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La fiera delle illusioni

Regia di Guillermo Del Toro vedi scheda film

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La recensione su La fiera delle illusioni

di supadany
6 stelle

Chi si accontenta gode, almeno così si vocifera in giro. Peccato che questa regola, non scritta ma suggerita, venga spesso riproposta per essere subito dopo violata, tradita senza ripensamenti, in quanto la natura umana è bulimica ed equipaggiata con un’inconsulta sicumera, che esorta a porsi ulteriori traguardi da tagliare, a volere sempre di più compiendo il fatidico passo più lungo della gamba. Anche quando abbiamo appena arpionato quanto desiderato, qualcosa per cui avremmo – poco prima -pagato con il sangue, quando la voce della ragione sconsiglierebbe di spingersi oltre e il pericolo di scottarsi, di perdere tutto in un colpo solo ritrovandosi scaraventati dalle stelle alle stalle, è nell’aria, alla portata anche dell’ultimo degli sprovveduti.

Sarà che tendiamo a essere vittime designate delle nostre stesse illusioni, di un germe che dilania il protagonista di questa nuova avventura ad alto tasso cinefilo di Guillermo Del Toro che, a sua volta, non rinuncia a esprimere il suo tributo, pregno di un amore sconfinato, al cinema, giocandosi i crediti recentemente conseguiti in un progetto integro nelle intenzioni e cagionevole nelle risultanti, destinato ad allontanarlo dagli osanna del grande pubblico (in poche parole, il flop al botteghino è strettamente consequenziale al dispositivo allestito).

Errante e in pena, solo e senza metà, Stanton Carlisle (Bradley CooperAmerican sniper, Una notte da leoni) trova riparo presso il luna park, itinerante e di bassa lega, gestito da Clem Hoatley (Willem DafoeVan Gogh, sulla soglia dell’eternità, The lighthouse).

Qui, grazie alle lezioni impartitegli da Zeena (Toni ColletteHereditary, Little Miss Sunshine), apprende l’arte dell’inganno, che gli consente di carpire le informazioni dalle persone per poi manipolarle, e s’innamora di Molly Cahill (Rooney MaraCarol, Effetti collaterali), con cui si rifarà una nuova vita.

Nonostante il successo ottenuto mediante le sue capacità di sondare i suoi interlocutori, di fornire risposte convincenti e persuasive, come se disponesse di una sfera di cristallo, finirà invischiato nel bel mezzo di una situazione scomoda quando s’imbatte in Lilith Ritter (Cate BlanchettBlue Jasmine, Carol), una donna scaltra e senza pelo sullo stomaco.

Affrontando le richieste avanzate da Ezra Grindle (Richard JenkinsL’ospite inatteso, Burn after reading), Stanton metterà a repentaglio tutto quanto conquistato in precedenza.

 

Bradley Cooper

La fiera delle illusioni (2021): Bradley Cooper

 

Trasposizione del romanzo a tinte noir scritto nel 1945 da William Lindsay Gresham, La fiera delle illusioni è il film con cui Guillermo Del Toro torna in campo dopo la sbornia di premi, incassi e lauti dividendi conseguiti con La forma dell’acqua. Un soggetto assolutamente nelle sue corde, contrassegnate da una passione cristallina, in pratica due film al prezzo di uno, per com’è sostanzialmente suddiviso in due atti, il primo abitato da una galleria di freak e dal baraccone dello spettacolo (la gente chiede e paga, il più lesto fornisce e incassa), il secondo da un noir di matrice classica.

Le due fasi sono raccordate da un comune denominatore, rappresentato dall’illusione, dall’arte dell’inganno che prima regala e poi toglie chiedendo come tornaconto aggiuntivo pesanti interessi, nel più tradizionale tracciato regolamentato dall’adagio secondo il quale chi la fa, l’aspetti, delineando l’esistenza come una ruota che gira, che chiude il cerchio fermandosi, con tono beffardo, nella posizione più disagiata del lotto.

Entrando nello specifico, la prima parte ha le maglie larghe e una presa lasca, dispone di un ampio ventaglio di personaggi (generalmente, appena abbozzati) ma rimane, a conti fatti, un’estesa fase preparatoria funzionale a quello che avverrà in seguito, sprovvista di spunti dirimenti, dialettica senza affondare il colpo. Al contempo, la seconda è orientata su un repertorio, quello del noir, maggiormente vivace, comunque accademico, adiacente all’area della deferenza.

Più in generale, La fiera delle illusioni si offre come vettore/strumento per omaggiare la storica magia del cinema, che racconta e (re)inventa storie, discorrendo dell’indole umana, quantunque i tratti psicologici siano elementari, magniloquente nella forma e omologato nella sostanza, con un cast delle grandi occasioni.

In questo segmento, Bradley Cooper si conferma interprete duttile, valido per tutte le stagioni, Rooney Mara pesca nel suo collaudato repertorio espressivo, mentre chi aggiunge classe inconfutabile è (esclusivamente) Cate Blanchett, con la sua presenza sinistra e uno sguardo tanto ipnotico quanto tagliente, una succulenta femme fatale.

 

Bradley Cooper, Cate Blanchett

La fiera delle illusioni (2021): Bradley Cooper, Cate Blanchett

 

Alla resa dei conti, La fiera delle illusioni è una pellicola che non può - in alcun modo - reggere al peso delle enormi aspettative che lo attendevo al varco. Non che a Guillermo Del Toro interessi minimante, in caso contrario non avrebbe composto un film del genere, nel quale gli ingranaggi girano, spesso e volentieri, al rallentatore, configurando una corteccia filologica e fisiologica che, tra conquiste e (auto)condanne, ambizione sfrenata e incapacità di discernimento, calamita e agghinda, semina indizi e impila ingredienti, in una stimabile commistione di influenze e affluenti che non si affida a calcoli millimetrici, che viene svezzata spogliandosi di qualsiasi ansia da prestazione e che rimbocca le coperte allo spettatore senza acciuffare il colpo di scena, con una tutt’altro che irreprensibile proporzione tra ornamenti fittizi ed essenza effettiva.

Nutriente e ossequioso, fedele e compilativo.

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