Marty Supreme, film scritto e diretto da Josh Safdie insieme a Ronald Bronstein, racconta il tentativo di un giovane uomo di affermarsi attraverso una disciplina considerata, all’epoca, secondaria. In sala dal 22 gennaio con I Wonder Pictures, si muove tra le strade di New York e le arene internazionali per seguire la traiettoria di questo desiderio, presentando un contesto fatto di vincoli familiari, tensioni sociali e una forte volontà di riconoscimento.
La storia ci porta nel 1952, quando Marty Mauser vive in un angolo del Lower East Side e lavora nel negozio di scarpe dello zio. La sua vita segue una direzione definita da altri. Ma mentre tutto intorno a lui suggerisce stabilità e conformismo, Marty si concentra su un obiettivo che gli appare chiarissimo: diventare il più grande giocatore di ping pong del mondo.
In anteprima al Torino Film Festival, come titolo sorpresa.

Una traiettoria non prevista
«Marty Mauser, un giovane con un sogno che nessuno rispetta, attraversa l’inferno pur di realizzarlo», si legge nelle note ufficiali del film Marty Supreme.
La trama prende avvio dal conflitto tra il ruolo che la comunità assegna a Marty e l’orizzonte che lui immagina per sé. Il ping pong diventa la sua via d’uscita, il linguaggio con cui intende ridefinirsi. La storia lo porta oltre i confini del suo quartiere, verso città come Londra, Tokyo e Parigi, con l’obiettivo di trasformare una passione personale in una carriera riconosciuta.
Marty, interpretato da Timothée Chalamet, è presentato come «un giovane ambizioso che vuole essere riconosciuto come il miglior giocatore di ping pong al mondo». Il suo atteggiamento è descritto come «un misto di romanticismo e ottimismo incrollabile».
Il personaggio si muove in un costante stato di tensione tra l’urgenza di affermarsi e i limiti imposti dal contesto. La sua convinzione non è solo personale, ma assume tratti quasi protettivi: «L’ego deve evolversi in una sorta di esoscheletro, per proteggersi dal peso dell’indifferenza collettiva» afferma Bronstein nel pressbook.
Figure in orbita
Il mondo di Marty è popolato nel film Marty Supreme da presenze che lo sostengono, lo sfidano o cercano di interpretarlo.
Rachel Mizler (Odessa A’zion) è una delle figure centrali. La relazione tra i due è caratterizzata da complicità e distanza. Rachel è descritta come «una sognatrice intrappolata in circostanze predeterminate», che mantiene una connessione profonda con Marty anche nei momenti di assenza.
Wally (Tyler Okonma), amico e partner nel circuito clandestino del ping pong, è una presenza costante. Secondo Safdie, «volevamo che Tyler portasse nella storia la sua energia come fulmine in bottiglia».
Kay Stone (Gwyneth Paltrow) e Milton Rockwell (Kevin O’Leary) offrono un altro tipo di confronto: appartengono a un mondo più elevato economicamente, ma non meno chiuso. Kay viene definita da Paltrow come «una donna complicata che si è ritirata dalla vita pubblica e anche da se stessa». Rockwell, invece, è un industriale che intreccia con Marty un rapporto ambivalente, a metà tra il supporto e il controllo.

Koto Endo: specchio e frontiera
Durante le competizioni internazionali, Marty incontra Koto Endo, interpretato dal vero atleta giapponese Koto Kawaguchi. Il personaggio è delineato come «un potenziale eroe nazionale», la cui presenza diventa centrale nel percorso del protagonista.
Safdie definisce il rapporto tra i due nel film Marty Supreme come una forma di contrappunto culturale: «Marty rappresenta la fiducia, la spavalderia e l’ambizione dell’America del dopoguerra», mentre Endo incarna «il tentativo giapponese di autodeterminazione e rinnovamento».
Riscatto e margine sociale
Il film Marty Supreme affronta il concetto di sogno come atto di insistenza. Marty si muove contro ogni logica collettiva, spinto da ciò che Safdie definisce «una fede cieca nella possibilità». Il sogno, più che un obiettivo, appare come un gesto di rifiuto dell’invisibilità.
La disciplina sportiva al centro del racconto diventa simbolo di appartenenza e rifiuto. Negli anni ’50, il ping pong si sviluppa in ambienti lontani dai riflettori: «era praticato da chi non si sentiva rappresentato altrove… attratti dalla purezza del gioco, ossessionati, spesso emarginati».
Marty Supreme riflette inevitabilmente su un certo tipo di figura americana: il singolo che cerca di affermarsi in un mondo che gli impone una forma diversa. La ricerca personale diventa così parte di un racconto più ampio sul dopoguerra e sull’identità.

Un percorso più che un traguardo
Il film Marty Supreme esplora una dinamica che si rivolge a chiunque abbia cercato di superare una condizione data.
La parabola di Marty non propone un giudizio morale, ma una domanda implicita: fino a che punto vale la pena insistere su un’idea che nessuno condivide? Come ha dichiarato Safdie, «non solo nessuno crede nel sogno di Marty, è che credere in quel sogno, in sé, appare incredibile».
Nel racconto, l’affermazione personale non segue una traiettoria lineare, e il riconoscimento esterno non è garantito. Ciò che resta è il tentativo, la corsa, il bisogno di definire sé stessi in un mondo che fatica a dare spazio.
Disclaimer
Questo testo è stato redatto sulla base di informazioni e note di regia condivise dalla produzione, supportate dalla visione di interviste e materiali promozionali, ma senza avere visto il film. In alcun modo, quindi, questa presentazione di Marty Supreme può essere intesa come una recensione o una critica cinematografica.
Filmografia
Marty Supreme
Commedia - USA 2025 - durata 149’
Titolo originale: Marty Supreme
Regia: Josh Safdie
Con Timothée Chalamet, Gwyneth Paltrow, Fran Drescher, Odessa A'zion, Sandra Bernhard, Abel Ferrara
Al cinema: Uscita in Italia il 22/01/2026


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