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Amarsi male

Regia di Fernando Di Leo vedi scheda film

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La recensione su Amarsi male

di bellahenry
6 stelle

Amarsi male, o come voleva chiamarlo il maestro Di Leo in origine “Brucia amore brucia”, titolo che gli piacque evidentemente per usarlo nel film praticamente contemporaneo “Brucia ragazzo brucia”. E non solo il titolo accomuna i due film.

In questo film il protagonista assoluta è il ragazzo attivista convinto, universitario incerto ma fondamentalmente un cazzaro perditempo che non ha voglia di impegnarsi in nulla. Ma il lato che interessa di più a Di Leo è la sua situazione sentimentale, il suo iniziale disinteresse per le donne, le tratta come oggetti per sollazzarsi che piano a piano scopre dei sentimenti per una donna più grande, ma che a differenza della sua fidanzata ufficiale non ha il becco di un quattrino. Un gran casino. Insomma i sentimenti non ci sono ma arrivano, i soldi non contano ma poi sono tutto, i rapporti incerti diventano di cemento, il tutto condito da discorsi politicheggianti che oggettivamente potevano, anzi dovevano, essere scritti meglio. Tanta carne al fuoco ma senza troppo entusiasmo. e qui torniamo a Brucia ragazzo brucia, film simile per volontà del regista e per scenario ma molto diverso come regia e soprattutto sceneggiatura. Infatti l’idea più semplice aiuta Di Leo a scrivere dialoghi migliori e a tenere la concentrazione sul rapporto ragazzo/donna che è al centro del film che sicuramente è di una qualità maggiore rispetto ad “amarsi male”.

Ho trovato di pessimo gusto il personaggio di Dalla soprattutto nella prima parte, è il clown che fa intermezzi comici pessimi rendendo tutto vuoto e noioso, mentre nella seconda parte diventa fondamentale ai fini della trama.

Non il migliore Di Leo che nel voler parlare di gioventù si distrae si perde nelle relazione torbe scritte da lui stesso.

Piccola nota per i fan accaniti del regista come me: nel night nella scena finale l’orchestra di fiati suona il motivo che sarà la bellissima sigla, scritta da Di Leo stesso e cantata in quell’occasione da Gloria Guida, di AVERE VENT’ANNI.

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