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Il padrone sono me!

Regia di Franco Brusati vedi scheda film

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La recensione su Il padrone sono me!

di alan smithee
7 stelle

Nell'Italia di inizi '900, quando le tensioni tra proprietari terrieri e contadini cominciavano a colorire i primi confronti tra due ceti sociali opposti sotto tutti i punti di vista, le vite di Robertino, rampollo della famiglia di proprietari dei terreni, e di Giovannino (detto Zvanì), figlio dei contadini lavoratori del fondo da generazioni e coetaneo del primo, si confrontano e si contendono i favori della bellissima cugina del ricco rampollo, di poco più grande dei due. E' una bella ragazzina di origini americane, che da quell'anno sceglie di trascorrere le vacanze estive nella dimora dei suoi parenti, diventando amica inseparabile dei due, nonché attirando le attenzioni di Robertino, che non le nasconde l'attrazione provata nei confronti della ragazza man mano che il tempo passa.

Lo scoppio della Prima Guerra richiama al fronte Robertino, che riesce a dichiararsi a Dolly, ma rimane ucciso sul campo. Dolly si sposa con un americano, e compra una villa nelle vicinanze di quella dei suoi parenti per trascorrervi le vacanze estive come ai bei tempi.

Intanto il capostipite della famiglia di proprietari terrieri muore di problemi cardiaci, e la villa finisce in rovina, al punto che la padrona è costretta a venderla agli stessi contadini genitori di Zvanì che, caparbiamente, negli anni, hanno risparmiato lavorando ininterrottamente.

A quel punto il padre del ragazzo, ovvero l'irascibile Mingon (ben reso dal bravo Paolo Stoppa), si trasformerà da servo in padrone, inimicandosi i suoi nuovi sottoposto non meno di quanto fece il precedente proprietario con lui stesso.

Liberamente tratto dal romanzo omonimo di Alfredo Panzini, Il padrone sono me costituisce in notevole debutto in regia di Franco Brusati, che per l'occasione ne cura personalmente anche l'adattamento di scrittura.

Già da questa sua ottima prova d'esordio, che ben racconta con verve e un certo spirito narrativo non esente da toni sarcastici od ironici, una vera e propria saga familiare in un contesto storico delicato sia dal punto di vista degli scontri bellici, che dal punto di vista prettamente sociale, l'attenzione del regista si sofferma molto sullo scontro tra classi sociali, che l'autore esercita mettendo a confronto caratteri e modi di vita di persone animate da problematiche completamente antitetiche, ma in grado di condurre entrambi verso tribolazioni emotive che ne segnano in modo determinante i destini, capovolgendo, come avviene in questo caso, anche i relativi ruoli e posizioni sociali.

Nel finale amaro ed arrendevole verso la inevitabile consapevolezza della fugacità delle motivazioni per cui si tribola tutta una vita, ben giunge a proposito il saggio e poetico commento con cui si accomiata l'io narrante a cui presta la bella voce il celebre doppiatore Pino Locchi:

"Sono i padroni di domani: cresceranno ed avranno figli, a loro volta illusi di possedere qualcosa sulla terra. Non possiedono nulla: di tante lotte, passioni, irragionevoli amori, non resterà che un gran silenzio, rotto soltanto dal respiro pacato del mare"

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