Espandi menu
cerca
Personal Velocity - Il momento giusto

Regia di Rebecca Miller vedi scheda film

Recensioni

L'autore

Rosencrantz

Rosencrantz

Iscritto dal 4 giugno 2002 Vai al suo profilo
  • Seguaci 1
  • Post -
  • Recensioni 121
  • Playlist -
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi

La recensione su Personal Velocity - Il momento giusto

di Rosencrantz
6 stelle

Rebecca Miller è al suo secondo film, girato a molta distanza dal precedente, e porta un cognome decisamente scomodo, scomodo a tal punto da aver dedicato il film alla madre.
La regista non è dunque una totale esordiente, e ha realizzato una pellicola tratta da un proprio libro di cui ha anche curato la sceneggiatura, come a dire che questo film è interamente una sua creatura, un progetto che, almeno in teoria, corrisponde in toto alla sua volontà creativa.
Tutto questo per dire che, quindi, non ci sono scusanti per il risultato finale.
Tre storie di donne, tre vicende che non si incrociano se non per un blando riferimento all'incidente del terzo episodio nei due precedenti, tre donne "al bivio" che prendono coscienza di sé (pur con risultati diversi) attraverso una svolta della propria vita: tutto che sa di già visto, già sentito, già letto, con personaggi di contorno stereotipati e funzionali come nel più classico dei film da dibattito televisivo. Il problema del film in realtà non è nemmeno la trama poco originale (a trovarne, di idee davvero nuove nel cinema), quanto lo scarso mordente che la regista ha saputo imprimergli: le tre vicende vengono narrate con distacco, attraverso una (tremenda) voce narrante, precludendo qualsiasi interazione con i personaggi che, di fatto, rende del tutto inutile e gelido il film. La Miller non sa decisamente usare la macchina da presa, indecisa fra uno stile pseudo-DOGMA, intellettualismi posticci (l'uso retrò del fermo-immagine) ed una più lineare narrazione classica, dando l'idea di aver voluto creare un'opera dal sapore europeo (che ricorda un po' Kieslowski), precotta per piacere nei festival indipendenti USA (e infatti ha vinto al Sundance).
Un pellicola irrisolta, vacua, che si regge unicamente sulla bravura delle sue (ottime) interpreti, elemento classico dei film al femminile che risultano ormai stucchevoli nel loro voler essere programmaticamente intensi e sopra le righe. Dei tre episodi si salva solo l'ultimo, davvero bello pur con le cadute di tono dei precedenti, sostenuto magistralmente da un'attrice purtroppo poco sfruttata dal cinema (Fairuza Balk) e che è l'unico a donare un sincero moto emotivo.

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati