Regia di Rebecca Miller vedi scheda film
Affascinante, misteriosa e vera la teoria della “Velocità Personale” ( o del “momento giusto”) che regolerebbe la vita di ogni essere umano e che la regista e scrittrice Rebecca Miller ha indagato nei suoi più complessi ed intricati meccanismi nel bel film, premiato al Sundance Film festival, Personal Velocity. E’ una sorta di cocktail di scelte personali e destino… una combinazione di decisioni dettate dalla propria volontà ed altri elementi come, ad esempio, la storia, la famiglia o anche un elemento mitico, magico, quella specie di mano invisibile che ci muove nel corso della nostra vita. E’ quel personalissimo ritmo che scandisce, a velocità alterna, i destini in fieri di una umanità in viaggio. Come le vite delle tre donne raccontate con passione, gusto letterario (il film è un adattamento di alcuni racconti della stessa regista) ed amara verità in Personal Velocity: Delia (Kyra Sedgwick), una vita grama, lascia il marito che la picchia e parte insieme ai suoi figli per un viaggio alla riscoperta del potere che ha perduto; Greta (Parker Posey), giornalista, lotta per dare un freno alla sua smodata ambizione che però non include un marito gentile ma totalmente banale e poco interessante. Ed infine Paula (Fairuza Balk), una giovane donna inquieta che parte per un viaggio in compagnia di un giovane autostoppista dopo un incontro fortuito e fatale per le vie di New York. Rebecca Miller (grazie all’uso della tecnologia digitale) pedina le sue donne in questa disperata ricerca che possa dare una svolta alle loro vite così seguendo gli sviluppi di tre storie (versione “brutta, sporca e cattiva” del patinato ed austero The Hours) che nella verità di gesti e parole di tre interpreti straordinarie “maschere” del sofferto, dignitoso e vitale universo femminile, nella regia essenziale e sconnessa di raccordi di sequenze e tempi cinematografici in perenne scorrimento e nella sua azzeccata (caso raro!) voce fuori campo, contraltare letterario di parole scritte pesanti come macigni, ci raccontano del male di vivere quotidiano e della palpabile e prepotente speranza che inevitabilmente accompagna le sorti di un’umanità con testardo desiderio di non arrendersi mai e sana voglia di continuare a lottare.
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