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Il migliore dei mondi

Regia di Maccio Capatonda, Danilo Carlani, Alessio Dogana vedi scheda film

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La recensione su Il migliore dei mondi

di alan smithee
5 stelle

locandina

Il migliore dei mondi (2023): locandina

PRIME VIDEO

Ai giorni nostri, frenetici e digitali, un tecnico informatico un po' complessato e perennemente sul chi va là conosciuto come Ennio Storto, vive e lavora perennemente integrato nella tecnologia che lo motiva professionalmente, e nella vita pratica di ogni giorno.

Il resto della sua esistenza privata appare monotona, ripetitiva, scandita da abitudine e gesti o azioni quasi automatici, oltre che indicativi di una stanca ritualità che esclude o allontana ogni vero stimolo od emozione.

Il sesso Ennio lo vive, o meglio ne usufruisce, grazie al materiale pornografico che la rete gli offre in abbondanza.

L'unico rapporto non artificiale che quel piccolo uomo coltiva è quello con il fratello Alfredo, persona peculiare, nonché piccolo spacciatore con singolari difficoltà a gestire dialoghi gestuali, e che lo aiuta nella gestione di un negozio di elettronica.

 

Maccio Capatonda

Il migliore dei mondi (2023): Maccio Capatonda

Maccio Capatonda, Pietro Sermonti

Il migliore dei mondi (2023): Maccio Capatonda, Pietro Sermonti

Quando Ennio entra in contatto con Viola, una ragazza che fa parte di una comunità che si batte contro la tecnologia fine a se stessa, ma ha bisogno che l'uomo le aggiusti un vecchio modem scassato, ecco che quest' ultimo si ritrova catapultato in un universo parallelo, ove il 2023 si presenta parificato ad uno dei primi anni '90.

Un mondo in cui la rete è rimasta confinata ai rudimenti di quegli anni per affrontare e debellare la minaccia del millennium bag di inizi duemila.

Finito in una sorta di viaggio nel passato come in Ritorno al futuro, quell'ometto insicuro ed infingardo imparerà, non senza molte difficoltà, cosa vuol dire tornare ad apprezzare la manualità e la possibilità di gestire situazioni e avvenimenti senza l'ausilio di un cellulare.

 

Maccio Capatonda, Martina Gatti

Il migliore dei mondi (2023): Maccio Capatonda, Martina Gatti

Martina Gatti

Il migliore dei mondi (2023): Martina Gatti

La comicità nervosa, quasi isterica, provocatoria, anche forse se più blanda rispetto alle precedenti opere da regista e protagonista di Maccio Capatonda, torna a fare centro, in un piccolo film curioso e, almeno a tratti, genuinamente irritante, in grado di far riflettere segnatamente lo spettatore sul livello di dipendenza e condizionamento che la telefonia e le conquiste ottenute nel comparto informatico hanno comportato alle nostre esistenze già nei piccoli, apparentemente banali gesti quotidiani.

Girare in macchina azzeccando sempre la strada grazie ad un'app telefonica, parcheggiare la medesima senza nemmeno voltarsi grazie all' utilizzo di telecamere posteriori e, a volte, pure anteriori; comunicare con il mondo in modo virtuale, finendo per accontentarsi di una firma di sesso consolatorio come quello via sito pornografico.

E molto ancora, tracciando il singolare film un profilo di un mondo da incubo che inizialmente, una volta perduto a favore della bizzarra dimensione alternativa totalmente "vintage", pare provocare una disperazione contagiosa.

Lasciando lo spazio, poco per volta, ad un sentimento decisamente differente, in cui l'animo del singolo comincia nuovamente ad apprezzare i ritmi di vita meno sostenuti e meno dipendenti da oggetti terzi estranei alla singolare capacità di percezione di cui ogni individuo per natura è dotato, magari senza saperlo così nei dettagli.

Il film di Maccio Capatonda non possiede qualità di direzione in qualche modo evidenti, e pure il personaggio da protagonista che il comico si ritaglia, perfetto per la circostanza, possiede l'originalità e la fierezza di non voler mai cercare nel pubblico nessun tipo di condiscendenza.

Per questo tipo di sentimenti ci pensa uno spassosissimo Pietro Sermonti nel ruolo del fratello che, tra le tante bizzarrie comportamentali che lo descrivono, possiede anche quella di gesticolare in modo inusitato e soprattutto spropositato, generando situazioni quasi sempre divertenti o addirittura esilaranti.

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