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Bassifondi

Regia di Francesco Pividori vedi scheda film

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La recensione su Bassifondi

di barabbovich
2 stelle

I fratelli D'Innocenzo sono una garanzia. Veri re Mida al contrario, con qualsiasi soggetto cinematografico vengano in contatto sono capaci di trasformarlo in "pezzi informi di materia organica anfibia comunemente detta merda" (cit.). Dopo America latina, La ragazza ha volato ed Educazione fisica, è quanto accade anche con Bassifondi, opera prima di Trash Secco (al secolo Francesco Pividori, la cui scelta del nome d'arte già la dice lunghissima sul personaggio), cofirmata dai due fratelli romani, che racconta il quotidiano di Romeo (Gabriele Silli, scultore prestato al "cinema") e Callisto (Romano Talevi, regista teatrale), senzatetto accampati sotto il ponte dell'Isola Tiberina. Taciturno, alto e dinoccolato il primo, tachilalico, survoltato e basso il secondo, i due amici passano le giornate in giro per Roma a chiedere gli spiccetti su un tappeto di considerazioni esistenziali che variano da "brutto frocio" a "me so' rotto li cojoni" (da cui trapela il lavoro intensissimo a cui si è sottoposto Trash Secco nella redazione del copione). Fino a quando Romeo si ammala e Callisto - sconvolto dall'idea di poter rimanere solo - va in tilt.
Quando si parla di clochard, il pericolo della retorica è sempre dietro l'angolo. Ne sono prova - a titolo di esempio - film come Civico 0 o Gli invisibili. Sul tema, da un bifolco semianalfabeta come Trash Secco (se l'affermazione vi sembra troppo forte, andatevi a sentire le interviste su YouTube e vi farete un'idea più precisa) non è che ci si aspettasse un capolavoro come Il monello né un gioiellino come l'insuperata opera indie L'imperatore di Roma. Ma qui viene oltrepassata ogni misura: tutto sembra essere lasciato alla volenterosa improvvisazione di Talevi, ma in un contesto che non si avvale di alcun approfondimento sociologico e incede per luoghi comuni e trovate a effetto, per poi chiudersi con un finale surreale che va molto oltre il ridicolo.

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