corteggiatore fin dal viaggio in aereo Ian Bannen, che grazie al lavoro superbo di Storaro e degli operatori Giuseppe Alberti, Mauro Marchetti e Umberto Umetelli, è di altissimo livello come del resto tutto ciò che lo ha preceduto. 

Al punto da potere entrare in una ideale antologia dei film più memorabili come ritratti dell'Urbe, tra la moltitudine girati negli anni '70.

Anche il finale masochistico e in cerca del suicidio "per procura", tra i soffi di due follie che si sono casualmente incontrate e reincontrate in una città grande come Roma, questo sì un pò improbabile, non è però molto lontano da alcuni particolari della cronaca dell'epoca, di come si svolse il vero fatto.

Di "sculto" incredibile i pestaggi da Paese sudamericano dei questurini tra cui Maurizio Bonuglia, ai sospettati onde farli confessare(pensare oggi una cosa del genere in un film del cinema italiano, tra carabinieri in odore di santità, e poliziotti eroi alla ricerca del sacrificio), e Guido Mannari meccanico dalla tuta da lavoro bianca, che si spoglia sotto nudo nella FIAT 132, e cerca abbrancicando con vigore da ogni parte la Taylor, di ingropparsela praticamente tramite violenza carnale, e stante la strenua difesa e rifiuto di lei, addirittura pensa bene di costringerla a pupparglielo. Momenti tra alto e basso, crasi e incontro di nomi apparentemente impossibili da ritrovarsi assieme, possibili solo nel cinema italiano d'autore e di genere al contempo, degli anni d'oro.

Come solo un romano può cogliere appieno il "notista" Patroni Griffi, che bene come molti "romani d'adozione", coglie al meglio Roma e i romani meglio magari di quelli per nascita. Vedere la commessa de La Rinascente/Standa di p.zza Colonna, che si rivolge alla donna dei bagni raccontando di come la sera prima il marito l'abbia menata, ma dopo anche contenta, perchè poi per riparare gli ha provocato "un'infiammazione alla vescica". Cose che un romano agiato sa bene, e appunto tipiche da donne del proletariato urbano nelle borgate, che venivano "a servizio" o a svolgere i più vari lavori subordinati nel centro di Roma, e nei quartieri nord alto borghesi.

Grandissimo lavoro di doppiaggio della Taylor con tanti di accento germanico, della versatilissima Lydia Simoneschi.

Giovanni Cianfriglia uno dei poliziotti motociclisti di scorta al principe arabo saudita(la sceneggiatura prende spunto dal vero colpo di stato interno familiare, avvenuto nel Golfo Persico pochi mesi prima), nella sequenza dell'attentato esplosivo sul Lungotevere in Augusta, dinnanzi all'Ara Pacis

 

Ted_Bundy1979

 

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